CITES 2010: la diplomazia del sushi
La “diplomazia del sushi”, messa in campo dal Giappone alla vigilia del voto sul bando alla commercializzazione del tonno rosso, ha prevalso ieri a Doha, in Qatar, dove è in corso la CITES, la 15°Conferenza delle Parti della Convenzione Internazionale sulle Specie a rischio di estinzione – nota anche come COP 15 (una sigla che non ha portato bene nemmeno a Copenhagen).
Secondo quanto riportato dal quotidiano economico Nikkei, l’ambasciatore nipponico in Qatar avrebbe offerto un sontuoso buffet a base di sushi e sashimi, il pesce crudo ormai di moda in tutto il mondo, invitando unicamente i rappresentanti dei Paesi giudicati da Tokyo come possibili alleati contro la proposta di bando commerciale, a livello internazionale, del tonno detto “pinna blu”, a rischio di estinzione.
Il ricevimento, che è riuscito a catalizzare circa 300 delegati da 50 Paesi, (principalmente da Africa, Asia, America Latina e Medio Oriente) ha visto esclusi Unione Europea, Stati Uniti e Monaco – tutti promotori dello stop internazionale al commercio – ai quali non è nemmeno pervenuto l’invito di partecipazione al ‘sushi party’. Protagonista del banchetto, manco a dirlo, il tonno rosso, che con estrema noncuranza (e cattivo gusto) gli organizzatori hanno offerto in abbondanza ai propri ospiti.
La strategia giapponese ha tuttavia centrato l’obiettivo: nonostante il 2010 sia l’Anno Internazionale della Biodiversità, dei 129 delegati governativi votanti ieri, 72 hanno votato contro la proposta di bando, 43 a favore e 14 si sono astenuti.
Il tonno rosso è attualmente ridotto sull’orlo dell’estinzione a causa di un eccessivo sfruttamento e della pesca illegale, dovuti essenzialmente alla rapida espansione del mercato di sushi e sashimi in Giappone, Europa e Stati Uniti. Gli stock mondiali si sono ridotti di oltre l’ 85% rispetto al livello in cui si è registrato il massimo storico della specie, tanto da convincere importanti gruppi della grande distribuzione europea, come Carrefour e Coop, a sospenderne l’acquisto e promuoverne l’interruzione della pesca, per consentire un progressivo ripopolamento.
Il WWF ha già annunciato che porterà avanti un’azione di sensibilizzazione nei confronti di ristoratori, chef, dettaglianti e consumatori affinché interrompano l’acquisto e il consumo di questa specie a rischio – come ha già fatto, da un anno, il Principato di Monaco, il primo stato al mondo ad essere diventato interamente “bluefin tuna free“.
Andrea Gandiglio