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Lupo (ISDE): un nuovo documento contro gli OGM, in attesa dell’Enciclica sull’Ecologia del Papa Top Contributors

dicembre 3, 2014 Idee, Rubriche, Top Contributors

Nella Giornata Internazionale contro l’uso dei Pesticidi, pubblichiamo l’intervento inviatoci, nei giorni scorsi, dal medico ISDE Antonio Lupo, che si inserisce nel più ampio dibattito su OGM, pesticidi e agricoltura biologica che Greenews.info porta avanti da alcuni mesi con il titolo #bioedintorni. Nell’articolo del Dott. Lupo si fa riferimento al documento inviato da Via Campesina Internazionale a Papa Francesco, che a fine ottobre ha incontrato a Roma i movimenti popolari, confermando una prossima Enciclica sull’Ecologia, in cui presumibilmente il pontefice prenderà posizione anche su questi temi.

I tentativi delle multinazionali europee e USA di estendere le coltivazioni OGM in Europa, ora presenti in soli cinque Paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), continuano, sia con l’introduzione illegale di coltivazioni, sia con tentativi di modifiche delle Direttive Europee. Proprio a seguito dell’introduzione illegale, circa 2 anni fa, di coltivazioni OGM  in Friuli, è nata la task force “Per un’Italia libera da OGM“, forte di 39 associazioni (Acli, Adoc, Adiconsum, Adusbef, Aiab, Amica, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, Assoconsum, As. Se. Me., Campagna Amica, CIA, Città del Vino, CNA Alimentare, Codacons, Coldiretti, Crocevia, FAI, Federconsumatori, Federparchi, Firab, Focsiv, Fondazione Univerde, Greenaccord, Greenpeace, ISDE, Lega Pesca, Legacoop Agroalimentare, Legambiente, Lipu, Movimento dei consumatori, Movimento difesa del cittadino, Slow Food Italia, Symbola, Uecoop, Una.api, Unci, Upbio, Vas, WWF), che chiede la “definitiva messa al bando della coltivazione di OGM sul territorio italiano“. Altre Associazioni no OGM si sono ultimamente mobilitate per impedire che l’Europarlamento approvasse una Proposta di modifica della Direttiva 2001/18, che limitava l’autonomia degli Stati Nazionali in questo campo. Sono iniziative importanti, ma fondamentalmente difensive, rispetto alle strategie di attacco delle multinazionali.

Una analisi aggiornata e con vere novità è arrivata con il documento “Perché le colture transgeniche (OGM) sono una minaccia per gli agricoltori, la sovranità alimentare, la salute e la biodiversità del pianeta”, di Ana María Primavesi, Andrés E. Carrasco, Elena Álvarez-Buylla, Pat Mooney, Paulo Kageyama, Rubens Nodari, Vandana Shiva, Vanderley Pignati. Il documento è stato scritto da otto scienziati, amici di Via Campesina, che l’ha inviato in allegato a una lettera al Papa l’aprile scorso, con la preghiera di pronunciarsi sull’intera questione. A mio parere il documento contiene un’analisi (elenco in seguito le cose più significative), che ci permette di passare da una fase di resistenza a una di offensiva contro le multinazionali, mobilitando la maggioranza delle popolazioni, non solo quelle contadine:

1- Dal 1996, anno in cui si sono cominciati a seminare OGM, è aumentato il numero di  malnutriti e obesi, un fenomeno che è ormai sinonimo di povertà, non di ricchezza.

2- I cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l’acidificazione degli oceani, l’inquinamento e l’esaurimento di acqua dolce, l’erosione dei suoli, quantità eccessive di fosforo e di azoto scaricate in mare e suoli e l’inquinamento chimico sono direttamente collegati al sistema industriale delle imprese di produzione alimentare, che hanno negli OGM il loro paradigma centrale.

3- Gli OGM sono una tecnologia piena di incertezze e imprecisa, non sono naturali, si basano su un pensiero biologico riduzionista, negando conoscenze ormai consolidate sulla complessità e sulla “fluidità del genoma”, per cui i singoli geni fanno parte di una rete funzionale complessa.

4- Le colture OGM, in media, producono meno, per ettaro, delle colture ibride.

5- I sei più grandi produttori di prodotti agrochimici controllano a livello mondiale il 76% del mercato globale dei pesticidi e  il 60% del mercato di semi a livello mondiale. Le stesse sei controllano anche il 100% del mercato globale delle sementi transgeniche e preferiscono gli OGM  per due motivi: gli OGM sono brevettati ed, essendo resistenti ai pesticidi, assicurano le vendite di entrambi i prodotti.

6- Gli OGM hanno comportato un aumento senza precedenti nell’uso dei pesticidi (erbicidi e altri pesticidi sempre più tossici), provocando enormi resistenze ai diserbanti. Sono proprio i pesticidi che danno alle multinazionali produttrici i maggiori profitti: il mercato della vendita di pesticidi è molto superiore a quella delle vendite di sementi.

7- L’aumento di pesticidi usati si traduce in gravi problemi ambientali. Per il forte aumento dell’uso di pesticidi conseguente all’uso di OGM, esistono  almeno 24 tipi di erbe dannose o invasive che sono resistenti al glifosato e  sempre più sono le erbe  resistenti a questo e ad altri pesticidi.E’ inevitabile la contaminazione con le colture non-OGM, con quelle ibride e anche con quelle native o creole, sia per l’impollinazione dal vento e dagli insetti, o per il trasferimento, il trasporto e lo stoccaggio di cereali e semi. L’uso massiccio di pesticidi, insieme ai  coadiuvanti e surfattanti loro associati, produce una contaminazione rapida e profonda delle acque e del suolo, anche ben oltre il sito di impianto. Il problema era già presente, ma si è aggravato con gli OGM, e l’aumento di volumi usati.

