Enrico Rava, il jazzista che cerca il silenzio d’alta quota
Dal 7 al 9 agosto la Valle d’Aosta sarà il palcoscenico di tre giornate di musica contemporanea, elettronica e improvvisativa. Si svolgerà infatti la sesta edizione del festival CHAMOISic presso Chamois, situato a 1.815 metri di altitudine nella Valle d’Aosta. Il piccolo Comune dagli anni Cinquanta ha scelto di essere collegato al resto del mondo da una funivia piuttosto che da una strada. È l’unica città d’Italia in cui le automobili non possono circolare. Per arrivarci ci si deve immergere nella natura percorrendo a piedi o in bicicletta un sentiero dalla vicina La Magdeleine, oppure prendere la funivia in partenza da Buisson. Ospite di questo evento sarà, fra gli altri, Enrico Rava, uno dei jazzisti italiani più conosciuti e apprezzati a livello internazionale. Per questa occasione, si metterà alla guida del Rava New Quartet, formato da giovanissimi talenti e con cui inciderà quest’anno un nuovo album targato ECM. Greenews.info è riuscito a strappargli qualche riflessione su ambiente e inquinamento (acustico).
D) Enrico Rava, che effetto fa andare a suonare ad alta quota al Chamoisic 2015?
R) Domenica 9 agosto sarà la mia prima volta a questo festival, per ora posso solo dire che mi fa molto piacere essere stato invitato all’interno di questa cornice naturale così singolare.
D) Come vive l’ambiente e la natura?
R) Ho un rapporto ottimo, infatti da anni ho scelto di vivere al mare. E siccome rispetto molto la natura, cerco di comportami bene con i piccoli gesti di tutti i giorni.
D) Qual è la fonte di ispirazione per la sua musica?
R) Penso che la musica si ispiri alla musica stessa, null’altro…
D) Ha mai pensato di introdurre i suoni della natura nelle sue composizioni?
R) Sì, è successo a Puerto Rico, quando sono stato a contatto con la foresta tropicale. Avevo pensato di registrare il canto di milioni di uccelli e poi suonarci sopra, ma il progetto alla fine non è mai stato realizzato…
D) Quanto è importante la montagna per lei?
R) Fra mare e montagna sono sempre stato più attratto dal primo, dove sono nato. Solo in questi ultimi anni sto sviluppando un trasporto maggiore nei confronti della montagna.
D) Una sua citazione recita «Le regole sono importanti, ma per trovare una chiave nuova è necessario trasgredirle»: crede che questa riflessione possa valere anche per costruire una coscienza ambientale più diffusa?
R) Con quella riflessione mi riferivo in particolare al mondo dell’arte. Non so fino a che punto possa essere applicata anche al settore green, soprattutto se si intende costruire una coscienza ambientale.
D) In qualità di musicista di fama internazionale, ha partecipato a molti eventi in giro per il mondo. Pensa sia possibile ridurre l’impatto ambientale dell’industria musicale?
R) Non credo che l’impatto ambientale dell’industria musicale sia particolarmente pesante, pertanto, onestamente, non ho mai ritenuto necessario soffermarmi sulle possibili pratiche per ridurlo…
D) Però si parla tanto di inquinamento delle acque o della terra, ma molto poco di quello acustico: di questo cosa pensa?
R) Su questo concordo che si debba intervenire. L’inquinamento acustico è pazzesco e il silenzio sembra qualcosa di introvabile. Il lavoro da fare in questo senso a mio avviso è immenso e spazia in tutti i campi dell’attività umana!
Daniela Falchero