Il sub-regista Torelli: “le scelte della spesa quotidiana possono cambiare il mondo”
Thomas Torelli a soli 14 anni s’iscrive alla scuola statale d’arte, specializzazione fotografia e inizia a lavorare dietro l’obiettivo. Diventa una professione. Oggi il regista, classe 1975 e culla romana, gira il mondo per raccogliere immagini, raccontare storie e intervenire sui grandi temi politici e sociali. Fuori dal sistema industriale, grazie all’autofinanziamento. Per questo ama definirsi “sub-regista Torelli”, al servizio del popolo. Evidente riferimento al sub-comandante Marcos su cui ha girato nel 2006: “L’altro Messico – Il ritorno del Subcomandante Marcos”. Poi sono arrivati “Zero – Inchiesta sull’11 settembre”, e “Sangue e Cemento”, documentario sul terremoto in Abruzzo, tra i finalisti del prestigioso premio Nastri d’Argento. Infine Un Altro Mondo e il recente Food Relovution, un documentato j’ accuse contro l’industria alimentare globale dove fa sentire le voci critiche di Vandana Shiva, Peter Singer e del padre di Slow Food Carlo Petrini.
D) Thomas, nella tua ultima opera Food Revolution descrivi in profondità i meccanismi perversi dell’industria alimentare globale. Come è nata questa esigenza di raccontare il dietro le quinte del cibo?
R) Non è solo un documentario dedicato al cibo, ma soprattutto all’ambiente e all’uomo. Era nata da poco mia figlia e mi sono interrogato sulle cose che rendono più difficile la vita in questo mondo. Ho scoperto il potere negativo dell’allevamento intensivo e ho iniziato a documentarmi e scavare. Dietro la spesa quotidiana si nasconde un universo, la scelta su quello che acquistiamo ogni giorno può cambiare il mondo. Penso al tema dell’olio di palma, la voce dei consumatori ha permesso di incidere sulla realtà del mercato e molte aziende si sono adeguate. Con Food Relovution ho voluto riflettere sugli effetti provocati dagli allevamenti intensivi: danni all’ambiente, all’uomo e agli animali.
D) Per finanziare il documentario hai usato lo strumento del crowdfunding, una scelta con riflessi non solo finanziari.Oltre ad aver ottenuto i fondi si è costruita una vera e propria comunità?
R) Una bellissima esperienza che mi ha confermato, grazie alla tourneè di “Un Altro Mondo” che si può pensare ad opere concepite con la comunità che ti segue. Lo dimostrano le oltre 400 serate indipendenti e autogestite organizzate in giro per l’Italia. In questo modo condivido messaggi poco diffusi e le persone si sentono parte di questa missione. E’ bellissimo che questo film sia stato finanziato da 700 persone, una partecipazione che ci rende liberi. Parafrasando Marcos – sub comandante perché si posiziona sotto il popolo - mi piace definirmi sub registaTorelli. Quello che faccio lo faccio per la gente. Con il crowdfunding ho raccolto 50.000 euro , sono arrivati anche contributi dall’estero. E’ uno strumento che continuerò ad utilizzare per superare l’imbuto della parte produttiva e distributiva.
D) Stai lavorando ad un altro film?
R) Ad ottobre partirà la campagna. Con Food Relovution la rivoluzione è scegliere cioè che mangi, con quest’opera punto ad una rivoluzione interiore: lasciare andare la rabbia e saper perdonare. In altri termini: decidere di essere persone diverse. Deepak Chopra nel libro “Le sette chiavi della felicità” ne individua una eccezionale: smettila di avere ragione. Bellissimo, se la gente smettesse di lottare per avere sempre ragione finirebbero le guerre.
D) Alterni interviste e animazione. Come mai questa scelta?
R) Due ragioni: cercare di portare questi argomenti al di là delle cerchia delle persone già dentro queste tematiche. Sensibilizzare chi non conosce, per questo quindi ammorbidisco non i contenuti, ma le immagini. Non faccio vedere i macelli ma faccio parlare personaggi animati su una tematica drammatica. Seconda ragione: portare il film nelle scuole con un linguaggio che possono apprezzare anche i giovani
D) Nel documentario insisti sugli effetti drastici degli allevamenti intensivi, non solo sull’effetto serra. Peggio dell’industria. Il problema principale è rivoluzionare l’industria agricola?
R) Una delle cose che mi ha mosso è lo squilibrio: la stessa quantità di grano prodotto negli USA per il bestiame basterebbe a sfamare tutte le persone che muoiono di fame. Per mangiare cose che non ci fanno bene stiamo distruggendo il pianeta! E i primi a pagare il conto sono i più poveri…
D) Quali sono i tuoi comportamenti quotidiani a favore dell’ambiente?
R) Da una buona alimentazione all’acquisto della macchina ibrida, poi i pannelli solari di cui sto ancora pagando le rate. Cerco di fare del mio meglio…
D) Sei vegetariano?
R) Voglio fare una battaglia contro le etichette alimentari che creano separazione. E’ pieno sui social di discussioni su cosa è giusto o sbagliato, con una guerra infinita tra chi fa parte di una fazione o di un’altra. Invece di dividersi è necessario lottare per chiudere gli allevamenti intensivi, far riflettere chi va spesso al fast food per farlo andare di meno. Basterebbe questo.
Gian Basilio Nieddu