Ecolight presenta il museo virtuale del riciclo
Arriva da Ecolight l’idea di creare il “Museo virtuale del riciclo” che attraverso le opere degli artisti, tutte rigorosamente create con materiali di recupero, sia un contributo in più a sostegno dell’ambiente e, allo stesso tempo, una testimonianza significativa della sensibilizzazione ai temi ambientali.
Come sistema collettivo, Ecolight, si occupa della gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee) e conta tra i propri consorziati oltre 1.100 aziende. Dal 2004 questo ente ha fatto del rispetto ambientale il proprio codice etico, cercando di promuovere iniziative che non solamente potessero migliorare la raccolta dei rifiuti elettronici, ma anche sensibilizzare aziende e consumatori nell’ottica di creare una maggior coscienza ambientale. I raee non sono infatti solamente competenza dei produttori e dei distributori, e di conseguenza dei consorzi che da queste aziende sono nati, ma di tutti. La cura dell’ambiente passa infatti da attenzioni che ciascuno può e deve adottare.
La scelta di farne un portale internet deriva dalla volontà di proporre una vetrina aperta a tutti, aperta ai “consumatori” come ai “creatori”. Il Museo infatti, dichiarano i suoi promotori, “si propone di raccogliere le testimonianze di coloro che, attraverso un’idea, danno nuova vita agli oggetti “da buttare”. Il risultato può essere un quadro o un’istallazione, un oggetto di design o uno strumento musicale, oppure ancora una maglia da indossare. La creatività non sembra conoscere limiti quando si tratta di reinventare un oggetto destinato alla discarica: tra provocazioni, soluzioni di arredo e vere opere d’arte, il “riciclo” trova spazio in moltissime forme e risultati”.
Solo così il tema del “riciclo” può diventare più familiare: non più legato al mondo dei rifiuti, ma collegato ad un nuovo modo di vivere. Conclude Dezio, Direttore Generale Ecolight: “Siamo infatti convinti che il riciclo, in quanto “buona pratica”, è una forma d’arte capace di insegnare a rispettare maggiormente l’ambiente”.
Elena Marcon