La sindachessa che dà buca al cemento: Isabella Conti, da San Lazzaro di Savena
“I soviet più l’elettricità non fanno il comunismo” cantava Giovanni Lindo Ferretti negli anni 80 – leader del gruppo punk emiliano CCCP – facendo il verso (capovolto) al compagno e segretario Lenin. Ma ci sono voluti altri trent’anni per sfidare sul serio il “Pane e Cemento” dei comunisti-riformisti emiliani che della produttività spinta al massimo – dalle costruzioni alle porcilaie - ne hanno fatto una fede (laica). Le prime crepe nel sistema sono state aperte dagli stessi protagonisti della stagione d’oro dello sviluppo emiliano: l’architetto Pierluigi Cervellati – urbanista di fama ed ex assessore comunale per il PCI a Bologna – e Felicia Bottino – anche lei architetto e per dieci anni assessore all’urbanistica della Regione Emilia-Romagna – che hanno rinnegato quella stagione con parole chiare: “Il settore pubblico in questi anni ha drogato le imprese costruttrici per un senso di comodo, per avere consenso, per ottenere voti“.
Prese di posizione autorevoli, ma a fermare le ruspe ci ha pensato una giovanissima sindachessa del Pd che parla e lotta per la “decementificazione“. Si chiama Isabella Conti, amministra San Lazzaro, cittadina alle porte di Bologna, dove ha fermato e mandato al macero investimenti per decine di milioni di euro da parte delle cooperative e dei costruttori privati nella frazione di Idice. L’eroina anti “colata” (così è stato ribattezzato da popolo e media il progetto scellerato) ha recentemente ricevuto il Premio Sterminata Bellezza di Legambiente con nobili motivazioni: “Per aver cancellato, come promesso durante la campagna elettorale, un progetto di espansione urbanistica in un’area agricola di pregio a San Lazzaro di Savena e aver promosso una nuova cultura sull’importanza della salvaguardia del suolo e della rigenerazione urbana come futuro principale dell’edilizia». Lei sprizza felicità, è stata molto osteggiata anche da pezzi del suo partito, e si dice onoratissima del premio, che per lei “rappresenta,come ogni riconoscimento, non solo e non tanto un motivo di soddisfazione quanto un forte carico di responsabilità, uno sprone a fare ancora meglio”. La battaglia non è certo vinta, continua: “Parlare di rigenerazione urbana e di valore del suolo, da sindaco, è un’impresa faticosa e difficile poichè alle vocazioni e alle buone intenzioni bisogna far seguire tecnica, concretezza e pianificazione pionieristica. Gli ostacoli che si inconrtrano quotidianamente, e non mi riferisco solo alla vicenda di Idice, sono legati da un lato alla difficoltà economica degli interlocutori privati, che messi a un angolo dalla crisi, non riescono spesso a proporre soluzioni innovative ma si ostinano a sostenere metodi e soluzioni vecchi a problemi nuovi“.
La conversione dalle tecniche tradizionali, l’uscire fuori dagli schemi classici è un’impresa ardua in particolare dove si è cresciuti a “Pane e Cemento”. Soprattutto tra i politici “Esiste una certa difficoltà nel far permeare il mondo politico di una nuova consapevolezza della rigenerazione urbana. E infine c’è tutta la difficoltà delle amministrazioni comunali che in molti casi hanno a bilancio delle pianificazioni urbanistiche irrealizzabili o desuete”. Una montagna di piani, progetti, colate di cemento che nonostante la crisi si fa fatica a fermare. Eppur si muove qualcosa: “Siamo in un momento di svolta, questa è l’occasione e questo il tempo di guardare avanti: la regione Emilia Romagna sta redigendo la nuova legge urbanistica che sostituirà la legge 20 del 2000. La città metropolitana di Bologna rivendica la propria facoltà di fare una pianificazione innovativa a saldo zero di consumo di suolo”.
Non sembrano solo intenti visto ma la Conti ricorda che è necesssario “si tenga in considerazione l’assoluta necessità di prevedere da un lato sgravi fiscali per i Comuni che riducono le potenzialità edificatorie nei piani e dall’altra incentivi alle imprese che investono in rigenerazione urbana“. Non solo parole e come dimostra la “colata” di Idice i comuni se vogliono, molto possono fare. La Conti fa degli esempi concreti: “La nostra amministrazione ha deciso di alienare un sito inutilizzato dove risiedeva la stazione ecologica, offrendo la possibilità a chi avesse vinto il bando, di riqualificare e rigenerare l’area. Il risultato è che un edificio dismesso, una grande area inutilizzata sarà bonificata e decementificata e andrà ad ospitare una delle più importanti realtà italiane del biologico: Alce Nero“. Chiara la visione attiva perchè non ci si può limitare al solo blocco dell’avanzata del cemento ma è fondamentale pensare un uso diverso e sostenibile del territorio. In questo esempio della Conti a favore dell’agricoltura biologica. Il classico pragmatismo emiliano che alle idee associa il fare.”Il nostro stile è quello: salvaguardiamo il terreno perchè vogliamo che vi siano coltivati prodotti sani, difendiamo l’ambiente dall’aggressione del cemento e dell’inquinamento perchè vogliamo che le città dove abitiamo siano più vivibili, più a dimensione umana, più circolari nella condivisione del benessere. Stessa finalità persegue il masterplan dell’edilizia scolastica: quello che faremo, grazie a un bando vinto dal Comune che si è aggiudicato un fondo di 2 milioni di euro, è riqualificare un grande plesso di scuole per farlo diventare un campus totalmente verde. Sarà un’eccellenza a livello regionale”.
Un altro fronte aperto che dilania la politica emiliana è il Passante Nord – un pezzo di autostrada che passa in diversi piccoli comuni bolognesi - dove molti sindaci come la Conti si schierano contro l’impostazione dell’opera. “Abbiamo aspettato il progetto preliminare di Autostrade e abbiamo capito che le criticità restavano troppe, per mitigare l’impatto dell’opera servivano altri 200-300 miloni, minimo. Soldi che non c’erano. Quindi il Passante era irrealizzabile e con coraggio si è riusciti a guardare in faccia alla realtà e a dire di no a un progetto che di fatto era stato superato dagli eventi. Ne abbiamo preso atto e abbiamo guardato avanti pensando ai nuovi bisogni della città metropolitana e a una nuova idea di sviluppo. Dopo quindici anni non era facile nè scontato, ma è meglio così, ne sono convinta”. E’ la Conti di battaglia, ma l’attenzione verso l’ambiente deve partire dal privato, dal quotidiano: “Io cerco di fare dei piccoli gesti quotidiani: prendo poco l’auto, i detersivi alla spina per non alimentare il consumo della plastica, faccio un uso attento dell’ernegia domestica. Compro biologico, anche se lo faccio più perchè apprezzo il gusto dei cibi sani che per una scelta etica”. E’ fondamentale prendere decisioni politiche, ma altrettanto dare l’esempio.
Gian Basilio Nieddu