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Risorse Smart, la start up siciliana che “piazza” i sottoprodotti agricoli

settembre 16, 2015 Campioni d'Italia

“Convincere gli agricoltori a conferire la paglia alla Laterlite all’inizio non è stato facile, ma dopo il primo pagamento, arrivato puntuale dall’azienda a 30 giorni dalla fattura, il mio telefono non la smetteva più di squillare: tutti offrivano la paglia”. Roberta Selvaggi, agronoma, 26 anni, è la fondatrice, insieme ad altre tre socie (l’architetta Marilù Federico, la giornalista Grazia Sicali e l’agronoma Mariagrazia Signorello), tutte siciliane come lei, di Risorse Smart, start up che si propone di far incontrare la domanda e l’offerta di sottoprodotti agricoli, perché non vadano più a finire in discarica, ma vengano valorizzati.

La collaborazione con lo stabilimento Laterlite in provincia di Enna, che produce argilla espansa per l’edilizia e utilizza la paglia per alimentare gli altiforni, è il primo progetto su cui hanno lavorato Roberta e le sue colleghe ed è un esempio di incontro riuscito. “Alle imprese, che possono essere impianti di digestione anaerobica, aziende agricole che desiderano stimare il potenziale energetico dei propri sottoprodotti, o società che in vario modo possono valorizzare queste matrici, offriamo un supporto logistico, ma anche normativo, perché spesso si ha paura di gestire in modo diverso dal conferimento in discarica queste biomasse. La normativa però è chiara e noi possiamo aiutare le aziende a valorizzare questi scarti nel pieno rispetto delle regole”.

La Laterlite, per esempio, “ha di recente convertito i suoi forni, che prima bruciavano carbone proveniente dalla Russia e ora sono alimentati con paglia di grano duro siciliano. Lo stabilimento ha bisogno di 7.000 tonnellate all’anno di paglia, 2.000 rotoballe a settimana”.

Risorse Smart coordina la logistica e il conferimento della biomassa, secondo un preciso calendario: “L’anno scorso abbiamo coinvolto 56 fornitori, quest’anno 72. Il nostro non è un lavoro semplice: l’impresa ha bisogno di un flusso costante di paglia da giugno a novembre, mentre gli agricoltori si trovano a gestire un prodotto stagionale e hanno necessità agricole e logistiche, condizionate anche dal meteo”. Se si incastra tutto, però, il sistema si rivela conveniente per tutti: all’azienda il combustibile costa molto meno, i fornitori ricevono una remunerazione per la paglia conferita di almeno 55 euro a tonnellata più IVA, che costituisce un’integrazione del reddito, e sui territori si innesca un piccolo indotto per l’imballo e il trasporto della biomassa.

Il caso di un piccolo birrificio di Ragusa è altrettanto esemplificativo: “Lo stabilimento produce ogni due settimane 100 chili di trebbie, lo scarto di lavorazione dell’orzo maltato: per lo smaltimento in discarica sarebbero serviti 700 euro, un prezzo inaccessibile per dei giovani imprenditori. Grazie a Risorse Smart, le trebbie vengono invece conferite gratuitamente a un impianto a biogas, con risparmi consistenti per l’azienda”.

Il team di Risorse Smart ha anche stimato il potenziale energetico dei sottoprodotti agricoli siciliani, che tra sansa e acque di vegetazione, scarti di macellazione, siero del latte, pastazzo degli agrumi, residui colturali, deiezioni animali, colture in rotazione e secondi raccolti e colture dedicate, ammontano a quasi 1,4 milioni di tonnellate. “Assumendo di utilizzarne anche solo il 30%, perché alcune hanno già altri utilizzi, questa quota basterebbe ad alimentare 20 impianti di digestione anaerobica da 500 kW, in grado di fornire energia a più di 3.000 abitazioni”. Ad oggi, gli impianti di questo tipo in Sicilia sono solo tre, a cui se ne aggiunge un altro che produce energia elettrica attraverso la combustione di cippato. “Il problema della Sicilia è la mancanza di domanda”, spiega Roberta Selvaggi, che con le socie punta però ad espandere l’attività anche al resto d’Italia e all’estero, attraverso la realizzazione di una piattaforma on line per l’incontro di domanda e offerta nel settore degli scarti agricoli.

La speranza delle imprenditrici sta nel biometano: “Da poco il GSE ha emesso le linee guida per la sua immissione in rete, e il settore sta attirando gli interessi degli investitori. Ci auguriamo di veder sorgere nuovi impianti per la produzione di biometano anche in Sicilia, con i quali potremmo collaborare per l’approvvigionamento di biomasse”.

In attesa di conoscere l’esito del bando pubblico Smart Start, da cui potrebbero arrivare i finanziamenti per realizzare la piattaforma on line, le imprenditrici siciliane il 3 ottobre saranno ospiti a Expo per spiegare la loro idea. Nel frattempo, il lavoro continua: “Stiamo facendo ricerca sulla possibilità di usare nei digestori anche le pale dei fichi d’India o la sulla. Oggi questi impianti sono alimentati in buona parte con colture dedicate, ma l’ottimale sarebbe integrarle con i sottoprodotti, risparmiando loro la discarica”.

Veronica Ulivieri

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