Lotta ai cambiamenti climatici in UE: la lente EEA sulle azioni concrete degli Stati
Più di trenta Paesi europei e il loro impegno nella lotta al cambiamento climatico. È di questo che si parla nell’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) dal titolo “National adaptation policy processes in European countries – 2014”.
Una raccolta d’informazioni su strategie e azioni messe in campo, a livello nazionale, per prevenire i rischi derivanti dai cambiamenti climatici. Un argomento di grande attualità, considerata la previsione che questi cambiamenti possano interessare l’Europa con un incremento di eventi come alluvioni, siccità, ondate di calore, innalzamento del livello dei mari e altri diffusi mutamenti che riguarderebbero, ad esempio, la distribuzione delle specie e la stagionalità dei prodotti agricoli. Gli indicatori di cambiamento climatico mostrano fino a che punto queste tendenze sono già in atto e sono state osservate in Europa e non solo. L’Italia ne ha avuto ulteriore prova con i recenti fatti di Genova.
Il rapporto è stato realizzato con la collaborazione di ETC-CCA (European Topic Centre on Climate Change impacts, vulnerability and Adaptation), un consorzio di organizzazioni europee messe insieme per iniziativa dell’EEA con l’obiettivo di produrre dati, informazioni, indicatori e valutazioni per le politiche nell’area degli impatti dei cambiamenti climatici, la vulnerabilità e l’adattamento.
Cosa si può fare, e cosa è possibile progettare per rendere il territorio più pronto, e meno vulnerabile, di fronte agli impatti del clima che cambia?
La metà dei Paesi ha fatto registrare un’alta o molto alta volontà di sviluppare politiche di adattamento a livello nazionale. Questa volontà potrebbe essere connessa a una crescente consapevolezza circa i temi relativi ai cambiamenti climatici, consapevolezza che – stando alle risposte ricevute – è cresciuta nel corso degli ultimi cinque anni nei due terzi dei paesi interessati dalla ricerca.
A tal punto che, in oltre i tre quarti dei Paesi, si legge nella ricerca, l’adattamento ai cambiamenti climatici è un argomento che fa parte dell’agenda politica, mentre si notano risposte pressoché unanimi nel definire gli eventi estremi come fattori che hanno innescato dei processi di adattamento. Tra le altre ragioni che hanno portato il tema dell’adattamento all’interno delle agende politiche nazionali, un ruolo rilevante spetta alle Direttive dell’Unione Europea (la seconda motivazione per citazioni ricevute), seguite dai costi derivanti dai danni prodotti dal mancato adattamento (terza motivazione) e i risultati della ricerca scientifica per supportare le strategie e le azioni da intraprendere.
Nonostante una diffusa consapevolezza tra i politici, solo ventuno Stati si sono dotati di una strategia nazionale di adattamento – tra questi non figura l’Italia – mentre azioni concrete sono ancora alla fase iniziale in buona parte dell’Europa. Fino ad oggi, secondo i dati della ricerca, sono diciassette i Paesi che stanno già implementando politiche nazionali di adattamento, principalmente in Nord e Centro Europa, ma nemmeno questo profilo corrisponde al nostro Paese… Che però, per bocca del Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, si dice ottimista circa l’entrata in vigore, entro ottobre, della tanto agognata Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
La disponibilità di informazioni è la più menzionata tra gli strumenti politici di adattamento, mentre la gestione delle risorse idriche è il settore di adattamento che ha fatto registrare i maggiori livelli di priorità. Molti Paesi, inoltre, hanno già messo in campo schemi per monitorare, valutare o redigere rapporti circa i propri progressi, mentre più della metà sta pianificando o avviando simili schemi.
La maggior parte dei partecipanti alla ricerca ha, però, identificato anche degli ostacoli per tradurre l’adattamento in azioni concrete. Più dei tre quarti, ad esempio, ha citato a questo proposito la scarsità di risorse quali tempo, denaro o tecnologie e, allo stesso tempo, sono considerati ostacoli da un ampio numero dei partecipanti anche le incertezze relative all’ampiezza dei futuri cambiamenti climatici e alle “poco chiare responsabilità”.
“È la prima volta che gli sforzi di adattamento dei paesi europei vengono analizzati in maniera così esauriente” ha detto Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo dell’EEA. “Spesso, per motivi per altro validi, l’attenzione si concentra sugli sforzi tesi a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Ma l’adattamento è inevitabile, è quindi un fatto molto positivo che su questo argomento ci sia ora un focus politico a livello europeo. Ora, molti Paesi hanno bisogno di tradurre i piani in azioni”.
A livello informativo, l’Unione Europea ha creato Climate-ADAPT, the European Climate Adaptation Platform, un portale sull’adattamento ai cambiamenti climatici nell’UE. Il sito raccoglie un vasto numero d’informazioni sugli impatti dei cambiamenti climatici, una vasta gamma di casi di studio, politiche, strumenti e altre risorse.
Proprio perché la lotta al cambiamento climatico richiede un forte coinvolgimento e impegno da parte degli Stati Membri e delle amministrazioni soprattutto locali – le più vicine al territorio e ai cittadini – l’Unione Europea ha lanciato l’iniziativa “Mayors Adapt” che ha avuto il suo battesimo ufficiale durante la cerimonia che si è tenuta a Bruxelles il 16 ottobre in presenza del Commissario uscente per l’Azione sul Clima Connie Hedegaard e dei sindaci europei che hanno aderito.
Si tratta di un’iniziativa voluta dalla Commissione Europea per offrire agli enti locali dei 28 Paesi l’opportunità di confrontarsi e di collaborare nella pianificazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici. L’obiettivo è creare una rete transnazionale con il compito di sviluppare la resilienza alle conseguenze di questo fenomeno, incoraggiando il dialogo e lo scambio di soluzioni ed esperienze e offrendo supporto e assistenza nella realizzazione dei progetti.
Tra le città entrate a far parte del network ci sono nomi come Barcellona, Copenhagen, Francoforte, Madrid, Lisbona e Monaco di Baviera. Per quanto riguarda l’Italia, la lista dei Comuni aderenti comprende, tra gli altri, Bologna, Ancona, Treviso, Napoli e Palermo, oltre a numerosi centri di piccole e medie dimensioni.
“Quando, in marzo, abbiamo lanciato Mayors Adapt, il nostro obiettivo era costruire una rete di almeno cinquanta città entro la fine dell’anno. E invece ne abbiamo già cento, e molte altre sono in lista di attesa per essere coinvolte”, ha dichiarato Connie Hedegaard.
Beatrice Credi