Ricerca Ipsos: la popolazione mondiale ha scarsa fiducia nella capacità di trattare le acque
Con l’hashtag #WORLDWATERDAY anche quest’anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita nel 1993 dalle Nazioni Unite come momento per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione delle risorse idriche, evidenziare l’importanza dell’acqua e la necessità di preservarla e renderla accessibile a tutti.
Il tema proposto di questo anno è infatti “Waste Water” (le acque di scarico): un’edizione che guarda al problema della gestione delle acque reflue da ridurre, depurare e riutilizzare secondo quanto prescrive l’obiettivo sostenibile 6.3 dell’ONU: “migliorare entro il 2030 la qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l’inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclo e il reimpiego sicuro a livello mondiale”.
Per l’occasione Ipsos ha condotto una ricerca a livello globale per capire quanto i cittadini di 24 paesi siano informati e consci del problema.
A livello globale, la stragrande maggioranza di tutte le acque reflue provenienti dalle nostre case, città, industrie e lavorazioni agricole viene riversata nell’ambiente senza essere in alcun modo trattata o ripulita. E in molti sembrano essere consapevoli del problema. Infatti, solo il 34% del totale dei rispondenti afferma di essere convinto che le acque reflue nel proprio paese non rappresentino un pericolo per la fornitura di acqua pulita.
I paesi che maggiormente confidano nella buona gestione delle acque reflue (con più del 50% della popolazione che si dichiara fiduciosa) sono: Ungheria 67%, Germania 60%, Gran Bretagna 52%, Svezia 51%. Al contrario, i paesi meno fiduciosi sono: Italia 24%, Russia 22%, Turchia 22%, Corea del Sud 21%, Argentina 20%, Messico 19%, Brasile 17%, Colombia 17%.
Guardando al futuro, la metà del totale degli intervistati (48%) si dice preoccupata che l’attuale crescita industriale e demografica possa mettere a rischio nei prossimi 5-10 anni l’approvvigionamento di acqua potabile. I paesi che esprimono più preoccupazione (con più del 50% della popolazione che si dichiara preoccupata) sono, di nuovo, Colombia 69% e Argentina 64% (seguiti da Cile, Perù, Messico, India ecc.)
Analogamente, quelli che esprimono meno preoccupazione (con meno del 30% della popolazione che si dichiara preoccupata) sono ancora Germania 29%, Svezia 29%, Gran Bretagna 29% e Giappone 16%.
“Sempre più, governi e organizzazioni del settore privato stanno mettendo in atto cambiamenti per permettere il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile tracciati dalle Nazioni Unite fin dal 1993. Garantire il corretto trattamento delle acque reflue aiuterà i paesi a raggiungere l’obiettivo sostenibile 6.3 dell’Onu: ovvero migliorare entro il 2030 la qualità dell’acqua”, commenta Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos, che continua: “Questo studio internazionale Ipsos suggerisce che la maggior parte dei cittadini globali è cosciente del problema: infatti la maggioranza dichiara di non avere fiducia nei sistemi di trattamento delle acque reflue e solamente 2 intervistati su 10 si dicono fiduciosi che l’attuale crescita industriale e demografica nel proprio paese non metterà a rischio la fornitura d’acqua potabile nei prossimi 5 – 10 anni. Anche gli italiani sono abbastanza coscienti delle problematiche legate a questo tipo di inquinamento. A tal proposito è interessante notare che nonostante il Bloomberg Global Health Index indichi l’Italia come il paese più sano su 163 analizzati anche grazie alla disponibilità di acqua pulita, gli italiani sono comunque sensibili alla necessità di preservare la quantità e qualità delle risorse idriche. Infatti solamente il 24% dei nostri connazionali è convinto che l’attuale trattamento delle acque di scarico sia gestita in maniera efficace e non costituisca una minaccia alla tutela di quelle pulite”.