Viaggiare con Co.Mo.Do. La ricetta per una mobilità dolce
Altro che dismettere e rottamare, c’è da rigenerare il grande capitale di binari e rotaie delle Ferrovie Italiane per ricucire il paese, creare economia e promuovere la mobilità dolce. Un manifesto stilato quasi dieci anni fa che si è tradotto in azioni concrete grazie all’attivismo di Co.Mo.Do. (Confederazione Mobilità Dolce), che raggruppa le più importanti associazioni ambientaliste e di “cultura della mobilità”, nazionali e regionali. Sicuramente dei “Campioni d’Italia” per il gran lavoro di sensibilizzazione svolto, tra cittadini ed istituzioni, per dare nuova vita alle ferrovie “dimenticate”. Una battaglia culturale che ha portato alla creazione di alcune greenways che hanno generato buste paga, capitale sociale e rigenerato dei “non luoghi” (come li definisce l’antropologo Marc Augè).
Un gran lavoro, come ci spiega l’architetto Massimo Bottini, Presidente Nazionale di Co.Mo.Do., incontrato da Greenews.info: “In altre parti nel mondo dopo 10 anni saremmo una start up già finanziata, ma in ogni caso abbiamo fatto grandi passi da quando tutti scommettevano sul record Milano-Roma mentre quei 13 buontemponi di Co.Mo.Do. progettavano il percorso da Milano a Roma in 42 ore!“. L’Italia dell’Alta Velocità, da un lato, e quella del viaggiare dolce, dall’altro, non per puro gusto dell’anacronismo, ma per non perdere l’attenzione e il rispetto del contesto culturale, storico e paesaggistico.
Quel percorso lento e senza l’assillo dell’orologio ha dato vita alla giornata delle “Ferrovie (non) dimenticate”, un appuntamento arrivato al traguardo della IX edizione, che ogni anno è cresciuto per numero di eventi e persone coinvolte “Siamo passati dalla giornata alle giornate; non solo la prima domenica di marzo ma un centinaio di manifestazioni lungo trenta giorni con il mese della mobilità dolce“, che si concluderà il prossimo 6 aprile.
Come il turismo ha “salvato” le canoe tradizionali in Amazzonia (erano state sostituite dai gommoni prima di scoprire la prospettiva economica delle escursioni guidate), allo stesso modo la passione per la scoperta del territorio in treno sta rigenerando vecchi tratti dismessi e abbandonati di ferrovia. Un fenomeno, quello del turismo ferroviario, che sta lievitando anche nel Bel Paese. Basta leggere i dati pubblicati dalla Fondazione FS Italiane per il 2015: 166 treni storici per 45mila viaggiatori, + 60 % rispetto al 2014. Piccoli numeri, ma grandi in prospettiva, a cui si sommano le esperienze regionali come quella del Trenino Verde della Sardegna, che ogni anno registra circa 30.000 presenze.
Una rinascita anche per i piccoli paesi afflitti dallo spopolamento. “Pensiamo all’esperienza del progetto Transiberiana d’Italia con i treni storici sulla ferrovia Sulmona-Carpinone-Isernia, dove in un anno si è fatto lo stesso numero di utenti degli ultimi cinque anni – sottolinea Bottini - Più altri progetti, in tutta Italia, che da esercizi temporanei stanno diventando definitivi, con una ragione economica. Sono viaggi esperienziali da promuovere, è importante studiare l’intermodalità per poter avere la possibilità di caricare una bicicletta, cambiare mezzo di trasporto e incontrare le popolazioni dei luoghi attraversati che possono così offrire le vere tipicità locali”. Una leva, quella di rotaie e binari storici, per innescare un’economia circolare dove è possibile unire il turismo con l’enogastronomia e l’artigianato locale creando così occasioni di sviluppo per le piccole comunità, sempre più marginalizzate dalla globalizzazione.
Questi nuovi percorsi di sviluppo ora intravedono – finalmente – l’attenzione delle istituzioni. “Il progetto all’inizio non fu ben visto da RFI (Gruppo Ferrovie dello Stato): quando ci sedemmo insieme ad un tavolo ci dissero che si sentivano offesi! Poi nel 2013 è nata la Fondazione delle Ferrovie dello Stato che ha l’obiettivo di curare tutto il patrimonio della società. Il direttore della Fondazione, Luigi Cantamessa, sostenne che se c’erano i treni ad alta velocità e i treni merci perché non dovevano esserci i treni turistici? E promise di sperimentare alcune tratte. In Galles, del resto, questi treni sono attivi dai primi anni 50“.
Dal sogno alla realtà e oggi, grazie a Binari Senza Tempo, si contano già diverse tratte: “Ferrovia del Lago” nel Lago d’Iseo; Ferrovia della Val d’Orcia nelle Crete Senesi; “Ferrovia del Parco”: da Sulmona a Castel di Sangro, la seconda ferrovia più alta d’Italia dopo il Brennero; la “Ferrovia dei Templi”: da Agrigento Bassa a Porto Empedocle, tra i Templi della Magna Grecia,Patrimonio Unesco. Dal Nord al Sud dello stivale, percorsi che salvano un pezzo di archeologia industriale italiana e aprono nuove prospettive di sviluppo ecosostenibile per le zone rurali. Merito anche dei dieci anni di Co.Mo.Do., dieci anni dalla parte dei binari.
Gian Basilio Nieddu