“Donne, Diritti e Clima”: Italian Climate Network lancia la nuova sezione femminile
Venerdì 25 settembre i leader mondiali, riuniti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, hanno sottoscritto i Sustainable Development Goals, i 17 nuovi impegni da conseguire entro il 2030. Tra gli scopi, eliminare l’estrema povertà, combattere i cambiamenti climatici e eliminare le disuguaglianze di genere. Infatti, il 70% delle persone povere che vivono con meno di 1 dollaro al giorno sono donne: la povertà è uno dei fattori a causa dei quali l’impatto dei cambiamenti climatici sulle donne è considerevolmente maggiore rispetto agli uomini.
Un dato che si ripercuote anche sulle migrazioni indotte dai cambiamenti climatici: tra il 75 e l’80% dei 27 milioni di profughi al mondo sono donne e bambini. E’ proprio per approfondire cause e conseguenze della maggior vulnerabilità del genere femminile rispetto ai cambiamenti climatici che l’Italian Climate Network ha lanciato la nuova sezione “Donne, Diritti e Clima”.
La nuova sezione sarà un’importante opportunità di ampliamento delle aree d’azione dell’Italian Climate Network, anche in vista della prossima Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici (COP21) di Parigi del prossimo dicembre, che dovrà consegnare al mondo un accordo giusto, ambizioso e vincolante al fine di raggiungere gli obiettivi posti dalla scienza per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici.
“Nei paesi in via di sviluppo le donne sono particolarmente vulnerabili alle crisi climatiche, ma allo stesso tempo si sono dimostrate forti agenti di stabilità sociale, crescita economica e risposta alle problematiche ambientali” afferma Chiara Soletti, responsabile della sezione Donne, Diritti e Clima, aggiungendo che “l’empowerment delle donne non è solo un dovere morale ma anche un passo irrinunciabile verso una giustizia sociale e una sostenibilità ambientale sempre maggiori. Cercare soluzioni efficaci al cambiamento climatico senza tenere in considerazione le problematiche di genere sarebbe quindi superficiale”.
Per assicurare che il principio dell’equità di genere venga integrato negli accordi sul clima, la United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) nel 2009 ha creato la Women and Gender Constituency, formata da 15 organizzazioni e network che si occupano di donne e cambiamento climatico, con oltre 100 attivisti e esperti di genere attivi.
A partire da oggi, e soprattutto durante la COP21 di Parigi, Italian Climate Network, seguirà il lavoro della Women and Gender Constituency della UNFCCC sulle 5 tematiche, – finanza, tecnologia trasferibile e sviluppo, capacity building, mitigazione, adattamento e danni di perdita – che sono di primo riferimento nella sua azione e di centrale importanza nel grande mosaico non solo della questione climatica ma anche degli obiettivi di lungo periodo fissati dalle Nazioni Uniti come mostrato dall’obiettivo 5 degli SDGs, focalizzato proprio sull’uguaglianza tra uomini e donne.
Nel percorso verso Parigi, Italian Climate Network coinvolgerà dunque i propri associati e l’opinione pubblica, tramite articoli dedicati su questione femminile e cambiamenti climatici: un aspetto della questione climatica di non immediata percezione, ma di sostanziale rilevanza, secondo l’associazione. “Siamo orgogliosi di questa nuova iniziativa, resa possibile grazie alla proposta di Chiara, che porterà avanti le attività della sezione. – ha dichiarato Veronica Caciagli, presidente dell’Italian Climate Network. - Le donne, per il loro ruolo sociale, svolgono spesso compiti direttamente connessi alla gestione dell’ecosistema e all’alimentazione perciò l’adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici non può prescindere dalla questione di genere se vuole avere successo. Inoltre, l’accesso alle risorse e ai processi decisionali è gravemente pregiudicato dalla discriminazione verso le donne in termini di reddito, potere politico e istituzionale, istruzione e responsabilità familiare. Non è possibile realizzare un’effettiva giustizia climatica senza tenere in considerazione le politiche per la parità di genere”.