Un “Conciorto” per ascoltare il suono delle verdure
11 luglio, Santa Maria Maggiore. Le dita di Gian Luigi Carlone, musicista cofondatore della Banda Osiris, si spostano dal peperone alla zucchina, e poi sulla carota, il finocchio, il pomodoro. Al tocco, gli ortaggi emettono suoni, mentre accanto a lui Biagio Bagini, autore di programmi radiofonici e libri per bambini, intona la prima canzone della serata. Nel piccolo paese della Val Vigezzo, Piemonte settentrionale, va in scena la prima data del “Conciorto”, un concerto che “dà voce” all’orto e alle sue verdure, raccontandone le storie intime e segrete, i sentimenti, gli stati d’animo.
Un progetto nato a quattro mani alcuni mesi fa e diventato da poco realtà: “Tutto è cominciato quando ho scoperto Ototo, un sistema open source basato sui sensori Arduino che permette di far suonare qualunque cosa sia in grado di condurre elettricità, come l’acqua. Io sono perito agrario: ho tradito l’agricoltura per la musica, ma coltivo da sempre la passione per orti e giardini. Unendo le due cose si è accesa la lampadina: perché non provare a suonare gli ortaggi, visto che contengono acqua?”, racconta Carlone. L’esperimento funziona e così il saxofonista della Banda Osiris contatta Bagini, anche lui appassionato di orto: in un mese e mezzo scrive i testi dei 13 brani che oggi compongono il Conciorto, e l’omonimo album, al momento in cerca di un’etichetta discografica. Il progetto si basa su un’idea di orto non come luogo di produzione, ma “spazio – scrive Bagini nel libro sul progetto, anch’esso in cerca di una casa editrice – dove tradurre qualcosa di sé in qualcosa di naturale, o di presunto tale”. Un posto “magico – aggiunge Carlone – in cui non si coltivano semplicemente piante, ma anche idee, sentimenti, canzoni, e in ultima analisi se stessi”.
Ogni ortaggio ha ispirato emozioni e storie, in base alla propria capacità evocativa. Le zucchine, per esempio, rimandano alla passione del regista François Truffaut per la coltivazione di diverse varietà e per i fiori di zucca impastellati e fritti: “Fanny Ardant si innamorò così di lui, non sul set come si dice, ma nel suo orto. Le zucchine hanno quel fascino tutto estroverso, si fanno accarezzare senza nascondere nulla di sé. Sono sempre al naturale”, racconta Carlone. La melanzana, invece, nel Conciorto diventa, a causa del colore viola, il simbolo di cattivi sentimenti, in grado però di trasformarsi: “La melanzana è viola/per via di quella rabbia/si sente sola e strana/la melanzana/guardala bene, ancora/le basta una parola/per fare un sugo buono/le basta il tuo perdono”, recita il testo scritto da Bagini. O ancora la verza, che per la sua cresta ondulata, diventa l’ortaggio saccente contro cui si coalizzano le altre verdure: “Certe verze -non lo so-/si permettono di dire cose/ma a vedere bene poi/stan ferme in un’aiuola a bere/e passano la vita/a dire quel che è bene o male/anche se son come noi/e stanno ferme ad aspettare il sole”, dice un’altra canzone.
Un concerto, scrive Bagini nel libro, “di verdure, un live di ortaggi suonati e ascoltati, con parole già disinfestate e sentimenti naturali. Niente roba chimica. Il conciorto è bio, nella mia mente. Lo preparo con tutte le indecisioni, le incisioni, le fatiche e gli entusiasmi del caso”.
Il tentativo, spiega ancora Carlone, “è stato quello di raccontare la vita segreta delle piante, l’esistenza interna dell’orto colta mettendosi in ascolto delle verdure”. Perché prima di inserire i cavetti di Ototo in carote, pomodori, finocchi e melanzane, bisogna fermarsi a sentire. Prima di far suonare gli ortaggi, bisogna tendere l’orecchio e sentire la natura, per ascoltare quello che ha da dire. “Quello che vorremmo passasse al pubblico è un modo di approcciarsi alla natura più creativo e spontaneo, senza legare tutto alla produzione di verdure, ma cercando di uscire da percorsi che appaiono già tracciati. Un po’ come si sta facendo nelle metropoli con gli orti urbani, che diventano un modo per attivare nuove rotte e modi di vivere nelle città”.
Alla prima serata in Val Vigezzo, il pubblico ha reagito con interesse: “Vedere un musicista suonare carote e pomodori come un piano può generare strane reazioni, e invece molti sono venuti a chiederci informazioni alla fine dello spettacolo, soprattutto i più anziani. Adesso vorremmo portare lo spettacolo in parchi e orti botanici”. Il tour del Conciorto ripartirà dopo le vacanze da Viarigi, provincia di Asti (30 agosto), per toccare poi Cremona (5 settembre, museo civico), Oropa, nel biellese (11 settembre, orto botanico), Mantova (11 ottobre) e di nuovo Santa Maria Maggiore, vicino Verbania (18 ottobre).
Veronica Ulivieri