La solitudine di Conversano. Come è nato il Centro Salute Ambiente di Taranto
Michele Conversano è direttore del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto dal 1995, anni in cui non era stata ancora denunciata la correlazione tra inquinamento e salute nella provincia pugliese che ospita lo stabilimento di produzione e trasformazione dell’acciaio Ilva. Da vent’anni Conversano lavora per spiegare l’eccesso di mortalità e di morbilità nella popolazione residente: lo ha fatto, a lungo, in relativa solitudine e nonostante le evidenze emerse dai lavori realizzati con l’OMS, con l’ISS, con il CNR e con l’Enea.
“Per anni, vi è stata una sorta di pace sociale nei confronti della grande industria, tale da lasciare tutto sommerso“, spiega a Greenews.info, “è dovuta sopraggiungere la crisi industriale per far emergere il problema: ho collaborato a lungo con la magistratura – incluse le ultime inchieste giudiziarie – e solo recentemente si è creato un clima di collaborazione, nella consapevolezza che bisogna fare di più per Taranto e i suoi cittadini”. Questa è la ragione per cui è nato il Centro Salute Ambiente: “Studi, monitoraggi, ricerche sono state avviate ben prima del centro, quando ancora lavoravamo in solitudine, quasi sempre inascoltati e con poche risorse”. Oggi, finalmente, quel lavoro ha un assetto, una struttura organizzativa e potrà contare su altre risorse e uno staff allargato.
Le attività del Centro Salute Ambiente di Taranto – la cui pianificazione è contenuta nella delibera della Giunta regionale n.2337/2013 – sono comprese in cinque macroaree: la prima riguarda tutti i monitoraggi delle matrici ambientali, nella seconda c’è la valutazione dell’esposizione a inquinanti ambientali, la terza comprende la prevenzione, la promozione della salute e la sorveglianza sanitaria, la quarta riguarda il potenziamento delle attività di formazione e comunicazione, nella quinta sono incluse valutazione e sorveglianza epidemiologica.
“Ho iniziato a fare il direttore del Dipartimento Prevenzione a Taranto contando i morti“, ricorda Conversano, “che non è proprio il massimo per chi è chiamato a lavorare esattamente sul fronte opposto, ovvero a evitare che le persone muoiano. Da questo cambiamento di cultura e di attenzione, oggi, con il contributo della Regione Puglia, dunque, con finanziamenti ad hoc, si è cercato di creare un Centro che, da un lato, punta a potenziare le attività dei laboratori dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) – sia quelle istituzionali che di ricerca – e dall’altro, potenziare tutte le azioni sia di ricerca nel campo della sanità pubblica, per filoni, all’interno però di un quadro integrato, tramite mappe epidemiologiche, ricerche georeferenziate di tutte le malattie, flussi informativi e indagini specifiche (per esempio, quelle relative all’endometriosi)”.
I “fronti” del Centro sono diversi, dunque: continuare e ampliare le ricerche del Dott. Forastiere, autore della perizia commissionata dalla Procura della Repubblica, aumentare i controlli sugli alimenti e sugli allevanti per accertarne la contaminazione; portare avanti studi di biomonitoraggio (per verificare quanti di questi contaminanti sono stati assorbiti dalla popolazione); compiere studi e ricerche sulla presenza di diossina nel sangue degli allevatori, nelle donne in età fertile, esami delle urine per rilevare la presenza dei metalli pesanti nei giovanti tarantini. Inoltre, stanno per essere avviati “altri tre studi molto importanti”: il monitoraggio del latte materno, la ricerca di metalli pesanti, in particolare piombo, nei bambini residenti nell’area di Taranto e Statte (area SIN), e allo stesso tempo la valutazione di eventuali disturbi neuro-cognitivi e neuro-comportamentali che i metalli pesanti possono provocare.
“Nell’ambito di un progetto di ricerca”, prosegue il direttore Prevenzione della ASL tarantina, ”condotto insieme all’Istituto Superiore dell’Università di Brescia, che ha già realizzato lo stesso lavoro a livello internazionale, abbiamo iniziato una collaborazione che ha visto l’avvio della prima serie di prelievi ai bambini”. Questo perché, sottolinea Conversano, “dopo che, per anni, siamo stati terra di conquista, non solo dell’acciaio, ma anche della ricerca, oggi l’approccio è quello opposto, che intende valorizzare e impiegare le risorse che sono qui a Taranto: tutto quello che si deve fare per Taranto, occorre farlo a Taranto, pur avvalendosi anche del contributo prezioso di ricercatori e professionisti esterni”.
