Emergenza smog: il ruolo del verde urbano
Sconti sul trasporto pubblico, potenziamento della mobilità condivisa, abbassamento della temperatura nei condomini e negli uffici pubblici, rallentamento delle auto ecc. Tutto bene, ma nel decalogo recentemente partorito dal Ministero dell’Ambiente, come vademecum per Sindaci e Presidenti di Regione, non c’è traccia di una misura banale, ma di sicura efficacia: l’arricchimento del verde urbano.
L’approccio ai temi “smart city”, in Italia, è spesso un po’troppo tecnologista e tende a dimenticare la componente naturale del vivere urbano, senza la quale le “città intelligenti” sembrerebbero delle megalopoli in stile Blade Runner (non dimentichiamoci che il film è ambientato a Los Angeles nel 2019, quando il Pianeta Terra è ormai diventato invivibile a causa dell’inquinamento e del sovraffollamento e chi può si trasferisce nelle “colonie extramondo”…).
Eppure “una delle risposte più valide è quotidianamente lì, davanti ai nostri occhi, in città – ci spiega Secondino Lamparelli, esperto di verde verticale di Naturart - in quell’albero gigantesco all’incrocio tra due viali, in quelle piante piene di bacche rosse nella rotatoria, nelle essenze fiorite dello spartitraffico del corso principale, nelle piante che si arrampicano sui muri delle case del centro storico fino a quelle che vivono sui tetti o dentro le fessure dei muri di cemento…”. “La natura – prosegue Lamparelli – ci mette a disposizione il suo regno, quel regno vegetale abitato da esseri silenziosi che ci donano frescura quando c’è il caldo torrido, ci regalano bellezza e pace quando osserviamo il paesaggio, ma soprattutto lavorano da spazzini instancabili quando noi rendiamo l’aria irrespirabile!“.
Il “lavoro” del verde urbano è ampiamente documentato da diversi studi internazionali realizzati sul campo. Uno dei più autorevoli, ci spiega Lamparelli, è quello condotto dal team del professor Thomas Pugh, del Karlsruhe Institute of Technology, secondo il quale la vegetazione ai lati delle strade strette tra i palazzi può catturare sino al 30% delle famigerate polveri sottili (PM10).
“Questo dato, come tanti altri simili che ci arrivano da tutto il mondo – conclude Lamparelli – induce a riflettere in modo positivo sulle nuove tecnologie verdi, se così le vogliamo chiamare, che permettono di rinverdire intere aree cementate delle nostre città: penso in particolare alle pareti verdi e ai giardini pensili“. “Un piano nazionale di riforestazione urbana, che contenga queste tecnologie – accanto alle classiche alberate, aiuole spartitraffico, rotatorie, ecc.. – potrebbe aiutare molto la nostra salute rendendo anche più gradevole il paesaggio urbano.”
Andrea Gandiglio