Greenlight for business: secondo giorno
Con il resoconto della seconda giornata di Green Light for Business si inaugura la collaborazione di Greenews.info con Bruno Pampaloni, esperto di questioni energetiche e contributor di Affari & Finanza – La Repubblica.
All’Università Bocconi di Milano è andata in scena ieri la seconda giornata di Green Light for business, conferenza pubblica sulle importanti ricadute economiche legate ai temi ambientali, presentate attraverso un programma di sessioni parallele. Come già anticipato su Greenews, di grande qualità il livello dei relatori e delle proposte che, per l’occasione, spaziavano da questioni ormai di dominio pubblico (sostenibilità, prospettive di sviluppo delle energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche, nucleare, Oil & Gas, Cap & Trade, Eco Drive) ad altre riservate prevalentemente agli specialisti ma non per questo meno interessanti (Super Grids, Smart Grids).
In una delle sessioni pomeridiane il professor Antonio Tencati ha introdotto alcuni esempi che dimostrano come la sostenibilità ambientale sia diventata un valore per le aziende senza peraltro comprometterne l’attività produttiva di successo. George Jaksch, Senior Director Corporate Responsibility & Public Affairs di Chiquita, ha illustrato la stretta collaborazione avviata ormai da quindici anni con Rainforest Alliance, la ONG impegnata a conservare la biodiversità, assicurare eque condizioni lavorative e buoni livelli di sostentamento alle popolazioni locali attraverso il miglioramento delle pratiche di coltivazione della terra e rendendo più consapevoli i comportamenti dei consumatori. L’applicazione dello standard di Rainforest Alliance ha consentito a Chiquita di raggiungere alcuni obiettivi come la riforestazione di 1.100 ettari di terreno con 1 milione di alberi, il riciclaggio di 3.000 tonnellate di rifiuti l’anno e di applicare una stretta regolamentazione nell’uso dei pesticidi. Rainforest Alliance attualmente è partner anche di altri grandi marchi tra i quali Unilever, Krafts o Mars.
A Chiquita hanno fatto seguito due case history di successo nel campo del Green ICT: Vodafone e Cisco Systems. Pietro Guindani, presidente di Vodafone Italia ha rimarcato come, a livello internazionale, il gruppo si sia dato un considerevole obiettivo di sostenibilità ambientale: la riduzione del 50% delle emissioni di CO2 entro il 2020, un livello molto superiore a quello stabilito dall’Unione Europea. “Si tratta di una decisione nata dalla nostra ambizione di essere leader anche da questo punto di vista.” ci ha confessato Pietro Guindani. “Il fatto che Vodafone sia diventato un protagonista attivo su questi temi deriva da una richiesta pressante dei nostri clienti, una richiesta che noi abbiamo sentito forte e abbiamo naturalmente voluto accogliere. Ecco perché intendiamo esaudirla in tutti i modi possibili, anche utilizzando in maniera crescente energia da fonti rinnovabili e diventando più efficienti nella gestione delle nostre infrastrutture”.
Di fatto, le principali sorgenti energetiche impiegate da Vodafone Italia sono l’energia elettrica per le attività della rete, degli uffici o dei negozi, il metano per il riscaldamento degli uffici e il gasolio per il funzionamento dei gruppi elettrogeni della rete, degli uffici e per l’utilizzo della flotta aziendale. Oltre il 90% dell’energia elettrica è utilizzata per la normale operatività e quasi il 60% proviene da fonti rinnovabili. A questo proposito ambiziosi i programmi di sostenibilità di Vodafone Italia, che, per il 2010, si è impegnata ad acquistare quasi il 100% di energia dalle rinnovabili.
Dal canto suo Alberto Degradi, Green Ambassador di Cisco Systems, ha rimarcato come l’ICT sia una “piccola parte del problema del Carbon Emission” e come possa invece essere “una grossa parte della sua soluzione”. Oggi, infatti, l’ICT “impatta per il 2% sul totale delle emissioni delle attività umane” e, anche se sta crescendo rapidamente, per Degradi “il suo utilizzo consentirà di ridurre fino al 15 % della CO2 emessa dal totale delle attività umane”. Oggi esistono, infatti, tecnologie di collaborazione come la telepresence, che consente il management o la realizzazione di molti meeting aziendali virtuali ma in grado di fornire la stessa percezione di una riunione dal vivo. Vi sono ancora tecnologie di controllo per la gestione più saggia possibile dell’energia negli uffici, a casa o nei flussi di traffico delle città. “Per fare tutto questo e per sviluppare infrastrutture di rete sempre più intelligenti serve però investire ulteriormente su una ultrabroadband” ha concluso Degradi.
Bruno Pampaloni