Creme solari e protezione dell’ambiente marino. Avène lancia una nuova linea ad “alta sostenibilità”
Protezione della pelle e protezione dell’ambiente marino. Una preoccupazione attualissima in questi giorni d’estate, ma è anche la filosofia che ha ispirato i nuovi prodottiAvène “Skin protect, Ocean respect“, presentati in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, lo scorso 8 giugno, e pronti ora per il debutto.
I solari Eau Thermale Avène – le confezioni arancioni che comprendono creme e spray fino alla protezione 50+ – ma anche shampoo ed altri prodotti del gruppo Laboratoires Pierre Fabre venduti in tutta Europa – avranno d’ora in poi formule rivisitate per facilitare la loro biodegradabilità, prive di siliconi e di filtri idrosolubili, e con imballaggi più leggeri, per un trasporto meno impattante. Saranno inoltre prodotti con un maggiore utilizzo di materie rinnovabili.
“Oggi, quasi il 70% del fatturato dell’azienda poggia sulla commercializzazione di prodotti il cui principio attivo viene dalla natura – spiega a Greenews.info Laurence Vidal Poulou, International Product Manager Sun Care – Lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti, dall’acquisto delle materie prime all’immissione sul mercato e al loro utilizzo, passando dalla loro produzione, siamo particolarmente attenti a realizzare le nostre azioni nel rispetto dei nostri fornitori e cercando di diminuire il nostro impatto sull’ambiente”.
La ricerca di eco-innovazioni sulla linea Eau Thermale Avène è partita nel 2010 per arrivare al concept “Skin Protect Ocean Respect” di oggi. Ma, al di là del marketing, cos’è cambiato concretamente nella composizione e negli ingredienti? “Abbiamo ridotto al massimo il numero dei filtri solari, eliminando i siliconi o non utilizzando filtri idrosolubili che sono più facilmente miscibili in acqua. Abbiamo anche lavorato sul pack – continua Poulou – per esempio togliendo il film di plastica che avvolgeva alcuni prodotti, o ancora a livello del sito produttivo utilizziamo in maggior quantità energia rinnovabile e ci adoperiamo per una diminuzione dei consumi di acqua e di energia”.
Le novità introdotte per il confezionamento vanno invece dalla riduzione della grammatura degli imballaggi dei prodotti, sia per le scatole di carta dei farmaci sia per i tubi di grande formato del marchio René Furterer (qui è stata ridotta del 9%), a quella dei flaconi, con il marchio Avène, che ha ridotto di 5 grammi i flaconi da 200 ml e di 3 grammi i suoi flaconi da 125 ml, eliminando anche il PET opaco della gamma Pédiatril. I marchi Ducray e A-Derma hanno invece alleggerito i tappi dei loro tubi del 35%; il marchio Klorane passa la totalità dei suoi flaconi di shampoo al 50% di RPET, Pierre Fabre Oral Care ha invece ridotto di 17 grammi la base dei propri spazzolini da denti. Sembrano piccole cose, ma modificano l’impatto ambientale delle produzioni e riducono i consumi, con beneficio anche economico per le aziende.
Considerando l’etichetta ingredienti, anche altri marchi noti di creme solari pubblicizzano una formulazione finalmente attenta e studiata per pelli delicate come quelle dei bambini: l’assenza di conservanti, profumo, glutine e il “nickel tested” – contenuto in nickel inferiore alla soglia di reazione allergica di soggetti sensibilizzati – dei solari Bionike, per esempio. O un sistema filtrante brevettato con acqua termale “lenitiva e antiossidante” nel latte per bambini Fp50+ di La Roche-Posay. O ancora l’assenza di parabeni, coloranti e profumonegli spray solari Vichy.
Ma con Eau Thermale Avène la Pierre Fabre sembra davvero aver cambiato paradigma. Non solo per le accortezze su ingredienti e confezionamento, ma per una più ampia strategia di responsabilità sociale, che si traduce in costruzione di progetti a lungo termine in più parti del mondo. E tutto ciò con un prezzo finale, per il consumatore, del tutto in linea con altri marchi di qualità: si vadai 12 ai 23 euro circa, a seconda del canale di vendita (farmacia o parafarmacia o grande distribuzione), delle offerte promozionali e del tipo di prodotto (creme, spray, olii) nonché del fattore di protezione (più è alto più sale il prezzo).
Forti di una tradizione di oltre 50 anni, i laboratori Pierre Fabre (più di 10.000 dipendenti), portano avanti pratiche di miglioramento continuo che li hanno condotti a ottenere il massimo rating – “Esemplare” – nella valutazione AFAQ 26000 effettuata da AFNOR Certification. I punti di forza della CSR (corporate social responsibility) di Pierre Fabre, identificati nel 2012 e confermati nel 2015 dall’ente certificatore sono, tra gli altri, un portafoglio di marchi responsabili, iniziative “eco-concepite”; una correlazione sempre più stretta tra la CSR e le strategie di business; una migliore visione e una più ampia presa in carico delle preoccupazioni e delle sfide fondamentali degli stakeholders.
Pierre Fabre è inoltre impegnata, al momento, in quattro azioni: la riforestazione di 20 ettari di terreno in Madagascar, il progetto “C02 Locale” di riduzione delle emissioni condotto dalla marca A-Derma, la riduzione del 100% di emissione di gas serra legati alla produzione dello shampoo Extra Delicato Ducray grazie al progetto Zanbal e l’installazione di una caldaia a biomassa nello stabilimento dermo-cosmetico di Soual.
“Questo nostro approccio allo sviluppo eco-responsabile è un percorso in divenire, che si rinnova oggi con la partnership con l’associazionePur Project e l’impegno di trapiantare il corallo in alcune zone dell’Indonesia“. Ma l’azienda è impegnata anche in progetti ulteriori, come illaboratorio dell’acqua, nei pressi della Stazione termale di Avène, che controlla permanentemente la purezza e le proprietà dell’Acqua termale Avène e promuove progetti di comunicazione scientifica rivolte al pubblico interessato al termalismo. Altri fronti su cui la Pierre Fabre è impegnata sono infine la conservazione e salvaguardia delle piante, con il sostegno all’Arboretum di Ranopiso in Madagascar e con ilConservatoire Botanique Pierre Fabre a Soual (Tarn), dove sono state condotte anche osservazioni ornitologiche e un’analisi della flora degli insetti e dell’habitat.
Cristina Gentile