Le foreste di faggio candidate a diventare Patrimonio dell’umanità Unesco
La Riserva Integrale di Sasso Fratino e le faggete vetuste del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, sono uno degli 8 siti candidati ad essere riconosciuti come Patrimonio Mondiale Naturale Unesco.
Lo scorso 29 ottobre a Bonn durante l’incontro su Natura e Biodiversità si è discusso della partecipazione dell’Italia alla candidatura per il riconoscimento, come patrimonio dell’umanità, alle Foreste di Faggio Europee. L’incontro è stato organizzato dal Ministero dell’Ambiente della Repubblica Federale Tedesca e hanno partecipato i rappresentanti dei seguenti paesi europei: Austria, Spagna, Romania, Croazia, Albania, Ucraina, Belgio, Bulgaria, Kosovo e Slovenia.
Oltre a Sasso Fratino, per l’Italia sono stati selezionati 8 siti ricompresi nel Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco Nazionale del Pollino, nel Parco Nazionale del Gargano e nei Comuni di Oriolo Romano e Soriano nel Cimino. Tra gli enti e le autorità coinvolte è stato sottoscritto un accordo di collaborazione, destinato a durare fino al termine del processo di candidatura che assegna al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise il ruolo di capofila per l’intero processo a livello nazionale.
Per questa candidatura sono stati individuati 45 siti in 22 paesi diversi e l’iscrizione nella tentative list dell’Unesco dovrebbe avvenire entro il 1 febbraio 2015. Per Luca Santini, Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si tratta di “una candidatura fortemente voluta dal Parco, un’ulteriore opportunità di promozione a livello internazionale delle nostre foreste, dei nostri ambienti per il loro grado di tutela, conservazione e valorizzazione. L’eventuale riconoscimento rappresenterebbe un traguardo straordinario e ad oggi ci sono tutti i presupposti per poterlo raggiungere. La collaborazione che abbiamo instaurato in questa fase con il Ministero dell’Ambiente e gli altri parchi nazionali dimostra che questo progetto interterritoriale ha un grande potenziale che mette in rete ancora di più i parchi nazionali e promuove così uno sviluppo sostenibile”.
“I risultati delle prime indagini – ha commentato Nevio Agostini responsabile del Servizio Promozione dell’Ente Parco – dimostrano che le foreste vetuste sono una realtà importante nell’area protetta. Sono state fatte delle rilevazioni interessanti tra le foreste vetuste che hanno evidenziato la presenza di faggi di circa 300 anni e di realtà faunistiche rilevanti come il picchio nero e il barbastello, indicatori di foreste naturali. L’indagine è condotta dal professor Gianluca Piovesan, dell’Università della Tuscia, referente italiana per le foreste vetuste”.