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Parola agli amministratori, quarta puntata: Umberto Laureni, Assessore all’Ambiente di Trieste

novembre 27, 2014 Nazionali, Politiche

Proseguono le conversazioni di Greenews.info con gli amministratori locali delle principali città italiane. Oggi Ilaria Donatio ha incontrato l’Assessore all’Ambiente di Trieste, Umberto Laureni: ingegnere chimico, è docente universitario presso la facoltà di Ingegneria. Ha sempre operato nell’ASS di Trieste nel campo della prevenzione della salute in fabbrica. Tutte le interviste saranno pubblicate sulla pagine Twitter Facebook di Greenews.info, dove chiunque potrà commentare o integrare le informazioni ricevute.

D) Assessore Laureni, quali sono le priorità ambientali della città di Trieste?

R) Sono assessore dal giugno del 2011. In una immaginaria lista di priorità, tanto più impegnativa – di questi tempi – perché condizionata da vincoli finanziari molto cogenti, i nodi ambientali di un territorio come quello triestino sono principalmente due: il primo riguarda l’energia innovativa, il secondo collegato allo stabilimento siderurgico (ndr la Ferriera di Servola, un complesso industriale specializzato nella produzione di ghisa, sito a Servola, un rione di Trieste, per un’estensione di 560.000 metri quadri).

D) Iniziamo dal nodo energetico…

R) Noi abbiamo affrontato la questione energetica solo dopo averla studiata: lo abbiamo fatto con il “Piano d’azione per l’energia sostenibile” (PAES), un documento che contiene la visione e gli obiettivi strategici in linea con gli impegni assunti nel Patto dei Sindaci: entro il 2020 l’obiettivo europeo di riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica ha come strumento operativo il Piano d’azione grazie al quale, partendo dai dati territoriali, abbiamo individuato quali sono i grandi responsabili del consumo di energia, sul territorio urbano. Posso dire che il traffico privato, il riscaldamento e la produzione di energia elettrica degli edifici privati, il riscaldamento e il consumo di energia negli edifici del terziario costituiscono i tre blocchi che insieme arrivano al 90% del consumo energetico cittadino e di conseguenza della produzione di CO2. Quantificando i consumi del Comune, inteso come ente pubblico, non si arriva al 4%. È chiaro che l’obiettivo del 20% è raggiungibile esclusivamente se si fa rete: con l’Università, la Trieste Trasporti, gli istituti scientifici, l’Azienda sanitaria: tutti i maggiori consumatori di energia hanno aderito alle linee guida del Piano e contribuiscono a raggiungere gli obiettivi fissati di riduzione dell’anidride carbonica. Un’iniziativa interessante: il Comune ha accettato di collaborare con l’Università nel mettere in piedi una verifica di fattibilità per utilizzare l’acqua di mare come fluido riscaldante per edifici.

D) Quanto incide la scarsità di risorse economiche?

R) Stiamo imparando a usare gli strumenti che costano poco per rispettare gli oneri finanziari. Detto questo, il Patto dei sindaci chiarisce, in premessa, che una delle principali leve da muovere per raggiungere questi risultati, è la realizzazione di un programma di informazione rivolto alla cittadinanza e iniziative di educazione ambientale (in particolare, sulla raccolta differenziata, il riciclo dei rifiuti, alimentazione e stili di vita) non sporadiche ma coerenti con una strategia complessiva. La triade su cui puntare in questo percorso è: informazione, cittadino, scuola. L’esistenza di una rete di “ausiliari” informati che dalla scuola alla famiglia agevolino un flusso virtuoso di informazioni (eliminare gli stand-by degli apparecchi elettrici, differenziare i rifiuti in maniera corretta, risparmiare corrente) si trasforma in una riduzione di CO2.

D) Tutto giusto, ma ci parli ora dell’altro nodo: quello più spinoso relativo all’inquinamento provocato dalla Ferriera di Servola…

R) La città è cresciuta e si è avvicinata sempre di più al polo siderurgico (dove lavorano 500 persone) che ormai è diventato un “non buon vicino di casa” di alcuni rioni. Mi riconosco, da un certo punto di vista, il merito di provare a mediare tra due “disperazioni”: quella dei lavoratori – che temevano una chiusura dello stabilimento dovuta a problemi ambientali – e quella dei cittadini che vivono nelle zone attigue. Non è facile conciliare il diritto al lavoro con quello alla salute: in questo momento storico meno che in altri. Ho cercato di farlo con lo strumento dell’ordinanza sindacale che diventa cogente esattamente come una prescrizione di un pubblico ufficiale: il sindaco si è fatto carico di intervenire qualora le leggi non siano rispettate (esempio: abbiamo una legge regionale sul benzo(a)pirene che impone al primo cittadino di intervenire ogni volta che i valori superino un parametro massimo) oppure in tutti i casi in cui ci fossero malesseri conclamati a carico delle persone. Ovviamente, dal punto di vista dei cittadini, è comprensibile che il nostro lavoro, per quanto serio, non sia mai sufficiente: dovete pensare che al di là delle esposizioni continuative alle fonti delle emissioni (che possono dare luogo a malattie croniche) ci sono anche fenomeni acuti che incidono pesantemente sul benessere della gente. Ci sono rioni in cui le persone, durante il periodo estivo, sono costrette a vivere con le finestre chiuse: purtroppo, le leggi italiane sull’inquinamento – anche del siderurgico – si basano sul non superamento di valori medi sul lungo periodo. Questo vuol dire che se la concentrazione annua del benzo(a)pirene in base alle leggi deve stare al di sotto di un nanogrammo per metro cubo, in alcuni giorni avrò 0,05 ma in altri avrò 6: la media del valore è rispettata ma la qualità della vita è parimenti compromessa. Ora, la domanda seria che si pone è: ma quelle esposizioni brevi ad alte concentrazioni di inquinante – irrilevanti dal punto di vista giuridico – cosa fanno alla salute dei cittadini oltre a disturbare il loro benessere?

