Miele: cambiamenti climatici e piogge fanno crollare la produzione
I cambiamenti climatici, le basse temperature e le piogge intense che hanno flagellato il Paese, in primavera e in questo inizio di estate, hanno “affaticato” anche le api, tanto che il raccolto di miele italiano rischia di essere seriamente compromesso e disomogeneo per aree.
A Nord e a Sud dello Stivale i dati più preoccupanti: l’apicoltura registra una pessima stagione produttiva con percentuali che sfiorano il -70%. Meglio nelle regioni centrali dove il calo della produzione dovrebbe attestarsi sul -40%. “Anche se abbiamo leggere speranze di recuperare, molto dipenderà dal tempo e dall’agognato avvento della bella stagione, che tarda ad arrivare - spiega Hubert Ciacci, presidente della “Settimana del Miele” di Montalcino - risultano già penalizzati i raccolti di miele di acacia, di cui la Toscana è tra le pochissime regioni produttrici, di agrumi nelle aree del Sud e, molto negativa, anche la produzione dei millefiori estivi e di mieli provenienti dalle regioni del Nord Italia”. Il bilancio definitivo del raccolto 2014 si saprà alla “Settimana del Miele” (Montalcino, 12-14 settembre 2014), gli “Stati Generali” dell’apicoltura, ma, intanto, arrivano i numeri di questo settore che si appresta a registrare i minimi storici sul fronte della produzione.
Ma l’apicoltura è anche un settore economico dai numeri importanti, in cui cresce l’occupazione, soprattutto giovanile, perché la domanda di prodotti apistici cresce più dell’offerta e salgono, di conseguenza, le quotazioni del miele. Un settore “giovane” anche perché per avviare un’attività l’investimento è contenuto: bastano 50-70.000 euro per creare un allevamento professionale. Numeri che, nel complesso, fanno dell’apicoltura un settore che vale 70 milioni di euro, impiega 50.000 apicoltori e sfiora quota 1,1 milioni di alveari in tutto il Paese, per una produzione media di 200.000 quintali di miele l’anno. “L’Italia, infatti, si conferma – continua Ciacci – uno dei pochi Paesi in cui le api “stanno bene” anche se chiedono, per continuare a svolgere il servizio di impollinazione che offrono all’agricoltura, valutato 3,5 miliardi di euro, maggiore attenzione sull’utilizzo dei prodotti chimici e sulle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici”.
Un’attenzione che anche il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha mostrato di avere verso le api, tanto che ha firmato un documento ufficiale che sollecita un provvedimento del governo federale sulla questione che da qualche anno mette l’ape comune in una posizione di estrema responsabilità nei confronti del futuro dell’umanità. “Quando si parla di api non si parla solo di miele – commenta Ciacci – ma anche di agricoltura e della produzione di tutti quei prodotti che comunemente portiamo sulle nostre tavole, dalle mele alle mandorle, dalle pesche alle pere, dalle melanzane all’uva, dai cetrioli alle fragole, solo per citare alcune delle 71 colture su 100, che provvedono all’alimentazione umana, che vengono impollinate dalle api. Senza le api, agente fondamentale di queste colture, si prospetta uno scenario catastrofico”.
A Montalcino per la “Settimana del Miele” (12-14 settembre 2014) oltre a fare il punto sulle prospettive e gli scenari futuri che si aprono per gli insetti impollinatori, e per l’umanità, si potranno scoprire e degustare anche molte varietà di miele, dalle più note e utilizzate come acacia, millefiori, castagno e girasole, alle meno conosciute come il miele di spiaggia, di corbezzolo, di marruca, di melata di abete e tanti altri ancora.