Fabio Geda: “fallo per te, non per il Pianeta”
Classe 1972, Fabio Geda è uno dei “giovani” scrittori italiani più interessanti degli ultimi anni. Ha esordito nel 2007 con Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (Instar) e si è velocemente guadagnato l’attenzione del pubblico oltre che della critica. La sua opera è stata infatti riconosciuta con numerosi premi e successi. L’ultimo suo libro è Se la vita che salvi è la tua, uscito a maggio per Einaudi. Fra una tappa e l’altra del suo tour di presentazione, Fabio ha recentemente partecipato anche al Festival Torino e le Alpi, una rassegna che ha voluto offrire una prospettiva contemporanea sulla montagna, per rafforzare il rapporto tra la città e le sue cime, a beneficio di entrambi.
D) Fabio, perché hai scelto di partecipare al Festival Torino e le Alpi?
R) Amo la montagna: da sempre, da quando sono nato. Qualunque cosa abbia a che fare con i monti mi trasmette immediatamente un’ondata di energia positiva. E poi ovviamente mi piace la montagna in letteratura: Aria sottile di Jon Krakauer è uno dei miei libri preferiti in assoluto. E per finire, io scrivo romanzi, e scrivere un romanzo è un po’ come scalare una montagna: arrivi in cima passo passo, tappa dopo tappa, devi saper gestire il fiato, devi aver messo nello zaino tutto quello che ti serve.
D) Che tipo di rapporto hai con la montagna e le Alpi in particolare?
R) Direi più che altro contemplativo. Amo soprattutto camminare, ma non ho bisogno di fare grandi cose, di conquistare cime inviolate o altro. A me piace guardarla, la montagna. Camminare su un qualunque sentiero e guardarla. Non chiedo altro.
D) Quanto ti senti legato all’ambiente?
R) Non è che mi sento legato all’ambiente, è che sono conscio di dipendere dall’ambiente. Trovare un equilibrio sostenibile tra l’uomo e il pianeta che lo ospita è fondamentale. Ed è fondamentale non tanto per la Terra quanto per l’uomo. Avete presente quel grandioso monologo di George Carlin, quello in cui dice: “C’è tutta questa gente che va in giro a ripetere che stiamo distruggendo il pianeta e non capisce che il pianeta sta benissimo, sono gli esseri umani a essere fottuti”.
D) Quali sono le azioni quotidiane che compi per rispettare il Pianeta? E dunque te stesso, seguendo il ragionamento…
R) Be’, ad esempio non ho una macchina: vado in giro solo in bicicletta e con i mezzi pubblici. Riciclo quello che riesco a riciclare. Tento di fare la spesa in modo intelligente, magari a chilometri zero. Piccole cose di grande importanza.
D) Che ruolo ha secondo te la memoria nel rapporto con il territorio e più in generale con l’ambiente?
R) Dipende da cosa si ricorda, direi. Se senti i racconti di chi lavorava la terra cinquant’anni fa ringrazi il cielo ogni giorno di andare a comprarti le pere al mercato: il rapporto con la natura non è certo solo tramonti e nuvole, è anche fatica e disagio. Ma poi ti rendi conto del rapporto intimo che c’era tra quelle persone e il territorio in cui abitavano, quale rispetto reciproco li unisse, e allora c’è da averne nostalgia. O per lo meno c’è da recuperare un po’ di quella intensità.
D) Torino è la città in cui vivi: quanto pensi sia ecofriendly?
R) Dire che si può fare di più è una banalità… Si è fatto e si sta facendo molto, questo è certo, ma i margini di miglioramento sono ancora ampi.
D) In qualità di scrittore e personaggio pubblico, pensi di poter contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica verso una cultura ambientale più evoluta?
R) Ognuno di noi può contribuire con un verso, come diceva Walt Whitman…
D) Tre aggettivi che useresti per raccontare l’ambiente e perché?
R) Necessario: per tutto il discorso fatto prima. Bello: perché la bellezza è un valore, e anche se non credo che la bellezza salverà il mondo penso che possa indicare la direzione perché siano gli uomini a farlo. Violento: e faremmo bene a ricordarcene.
D) Su wikipedia si legge che adori le torte salate: che tipo di alimentazione segui?
R) Non mangio carne, ma mangio molto pesce. A colazione yogurt e cereali. Non bevo superalcolici, ma quando sono in compagnia il vino è il mio migliore amico. Non so che tipo di alimentazione sia, questa. Ma per ora funziona.
D) Credi possa nascere un vero e proprio genere letterario da definire “ambientale” o invece sarebbe più auspicabile parlare di ambiente come sfondo a tutti i generi, senza distinzione?
R) Non amo le categorie e i generi: un buon libro, per me, è un buon libro, di qualunque cosa parli, qualunque argomento tratti. L’ambiente è un argomento di cui senza dubbio è necessario scrivere, su cui è necessario riflettere e far riflettere. Libri che parlano di ambiente non ce ne sono mai abbastanza…
Daniela Falchero