Suolo: il patrimonio silenzioso sotto i nostri piedi
I suoli del pianeta sono in grave rischio per una serie di minacce che potrebbero minare le basi del nostro attuale stile di vita. Le alluvioni ed inondazioni verificatesi in Italia di recente hanno dimostrato drammaticamente come queste minacce non siano qualcosa di astratto e impalpabile, ma possano influire sui beni e sulla quotidianità delle persone.
La cattiva gestione del territorio è una delle cause che contribuisce ad acuire le conseguenze degli eventi climatici estremi e delle inondazioni. Per questo l’ONU ha deciso di proclamare il 2015 Anno Internazionale del Suolo. La finalità è quella di focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle problematiche che interessano i suoli e su come queste possono influire sulle vite della comunità. L’istituzione dell’ “Anno Internazionale del Suolo” sarà presentata oggi in occasione del World Soil Day 2014, organizzato a Roma dalla FAO, il 5 dicembre.
In questa occasione, sarà depositata presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani una definizione della parola “Suolo” condivisa da diversi scienziati e intellettuali italiani, tra cui Salvatore Settis, Andrea Segrè, Luca Mercalli, Paolo Pileri. Il suolo, si legge nel testo che sarà depositato, è “lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere cheesso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico. Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l’acqua, i nutrienti e il carbonio. Per l’importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, tutte queste funzioni devono pertanto essere tutelate”.
Da Roma all’Università di Padova. Insieme allo sforzo per diffondere la consapevolezza sulle minacce al territorio, nei prossimi quattro anni gli scienziati coinvolti nel progetto europeo RECARE, tra cui quelli del DAFNAE dell’Università di Padova, si impegneranno, con il contributo di chi nel concreto ha il compito di gestire i suoli – agricoltori, tecnici, amministratori, ecc. – ad identificare le misure pratiche per assicurare che i processi degradativi a cui stiamo assistendo in Europa non vengano solo arrestati ma, ove possibile, invertiti. Lavorando su 17 casi studio in tutta Europa, dall’Islanda a Cipro, questi scienziati stanno sviluppando soluzioni ai problemi quali alluvioni e frane, desertificazione ed erosione dei suoli, compattamento, inquinamento, perdita di biodiversità e di sostanza organica, aumento della salinità e impermeabilizzazione.
Il Dr. Rudi Hessel di Alterra (Olanda), leader di RECARE, ritiene che “spesso tutto quello che di cui si sente parlare riguarda solo gli aspetti negativi, mentre la buona notizia è che in progetti come RECARE non stiamo solo sviluppando risposte pratiche ai problemi ambientali, ma contemporaneamente lavoriamo con coloro che gestiscono i suoli per rendere queste soluzioni applicabili. Noi tutti tendiamo ad ignorare il suolo finché non succede qualcosa di grave. Parte del nostro compito in RECARE è di individuare le migliori soluzioni a portata di mano”.
Francesco Morari del Dipartimento di Agronomia dell’Università di Padova e responsabile italiano del progetto, sostiene che “ai suoli non si possono applicare confini nazionali perché i processi fisici e biologici a cui sono sottoposti sono gli stessi in ogni luogo. Lavorare con i colleghi di tutta Europa implica la possibilità di scambiare conoscenze ed esperienze, utilizzando un bagaglio scientifico più ampio per risolvere problemi comuni”.
Nel 2015, in coincidenza con l’Anno Internazionale dei Suoli, RECARE parteciperà ad una serie di eventi europei per promuovere la consapevolezza sulle minacce al territorio e sulle soluzioni tecnologiche e di gestione di questi problemi. Il 16 Dicembre si terrà inoltre a Mira (Venezia) il primo workshop di RECARE con i portatori di interesse veneti. Una ventina di rappresentanti delle istituzioni, della ricerca, delle associazioni di categoria, liberi professionisti, ambientalisti, ecc., si confronterà per individuare le possibili soluzioni di intervento per proteggerei suoli del Veneto.