Pesci robot per il monitoraggio ambientale della laguna di Venezia
Uno sciame di 120 pesci robot è in procinto di popolare la laguna di Venezia grazie al progetto scientifico “subCULTron“, promosso dall’Unione Europea, che mira a stabilire nuovi standard nel monitoraggio ambientale sott’acqua.
Gli scienziati coinvolti nello studio, provenienti da Austria, Germania, Croazia, Francia, Belgio e Italia, sono diretti dallo zoologo Thomas Schmickl, ricercatore dell’Artificial Life Lab dell’Università di Graz.
Dal 2016 i canali di Venezia, le saline e gli allevamenti di mitili della Laguna ospiteranno sciami di piccoli sottomarini autonomi che dialogheranno tra loro in libertà per raccogliere dati riguardanti i diversi habitat in cui si troveranno. I dati raccolti – dalla salinità dell’acqua ai mutamenti dei fondali – oltre ad essere studiati dagli scienziati, saranno pubblicati su Google Maps e usufruibili dal pubblico in diretta attraverso pc, tablet e cellulari.
Sono tre le diverse tipologie di robot a cui il team internazionale sta lavorando: “aFish”, “aMussels” e “aPads“. Ad ispirare il design delle diverse tipologie di robot è la natura: gli “aFish”, lunghi all’incirca 30cm, sono ispirati ai pesci veri e propri e come essi sono agili, veloci, in grado di immersioni profonde. Gli “aMussels”, che riprendono le sembianze delle cozze, sono dotati di un guscio protettivo e sono stati progettati per posarsi sui fondali marini, raccogliere i dati e spostarsi utilizzando fonti di energia, come ad esempio, le correnti d’acqua. Gli “aPads” sono simili, nella forma, alle ninfee: galleggiano in superficie e sono in grado di cambiare la direzione delle loro foglie a seconda del movimento del sole, per ottenere energia.
I dati che verranno raccolti includono informazioni come la temperatura dell’acqua, la concentrazione di ossigeno, la salinità, l’alcalinità, la turbolenza e le correnti, la densità e torbidità delle acque. I robot saranno anche in grado di scattare fotografie di fauna e flora per effettuare misurazioni e stime sulla densità degli organismi.
Il progetto finanziato con un budget di 4 milioni di euro si estenderà per un periodo di quattro anni.
L’Austria continua quindi a confermarsi come ambita sede di ricerca in Europa nei settori del futuro (Bioscienze, Ambiente & Energia, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, Mobilità & Traffico), offrendo alle aziende che investono nel settore R&S la possibilità di ricorrere a finanziamenti di agenzie di promozione per la ricerca (come la AWS e la FFG) e incentivi statali. A conferma di questo impegno, di recente il parlamento ha innalzato la soglia dei contributi per la ricerca dal 10% al 12%. Con una quota del 2,9% del rapporto interno lordo dedicato alla Ricerca & Sviluppo l’Austria si attesta ben al di sopra della media UE (2,06%). La dinamica della forza innovativa si manifesta anche nell’obiettivo prefissato per il 2020: un ulteriore incremento della quota di ricerca fino ad arrivare al 3,76% – valore nettamente al di sopra del volume di investimenti in R&S del 3% del PIL, definito dall’Unione Europea nella strategia di crescita Europa 2020.