Educazione ambientale a scuola: un annuncio e molte criticità
Per ora, ha funzionato il solito effetto annuncio. Il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Barbara Degani, il 14 gennaio scorso, in un a conferenza stampa ha lasciato trapelare una di quelle notizie che creano sempre grande interesse sui media di un Paese in cui l’ambiente è continuamente offeso e danneggiato. La novità è che dal prossimo anno scolastico 2015-16 l’educazione ambientale diventerà una materia scolastica obbligatoria, dalla scuola materna fino alla seconda superiore. All’inizio però – e qui c’è subito la prima incongruenza - non sarà istituita un’ora di educazione ambientale, ma i dieci temi individuati come “spina dorsale” della disciplina (tra questi il riciclo dei rifiuti, la tutela del mare e del territorio, la biodiversità e l’alimentazione sostenibile) dovranno essere spalmati nelle altre ore.
L’idea sarebbe nata al Ministero dell’Ambiente, dove il sottosegretario Degani ha lavorato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione a un documento di linee guida di 150 pagine. Tra gli aspetti da mettere a punto c’era infatti anche l’applicazione della materia ai vari gradi scolastici.
La notizia è stata accompagnata da dichiarazioni di rito. “È un progetto molto importante che avrà una grande ricaduta su tutto il Paese“, ha detto Degani, insistendo sul concetto dei bambini “nativi ambientali”. “Credo che comminare sanzioni, contemplare reati in ambito ambientale sia doveroso, ma non sia sufficiente”, ha aggiunto il sottosegretario. “È necessario intervenire con una politica di grande respiro, a lungo termine altrimenti il patrimonio che abbiamo a disposizione oggi non ci sarà più domani. Ecco allora entrare in campo l’Educazione ambientale come strumento imprescindibile da cui partire per far capire l’importanza di alcune scelte”.
In realtà, delle linee guida esistevano già, diffuse a dicembre 2009 dai ministeri dell’Ambiente e dell’Istruzione – allora erano ministri, rispettivamente, Mariastella Gelmini e Stefania Prestigiacomo – ma l’insegnamento dell’educazione ambientale era demandato alla buona volontà e alla preparazione di maestri e professori.
Senza mettere in dubbio il carattere positivo dell’iniziativa – dal prossimo anno scolastico, quella materia diventerà obbligatoria – molti sono dunque ancora i punti critici e gli aspetti da chiarire. Primo tra tutti, l’assenza di ogni accenno all’educazione ambientale nei 12 punti della “Buona Scuola” di Renzi: se la formazione di una coscienza ecologica è ritenuta così importante dal Ministero, perché non se ne parla nel progetto di riforma del sistema scolastico nazionale, dove si afferma invece l’importanza dell’apprendimento della lingua inglese, musica, storia dell’arte? E poi, l’assenza di un’ora ad hoc dedicata alla disciplina, non ne favorirà certo l’insegnamento: il timore è che, in questa piccola rivoluzione, tutto resti come prima, con l’insegnamento demandato alla serietà e buona volontà dei docenti…
Anche gli aspetti più pratici pongono non pochi problemi: chi si occuperà da qui a settembre di formare i docenti? Secondo quali procedure verranno definiti i programmi? E se ci saranno libri di testo, chi li scriverà? Il rischio che venga diffusa una cultura ambientale superficiale e ingannevole – pensiamo per esempio al tema dell’agricoltura e all’uso dei pesticidi, o a quello della pesca sostenibile – è in agguato e non va trascurato.
Lo stesso presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, ha fatto notare che “rendere l’educazione ambientale obbligatoria a scuola è una scelta molto positiva, ma non deve rappresentare una mera aggiunta di una materia, rappresenti piuttosto anche l’introduzione di forme nuove di apprendimento per educare alla convivenza civile e al futuro“. Si potrebbe anche ipotizzare di accorparla all’ora di educazione civica, anch’essa da riproporre e ripensare, visto che oggi non è più una materia, ma una sorta di orientamento che dovrebbe percorrere tutto l’insegnamento delle discipline di area letterario-umanistica.
Non è la prima volta che si pensa all’introduzione dell’educazione ambientale tra le materie obbligatorie. Nel 2008 l’ipotesi era stata bocciata, mentre in commissione Cultura alla Camera è arenata una proposta di legge, primo firmatario Antimo Cesaro di Scelta Civica, per l’introduzione dell’insegnamento di educazione ambientale nei programmi delle scuole del primo ciclo.
Presto dal Ministero dovrebbero arrivare maggiori delucidazioni: per passare dalle parole ai fatti servirà, oltre agli annunci, molto lavoro.
Veronica Ulivieri