Il nuovo rapporto ISPRA sui pesticidi nelle acque: aumenta la contaminazione
L’ISPRA realizza ogni anno il rapporto nazionale sulla presenza di pesticidi nelle acque per fornire, su base regolare, le informazioni sulla qualità della risorsa idrica in relazione ai rischi delle sostanze contenute. Il rapporto è il risultato di una complessa attività che coinvolge le Regioni e le ARPA (Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente), che effettuano le indagini sul territorio e trasmettono i dati all’Istituto, il quale svolge un compito di indirizzo tecnico-scientifico e valutazione delle informazioni.
Il nuovo rapporto presenta i risultati del monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque superficiali e sotterrane svolto negli anni 2013-2014, mentre i risultati nel dettaglio regionale sono esaminati nella seconda parte del rapporto. Oltre ai dati statistici sulla presenza di pesticidi nelle acque, in termini di frequenza di ritrovamento e distribuzione delle concentrazioni, sono valutati i livelli di contaminazione ottenuti per confronto con i limiti di qualità ambientale stabiliti a livello europeo e nazionale.
Il rapporto 2016, in particolare, esamina le situazioni più critiche di contaminazione, dovute alla presenza di specifiche sostanze e analizza l’evoluzione della contaminazione sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003, esplorando inoltre la presenza di miscele di sostanze nei campioni, che danno origine al fenomeno della poliesposizione. Il Rapporto include infine una breve trattazione sull’evoluzione storica dei pesticidi in relazione alla loro modalità di azione e utilizzo e illustra le possibili vie di esposizione dell’uomo ai pesticidi, attraverso l’ambiente.
I dati sono allarmanti: cresce la percentuale di punti contaminati (+20% nelle acque superficiali, +10% in quelle sotterranee) e sono state rinvenute, nei controlli, ben 224 sostanze diverse (erano 175 nel 2012), con il glifosato come prima sostanza tra quelle che superano più spesso i limiti. Si parla, del resto, di circa 130.000 tonnellate di prodotti fitosanitari utilizzate ogni anno in Italia, alle quali si aggiungono i biocidi, impiegati in numerosi settori di attività, di cui non si hanno informazioni sulle quantità e sulla distribuzione geografica delle sorgenti di rilascio.
“La contaminazione da pesticidi è un fenomeno complesso e difficile da prevedere, sia per il grande numero di sostanze impiegate, sia per la molteplicità dei percorsi che possono seguire nell’ambiente – spiega l’Ispra nella nota diffusa – Il rapporto viene costruito sulla base dei dati forniti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, ma la copertura del territorio non è completa né omogenea soprattutto per quanto riguarda le regioni centro-meridionali: non si dispone di informazioni relative a Molise e Calabria e mancano i dati relativi a cinque Regioni per quanto riguarda le acque sotterranee”.
Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Rispetto al passato, è poi aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi (soprattutto perché è aumentato il numero di sostanze cercate e la loro scelta è più mirata agli usi sul territorio). “Le acque superficiali – scrivono i ricercatori Ispra – ospitano pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio controllati (nel 2012 la percentuale era 56,9); nelle acque sotterranee, sono risultati contaminati il 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012). Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della contaminazione, maggior e nelle acque di superficie, ma elevata anche in quelle sotterranee, con pesticidi presenti anche nelle falde profonde naturalmente protette da strati geologici poco permeabili”. Nelle acque sotterranee, 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale. Le sostanze più frequentemente rinvenute sopra il limite sono: bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, atrazina e atrazina-desetil, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6-diclorobenzammide, metolaclor.
Diffusa, secondo i dati Ispra, è la presenza dei neonicotinoidi sia nelle acque superficiali, sia in quelle sotterranee. “I neonicotinoidi - si legge nel rapporto - sono la classe di insetticidi più utilizzata a livello mondiale e largamente impiegata anche in Italia. Uno studio condotto a livello mondiale (Task Force sui Pesticidi Sistemici– 2015) evidenzia come l’uso di queste sostanze sia uno dei principali responsabili della perdita di biodiversità e della moria di api”.
“Più che in passato – conclude la nota – sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, contenenti anche decine di componenti diversi. Ne sono state trovate fino a 48 sostanze in un singolo campione. La tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a “cocktail” di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione. È necessario prendere atto di queste evidenze, confermate a livello mondiale, e del fatto che le metodologie utilizzate in fase di autorizzazione, che valutano le singole sostanze e non tengono conto degli effetti cumulativi, debbono essere analizzate criticamente al fine di migliorare la stima del rischio“.