“Storico” accordo sui cambiamenti climatici: USA e Cina si impegnano a ridurre le emissioni di CO2. Storico?
E’già stato definito “storico” l’accordo tra Cina e Stati Uniti sulla riduzione delle emissioni di gas serra: il leader cinese Xi Jinping e il presidente Barack Obama hanno firmato nella notte un trattato che li impegna a tagliare CO2 e altri gas serra entro il 2025/30. La Cina si è impegnata a mettere un cap alle emissioni di gas serra, che dovranno iniziare a diminuire al massimo nel 2030, o anche prima, e a portare la quota di energia prodotta da fonte non fossile al 20% dell’energy mix entro il 2030. Per gli Stati Uniti l’obiettivo fissato è di ridurre le emissioni del 26/28% entro il 2025 rispetto al 2005: il presidente USA ha messo quindi per iscritto l’obiettivo già annunciato nel Climate Summit del 23 settembre. Il precedente impegno statunitense era di un taglio del -17% entro il 2020.
E’ la prima volta che la Cina – attualmente primo Paese al mondo per emissioni annuali di gas serra – accetta un accordo che limiti le sue emissioni. In passato il rifiuto cinese era arrivato puntualmente a ogni incontro internazionale, in ognuna delle Conferenze delle Parti delle Nazioni Unite che si tengono annualmente. Perciò ogni negoziato iniziava e finiva nella consapevolezza che senza il contributo di Cina e USA, ogni accordo sul clima era destinato a non avere un impatto decisivo per arrestare il surriscaldamento del Pianeta.
Per la Cina, la motivazione era sempre la stessa: poiché i cambiamenti climatici dipendono dalle emissioni cumulate, e a emettere erano stati per larga misura i “Paesi sviluppati”, non doveva essere responsabilità della Cina riparare al danno provocato. Questa argomentazione era andata perdendo di valore negli anni, in quanto le emissioni cinesi avevano ormai sorpassato quelle americane. In realtà, già negli ultimi anni la posizione cinese si era lentamente ammorbidita: la Cina ha programmi cap-and-trade per la riduzione delle emissioni in 5 provincie e 8 città ed è il primo investitore al mondo in energia solare e eolica.
Anche se questo annuncio è il culmine di un percorso, nondimeno giunge inaspettato. Il dietro le quinte del negoziato Cina-USA è rivelato dai rappresentanti dell’amministrazione Obama in un incontro con in giornalisti: questo accordo proviene da alcuni recentissimi avvenimenti, e le trattative si sono svolte nel più assoluto riserbo e a grande velocità. Il primo passo era stato compiuto quando il Segretario di Stato John F.Kerry ha sollevato la questione climatica nel suo viaggio a Pechino di febbraio. Ne era seguita una lettera di Obama a Xi, nella primavera. In seguito Obama e il vice presidente Zhang Gaoli si erano incontrati durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di settembre. In quell’occasione l’interesse della Cina nel proseguire il dialogo era stato chiaro; e in soli 50 giorni si è arrivati all’accordo, durante un viaggio intenso del presidente statunitense, e con altri temi in agenda, tra cui la riduzione di barriere al commercio di prodotti tecnologici e il miglioramento delle misure di avvertimento per ridurre il rischio di conflitti militari accidentali.
Come nota il Washington Post, “l’annuncio congiunto invalida le critiche statunitensi secondo le quali limitare le emissioni di gas serra non ha senso se la Cina rifiuta impegni. E zittisce anche quanti in Cina sostenevano che le emissioni di CO2 dovrebbero essere misurate su base pro-capite o attraverso miglioramenti dell’intensità energetica”.
Secondo Obama il Piano americano è “ambizioso ma raggiungibile. E una pietra miliare tra le relazioni USA-Cina e dimostra cosa è possibile realizzare quando si lavora insieme su una sfida globale urgente”. In casa Obama soffre dell’opposizione dei repubblicani sulle questioni climatiche, che vogliono utilizzare il nuovo potere conquistato al congresso nelle elezioni di Midterm per ridurre il potere dell’Environmental Protection Agency di limitare le emissioni di gas serra da impianti di produzione dell’energia, parte essenziale del piano di Obama per il clima.
“Invitiamo tutti gli Stati ad essere ambiziosi. – ha concluso Obama, in vista dei negoziati sul clima che si terranno a Lima questo dicembre e del summit di Parigi del 2015 – Tutti gli Stati, sviluppati ed emergenti. Per andare oltre alle vecchie divisioni e concludere un accordo forte il prossimo anno”.
Veronica Caciagli