Biometano, il via libera dell’Autorità per l’Energia apre il mercato
Non sarà indipendenza energetica ma è forse un passo in questa direzione e nell’affrancamento dai combustibili fossili. Con la delibera dell’Autorità dell’energia elettrica, gas e sistema idrico (Aeegsi) del 12 febbraio (n.46/2015/R/gas) si fa concreta la prospettiva di un’industria nazionale per il metano rinnovabile. Grazie alla decisione dell’Autorità, il biometano, ottenuto dalla raffinazione del biogas – il gas prodotto da fonti rinnovabili, come le biomasse, e derivante dalla decomposizione anaerobica di sostanze organiche -, si potrà allacciare alle reti del gas naturale, e potrà quindi essere impiegato anche per il riscaldamento civile e nei trasporti.
Cosa comporterà questa novità? Come interagiranno i produttori di biometano, interessati a questa apertura, e i precedenti protagonisti del mercato (gestori di rete, società di vendita e produttori)?
“I benefici del biometano si misureranno in termini di riduzione dei gas climalteranti derivanti dall’utilizzo delle fonti fossili – spiega Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas (Cib), che conta oltre 500 aderenti - Un veicolo alimentato a biometano ha le stesse emissioni di un’auto elettrica dall’energia prodotta in un parco eolico, quindi a bassissimo impatto. Inoltre il biometano si può stoccare, accumulare: è possibile gestire con facilità il suo utilizzo”. Le diverse tecnologie disponibili per la produzione (membrane filtranti o lavaggio con acqua, derivate da quelle che usa già l’industria) sono tutte rispettose dell’ambiente, assicurano dal Cib. “Il biogas è costituito per circa due terzi da metano e il resto da anidride carbonica – continua Gattoni – L’ “upgrading” del biogas, dal quale si ottiene biometano, non è nient’altro che un processo di assorbimento del biossido di carbonio. Il metano ottenuto può sostituire, sia nei gasdotti che nell’autotrazione, quello fossile”.
Cambia l’origine, rinnovabile o meno, ma la formula chimica del biometano è la stessa del metano da gas naturale. L’immissione nelle reti sembra quindi logica e scontata. Ma così non è stato, finora, tanto che solo le aziende più avanzate del settore, concentrate in alcune regioni, si sono già attrezzate per produrlo. “La produzione di biometano si concentrerà laddove è più alta la produzione di biogas – prevede Gattoni – anche per la possibilità di convertire gli impianti esistenti dalla produzione di energia elettrica a quella di biometano”. Quindi Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte sembrano candidate a far da capofila. “Anche al Sud si registra un certo interesse, in Puglia o Sicilia in particolare. Ci aspettiamo che le regioni che non hanno colto l’opportunità del biogas, anche per i problemi legati alla connessione alla rete elettrica, possano sfruttare i vantaggi del biometano. Nel mezzogiorno ci sono interessanti potenzialità inespresse”.
Quello del gas è un settore in continua ristrutturazione: dopo la liberalizzazione del mercato del 2003, si è stabilito un sistema di 6.400 concessioni di dimensione sostanzialmente comunale e detenute da 247 operatori (dati Nomisma Energia). Il Decreto sui criteri di gara del 2011 riorganizza però la distribuzione in 177 ambiti, ciascuno dei quali gestito da un unico operatore. Un processo lungo, in cui ora s’inserirà l’ulteriore tassello relativo al metano rinnovabile.
Il biometano immesso in rete dovrà avere, infatti, “caratteristiche compatibili con le specifiche previste per il gas naturale”, chiarisce la delibera Aeegsi. Si tratta delle qualità chimico-fisiche del gas e di altri componenti fissate dal decreto del Ministero dello sviluppo economico 19 febbraio 2007 e da altri standard come le norme UNI. Il decreto, dell’allora ministro Bersani, prevede determinati valori di pressione, temperatura e potere calorifico del gas, e fa riferimento al gas naturale immesso o prelevato nella rete di trasporto nazionale e in quelle regionali – con esplicita esclusione dei canali di distribuzione -. Sono inoltre dettagliati i “valori di accettabilità” dei componenti, la densità e le soglie per i composti ammissibili in tracce, come lo zolfo, nonchè altre proprietà del gas, che deve essere “tecnicamente libero” da alcune sostenze.
E mentre si attendono nuove indicazioni dalla legislazione europea, l’Associazione nazionale industriali gas (Anigas) pone i primi paletti a tutela dei gestori delle reti: “Dato il carattere innovativo della tecnologia e del gas da immettere – si legge nel position paper presentato da Anigas a novembre scorso – gli adempimenti a carico del gestore (…) dovranno essere definiti con congruo anticipo rispetto all’entrata in vigore della normativa”. Ma soprattutto, in vista delle richieste di connessione alla rete gas, l’associazione industriali mette le mani avanti e propone una “cauzione” a carico dei produttori di biometano. Una barriera all’ingresso di un mercato troppo ghiotto? Anigas ritiene la misura congrua con le responsabilità del gestore dell’infrastruttura: “Si propone che nel momento in cui il produttore richiede la fattibilità di connessione formalizzi contestualmente anche la richiesta di preventivo con il versamento di una cauzione, il cui valore (…) sia adeguato alle attività svolte dal gestore di rete, quali le verifiche di fattibilità e la predisposizione del preventivo e della progettazione esecutiva”.
Garantire la sicurezza degli impianti resta infatti una responsabilità dei gestori, che pertanto rivendicano la legittimità dell’adozione di misure cautelative. C’è il rischio che questo meccanismo si traduca in balzelli disincentivanti per il consumatore? “I costi di produzione del biometano, grazie ai certificati di immissione al consumo, non peseranno sul consumatore – assicura Gattoni – Il prezzo del biometano verosimilmente si allineerà a quello del metano di origine fossile. Sensibili, invece, saranno i vantaggi dal punto di vista ambientale. L’utilizzo del biometano è uno dei processi più virtuosi nella riduzione dei gas climalteranti” conclude Gattoni, citando un video virale recentemente diffuso dal Wwf sul biogas svedese.
Nel settore dei trasporti, per esempio, si prospettano sviluppi interessanti, dato che l’Italia già detiene il primato europeo del parco mezzi a metano: secondo dati dal Consorzio italiano di biogas, i due terzi dei veicoli a metano del Vecchio continente circola nel Belpaese. Il biometano promette così di contribuire notevolmente agli obiettivi sulle quote di energie rinnovabili nel settore dei trasporti.
Delle sfide del nuovo business, dagli aspetti tecnici della produzione del biogas agli scenari economici della filiera, si parlerà al Biometano Day, il 5 marzo a Tortona, appuntamento promosso da Agroenergia per fare il punto con gli stakeholders del comparto.
Cristina Gentile