MilanoSiMuove: quattro nuovi referendum vincolanti per pensare al post-Expo
Edoardo Croci e Marco Cappato, presidente e segretario di MilanosiMuove, il 28 maggio avevano depositato a Palazzo Marino le prime 100 firme di quattro nuovi referendum riguardanti ambiente, mobilità pulita, edilizia sociale e la riapertura dei Navigli. Da domani, per tutto il weekend, i cittadini milanesi potranno iniziare a firmarli.
Con questi quattro nuovi quesiti il Comitato propone ai milanesi nuovi cambiamenti secondo un’idea di valorizzazione della qualità della vita urbana. Già nel 2011, si era aperta la strada con i primi referendum per traghettare Milano nell’era delle smart e green city, con iniziative che hanno portato cambiamenti significativi, ma in questi anni è mancato un vero progetto strategico e l’eccessiva settorialità si è rivelata deleteria per raggiungere un disegno complessivo.
“Firmando i 4 referendum, i milanesi hanno ora l’opportunità di dare un contributo forte e diretto al miglioramento della qualità della vita attraverso un grande investimento duraturo in infrastrutture e servizi a favore dell’ambiente, della mobilità sostenibile e dell’edilizia sociale”, hanno dichiarato Croci e Cappato. “Nonostante tutti ripetano che la cosa più importante sono i programmi, i partiti sono invece concentrati su nomi e schieramenti per le elezioni. I referendum sono lo strumento civico perché le idee e le proposte tornino al centro al dibattito pubblico e per andare avanti nel processo di trasformazione urbana che i cittadini hanno chiesto con i primi 5 referendum del 2011“. “I risultati positivi che ci sono stati con Ecopass e Area C vanno allargati a tutta la città. La Darsena ritrovata deve essere il primo passo per la riapertura dei Navigli. E’ ora di pensare al post EXPO non solo per il sito, ma per la trasformazione sostenibile dell’intera città.”
Il format dei referendum proposti è decisamente innovativo perché vincolante in modo giuridico e formale. A garanzia della loro realizzazione, se i referendum saranno approvati, anche la completa copertura economica sarà garantita.
Questi “paletti” danno conforto alla popolazione e vincolano anche il dibattito elettorale: chiunque ricopra il prossimo mandato amministrativo sarà tenuto a rispettare le decisioni espresse dai milanesi. Il carattere propositivo – e non solo consultivo – di questi referendum rappresenta una strada sostanzialmente inesplorata, che travalica i confini della politica tradizionale e coinvolge la cittadinanza nella gestione concreta della Polis. La qualità della vita cittadina e la sostenibilità non hanno infatti fazioni e l’investimento sul futuro dev’essere una priorità super partes. “La totale trasversalità politica costringe al confronto con la meritocrazia e il voto mira a condizionare la prossima amministrazione” spiegano Croci e Cappato.
I referendum, del resto, rispondono al desiderio milanese di una trasformazione urbana sostenibile, anche socialmente. Nello specifico i documenti propongono entro il 2020 la messa a disposizione di 25.000 nuovi alloggi in bioedilizia sociale, senza consumo di suolo ma riconvertendo immobili inutilizzati, riqualificandoli energeticamente e ripristinando sicurezza e legalità. Il secondo referendum chiede invece la riapertura dei Navigli e la loro navigabilità, e il terzo propone lo sviluppo di un piano integrato per la mobilità sostenibile che includa l’ampliamento dell’area C fino ai limiti della cerchia ferroviaria, la sesta metro, la rimozione delle barriere architettoniche e più zone pedonali e piste ciclabili, e la creazione di zone a basse emissioni su tutto il territorio comunale per veicoli diesel e motorini a due tempi. Il quarto referendum prevede il miglioramento del verde pubblico con la creazione dei Raggi Verdi, una rete che colleghi i parchi milanesi con percorsi alberati e ciclabili per 72 km totali, per una città più integrata con la natura, grazie anche al raddoppio degli spazi verdi e la destinazione a parco pubblico del 50% dei grandi interventi di trasformazione urbanistica.
Il costo stimato per attuare questi progetti è di circa due miliardi di euro e saranno garantiti da un nutrito gruppo di finanziatori pubblici e privati tra cui A2A, SEA, e numerose aziende lontane da interessi diretti sul territorio (condizione che esclude, ad esempio, ATM). Inoltre si è calcolato che i profitti derivanti dall’estensione dell’area C ammonteranno fino circa a 150 milioni annui e saranno reinvestiti nei progetti di mobilità sostenibile. Alla paura da privatizzazione, Croci risponde che questa è già in atto ma bisogna evitare che i monopoli si concentrino troppo sul profitto e poco su quello che vuole davvero il cittadino ovvero un servizio garantito ed efficiente. “Bisogna promuovere un’autonomia civica non il volere di pochi padroni”, precisa Croci. Mentre Marco Cappato ricorda che “chiunque può entrare nel comitato promotore: sarà la forza delle idee a favorire la crescita”.
L’appuntamento con la stampa è dunque sabato 27 giugno, alle ore 12, al banchetto di raccolta firme di Piazza San Babila.
Valeria Senigaglia