D) Il punto è proprio quello! E voi come gestite la situazione?

R) Grazie agli strumenti legislativi, noi abbiamo operato facendo in modo di abbassare il più possibile la concentrazione dell’inquinante: partivamo da un valore pari a 5.7 e siamo arrivati quasi all’unità. Ora, insieme a Università e  Azienda Sanitaria, stiamo approfondendo tutta la questione – più delicata e dunque più difficile da monitorare – relativa a quanto il convivere con situazioni ambientali per lo meno disagevoli, implica un problema di stress collegato all’ambiente. Se io vivo continuamente con l’angoscia che mio figlio o mio nipote possano contrarre una malattia provocata dall’inquinamento circostante, sto male: questo stare male può, a sua volta e a lungo andare, diventare malattia. La seconda verifica che andremo a fare è la rilevazione oggettiva degli odori provocati dallo stabilimento: tramite la tecnologia del “naso elettronico“, posso misurare l’intensità di esposizione ai cattivi odori che è la prima causa dello stress da ambiente. Ultima cosa importante: lo stabilimento ha ottenuto l’AIA, sei anni fa. Bene, noi abbiamo preso atto – attraverso un’autocritica severa – che pur avendo, quell’atto, tutti i crismi della regolarità, le autorità pubbliche delegate al rispetto delle prescrizioni contenute nell’Autorizzzione integrata ambientale, sono state poco efficaci. L’azione realizzata dagli enti pubblici – in questo caso cinque: Regione, Provincia, Comune, Arpa e Azienda Sanitaria – è stata poco coordinata e poco efficace. Abbiamo, dunque, messo in piede un nuovo sistema di vigilanza sullo stabilimento con un diverso sistema di coordinamento tra gli enti e un impegno preciso a intervenire ogni qual volta ci sia un’anomalia, anche se di breve durata.

D) Passiamo alla mobilità: ci racconti lo stato dell’arte…

R) Abbiamo approvato, un anno fa, il nuovo Piano generale del traffico urbano con  l’obiettivo principale del miglioramento delle condizioni ambientali e di salute della città e dei cittadini. In questo senso, il piano punta allo sviluppo della mobilità pedonale e ciclabile attraverso un forte incremento di aree pedonali, piste ciclabili e corsie esclusivamente dedicate ai bus. Parallelamente stiamo sviluppando un programma di promozione dell’utilizzo della bicicletta in città, con il potenziamento degli stalli portabiciclette sul territorio comunale e la prossima implementazione di un sistema di biciclette condiviso (bike sharing) lungo i principali assi pianeggianti della città. A giorni installeremo le prime dieci centraline per la ricarica delle auto elettriche e da lì iniziamo a mettere a punto una serie di interventi per incentivarne l’uso, come tariffe agevolate per i parcheggi. Tenga conto che noi abbiamo il parco bus pubblico più moderno d’Italia: veicoli Euro 6 con una emissione molto ridotta di CO2 (i mezzi hanno meno di quattro anni). Il nuovo regolamento edilizio, inoltre, darà indicazioni precise su come costruire case e ristrutturarle che siano efficienti da un punto di vista energetico (isolamento termico, tetti fotovoltaici).

D) Qual è invece la situazione relativa alla raccolta differenziata?

R) Negli Anni ’50 Trieste gettava i propri rifiuti in una grande discarica sul Carso che oggi abbiamo il problema di chiudere. Il primo inceneritore (anni Settanta), e poi il secondo (quello attuale) hanno contribuito a risolverlo. Chi ha preso in gestione l’inceneritore lo gestisce per produrre utili: dunque, mentre io lavoro per aumentare la quota di differenziata (siamo al 31%, dopo che nel 2010 abbiamo imposto l’obbligo della differenziata), però l’inceneritore – gestendo un’area più vasta della città di Trieste – funziona comunque a pieno regime. Questa è una contraddizione e un problema reale che rallenta il diffondersi della cultura della differenziata: puntiamo a superare il 40% al 2015.

Ilaria Donatio

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