8- L’aumento di pesticidi usati si traduce in gravi problemi di salute pubblica. L’aumentato e senza precedenti uso di pesticidi legato agli OGM si somma all’uso di sostanze chimiche che già si utilizzavano, ma ne aumenta i volumi, la concentrazione dei principi attivi e dei residui negli alimenti, in modo esponenziale. L’Accademia di Medicina Ambientale negli Stati Uniti ha pubblicato la sua posizione sugli  OGM nel 2009, esortando le autorità, “per la salute e la sicurezza dei consumatori”, ad istituire con urgenza una “moratoria sugli alimenti geneticamente modificati e l’attuazione immediata di test indipendenti e a lungo termine sulla sicurezza”. Tra gli effetti negativi, testati da vari studi su animali, menzionano “rischi seri”, tra cui la sterilità, l’interferenza endocrina, l’invecchiamento accelerato, l’alterata regolazione di geni associati con la sintesi del colesterolo, e la regolazione dell’insulina, cambiamenti nel fegato, reni, milza e sistema gastrointestinale. Un’altra revisione indipendente di articoli scientifici, realizzata dai ricercatori delle Università di Atene e Tessaglia dimostrano che le colture OGM sono associate con effetti tossici, epatici, pancreatici, renali, riproduttivi e alterazioni ematologiche e immunologiche, come anche con possibili effetti  cancerogeni (Dona e Arvanitoyannis, 2009). L’aumento senza precedenti nell’uso e nella concentrazione dei pesticidi ha moltiplicato, per cento volte, il livello di residui negli alimenti e per autorizzare la soia OGM, diversi governi hanno dovuto consentire un aumento fino a 200 volte del volume dei residui di glifosato consentito negli alimenti (Bøhn e Cuhra, 2014). In Europa, dove il consumo di soia OGM è alto a causa degli alimenti trasformati e degli animali nutriti con mangimi OGM, tracce di glifosato sono state trovate nelle urine del 45% dei cittadini testati  in 18 città nel 2013 (Friends of the Earth Europe, 2013). Il glifosato, l’erbicida usato con gli OGM, ha effetti teratogeni, un’altra malattia cronica correlata al glifosato è il cancro. Più recentemente Samsel e Teneff  hanno  dimostrato un rapporto tra l’aumento dell’uso di glifosato e diverse malattie metaboliche, gastrointestinali, obesità, diabete, malattie cardiache, depressione, autismo, cancro, ecc (Samsel e Seneff, 2013b). Nella loro ultima pubblicazione entrambi i ricercatori associano l’aumento della celiachia al maggiore impiego di glifosato. Gli studi del Dr. Gilles-Eric Séralini al  CRIIGEN, Università di Caen, Francia hanno mostrato che il 60-70% dei ratti nutriti con mais OGM hanno sviluppato tumori, contro il 20-30% nel gruppo di controllo, oltre a problemi epato-renali e di morte prematura.

9- Dopo quasi 20 anni che sono sul mercato, il 99% degli OGM piantati nel mondo continuano ad essere quattro colture (soia, mais, colza, cotone): sono tutte commodity, ovvero  merci industriali per l’esportazione, tutti sono gestiti da grandi aziende, dal seme al marketing, tutti sono foraggio per gli animali in cattività, biocarburanti e finalizzati ad altri usi industriali.

10 -La stragrande maggioranza dei consumatori non vuole mangiare OGM.  Le aziende lo sanno, e per questo si oppongono all’etichettatura dei loro prodotti, spendendo decine di milioni di dollari per impedirlo. Se gli OGM non dovessero comportare un danno, come essi sostengono, non dovrebbero avere alcun problema alla loro etichettatura.

11 -La stragrande maggioranza di contadini e contadine si oppongono agli OGM, perché rappresentano una minaccia alla loro precaria situazione economica, trasferendo i mercati, contaminando i loro semi, la terra e l’acqua.

Insieme alla diffusione e adesione al documento integrale, che si può fare tramite il sito www.cibosostenibile.it, penso che possiamo e dobbiamo discutere, per trovare alcuni obiettivi su cui mobilitare una maggioranza di popolo, oggi istintivamente contraria a pesticidi e OGM, ma poco informata.

Il primo obiettivo è chiedere l’etichettatura della filiera completa di carne e formaggi, compreso i foraggi usati, informare e boicottare la Soia OGM, piena di residui di pesticidi, anche proibiti in UE, che arriva dall’America Latina, soprattutto Brasile e Argentina, che viene usata praticamente nella maggioranza di allevamenti intensivi in Italia.

Il secondo obiettivo concreto può essere il richiedere il bando del glifosato in Italia e UE, un diserbante, usato anche in luoghi pubblici e da amministrazioni pubbliche, di cui sono ormai provati i gravi danni alla salute.

Ritengo che una mobilitazione con questi obiettivi rappresenterebbe anche un grosso traino alla mobilitazione contro il TTIP, che, se venisse approvato (e non è chiaro quando potrebbe avvenire), peggiorerebbe enormemente la situazione europea pur così incerta e lacunosa anche in questo campo.

Antonio Lupo*

* Medico ISDE e presidente del  Comitato Amigos Sem Terra Italia

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