A fronte di una media italiana di circa 200-300 campioni analizzati per rilevare la presenza di diossina, a Taranto ne sono stati già effettuati qualche migliaio: a riprova dell’eccezionalità rappresentata dall’ambiente, ma anche dello sforzo sanitario e di prevenzione che è stato messo in campo dalla squadra di Conversano e colleghi.
Un altro studio riguarda l’endometriosi ed è, dunque, un monitoraggio sulle donne realizzato insieme all’ISS: “si tratta di una malattia terribile” che conta tra le sue cause, anche la “contaminazione ambientale”. Ancora: Conversano e i suoi hanno ricevuto “interessanti proposte per finanziare una ricerca condotta già negli USA e che avrebbe dimostrato come sezionando i denti dei bambini – ad esempio quelli da latte che cadono naturalmente - è possibile misurare la contaminazione avvenuta negli anni, anche a fronte di una diminuzione delle emissioni.
“Ricordo che abbiamo abbattuto oltre 3mila capi bovini e abbiamo distrutto tonnellate e tonnellate di cozze contaminate, ma ora il lavoro da fare è quello di una prevenzione primaria e secondaria a tappeto: con un potenziamento degli screening oncologici e tramite l’attivazione di un programma di sorveglianza – sulla falsariga di quello condotto dalla Regione Veneto – per le malattie cardiovascolari e respiratorie, influenzate direttamente o indirettamente dall’inquinamento”.
A prescindere dai necessari interventi da fare sulla fonte dell’inquinamento, il senso di questo lavoro è quindi agire sulle persone attivando un sistema di sorveglianza - “per ora abbiamo chiamato circa 600 abitanti di Taranto e Statte tra i 40 e i 60 anni ” – in collaborazione con i medici di medicina generale – “che ci mettono a disposizione i loro ambulatori” – che attivi screening accurati – “analizziamo i valori delle analisi del sangue, la pressione, gli stili di vita, operiamo la spirometria che la prima indagine in grado di far suonare i campanelli d’allarme con enorme anticipo rispetto all’insorgenza delle malattie respiratorie” – con il risultato di migliorare le prognosi.
“L’esperienza del Veneto ha avuto un’adesione del 50%, noi a Taranto arriviamo all’80%”. Funziona così: “se riscontriamo alterazioni, per gli approfondimenti di tipo diagnostico, passiamo il testimone al medico di medicina generale che, in esenzione ticket e in tempi brevi, guida il paziente a effettuare le visite specialistiche e tutte le indagini del caso. In presenza di fattori di rischio come il tabagismo – noi tarantini non possiamo permetterci di fumare! – e come obesità e scarsa attività motoria, il Centro si fa carico dei fattori di rischio, avviando percorsi di counseling nutrizionale, individualizzati o di gruppo. La risposta è eccezionale: ha detto sì l’oltre l’80% dei pazienti. Stiamo mettendo su un centro anti-fumo e stiamo stipulando convenzioni con il CONI, ma anche con scuole di ballo, allargando il campo a tutte le discipline motorie”.
Il decreto Taranto e Terra dei Fuochi – approvato a fine gennaio – che affronta sia il nodo del risanamento ambientale che le misure per la protezione della popolazione di Taranto e Statte esposta alle emissioni del siderurgico, tramite uno stanziamento rivolto a finanziare gli screening sanitari sulla popolazione, dovrebbe liberare risorse utili a sostenere questo progetto in fieri - presentato recentemente al Ministero della Salute. I primi finanziamenti per i monitoraggi risalgono al 2008, mentre il piano straordinario Salute e Ambiente è stato finanziato da un paio d’anni da una delibera regionale. Nel primo finanziamento era anche prevista una quota destinata alle strutture – “abbiamo proposto di utilizzare aree demaniali che la Marina Militare ha dato al Comune di Taranto, al centro della città, che sarebbero da ristrutturare – dove i cittadini possono fare prevenzione senza mettere piede in ospedale (“dove devono andare solo i malati”, precisa Conversano).
Adesso c’è tutta la ASL che ci lavora: il Dipartimento di Prevenzione coordina tutte le attività e sono coinvolti i medici, i tecnici di radiologia, gli specialisti, gran parte assunti (“per ora a tempo determinato”) grazie alle risorse regionali. Il Centro Salute Ambiente ha una donna come coordinatore, Lucia Bisceglia, che è dirigente medico dell’ARES – Agenzia Regionale Sanitaria – e sarà l’interfaccia tra ASL, Arpa e Regione.
Ilaria Donatio