Ballarini: pentole e accessori a minor impatto per i cuochi di domani
C’è l’Italia dell’Ilva, e poi c’è un’altra Italia, in cui metalmeccanica e rispetto dell’ambiente riescono a convivere in una stessa azienda. La politica di sostenibilità della Ballarini, storico marchio di utensili di cottura in alluminio, acciaio e rame, compie dieci anni. Iniziata formalmente nel 2004 con la certificazione UNI EN ISO 14001, affonda le sue radici nella scelta, 30 anni prima, di rinunciare alle vernici a base solvente. Oggi il rispetto dell’ambiente rappresenta un pilastro della strategia aziendale, il punto di forza apprezzato dai buyers e dai clienti più attenti, un valore che, al di là delle collezioni green, sta permeando il resto della produzione.
L’azienda, spiega Alessia Gorni, Responsabile Comunicazione, “nasce a Rivarolo Mantovano nel 1889 come piccolo laboratorio di utensili metallici e negli anni ’20 conta già 2.000 referenze. Negli anni ’40 si specializza nella produzione di pentole e venti anni dopo è tra le prime imprese a realizzare utensili antiaderenti”. Dopo la certificazione, nel 2005 arriva il brevetto Thermopoint: un piccolo “bottone” collocato sul manico delle padelle che diventa rosso quando l’utensile è caldo al punto giusto per la cottura e ritorna verde quando, finita la cottura, la pentola è di nuovo fredda e può essere tranquillamente lavata, toccata, appoggiata. Un dispositivo che “permette di preservare le pentole da shock termici, facendole durare più a lungo, e di utilizzare meno energia. Si è calcolato che in un anno l’energia risparmiata in una famiglia grazie a Thermopoint è pari a quella necessaria per 100 lavaggi in lavatrice”.
Ma lo stimolo per creare una linea di prodotti ecosostenibili arriva dall’esterno: “Quando nel 2008 sono stati presentati i temi dell’Expo 2015, ci siamo chiesti come potevamo presentarci a quell’appuntamento in modo autorevole. Così, siamo partiti con un progetto dedicato all’infanzia, Cucinando s’impara. Con i bambini non si scherza, la sicurezza alimentare e la corretta alimentazione quando parliamo dei più piccoli sono ancora più importanti. E poi per sensibilizzare le persone su questi temi è necessario cominciare dalla giovane età”. Il progetto di formazione e comunicazione si traduce poi in uno commerciale, e dopo i laboratori nelle classi nasce anche una linea di scatole tematiche con gli accessori per imparare a cucinare. Gli utensili sono in alluminio riciclato, e riciclabili a fine vita.
Ispirata dai temi dell’Expo, nel 2008 Ballarini lancia anche la prima linea ecosostenibile, Green Home poi evolutasi in Greenline: padelle, pentole, casseruole, teglie e bistecchiere antiaderenti dotate di Thermopoint, con imballaggio in carta riciclata e plastica biodegradabile e prodotte in alluminio riciclato, che consente di risparmiare il 95% dell’energia necessaria in fase di produzione e di ridurre le emissioni di CO2 del 75%. “Per adottare un sistema di comunicazione chiaro ed inequivocabile abbiamo creato l’etichetta ambientale, una sorta di carta d’identità che accompagna i prodotti ecosostenibili, dando informazioni sugli impatti ambientali, la riduzione del consumo di risorse, lo smaltimento a fine vita”.
Dopo il lavoro sui metodi e i materiali di produzione, Ballarini ha poi approfondito l’aspetto dell’approvvigionamento: se è vero che in altri settori si è costruito una forte retorica sul “chilometro zero”, nel caso di un’azienda metalmeccanica gli impatti della filiera cambiano molto in base alla sua lunghezza. “Da due anni di lavoro è nata la linea 188, prodotta con materiali provenienti da un raggio non superiore a 188 chilometri. Può sembrare facile, ma è stata una grossa sfida: abbiamo dovuto cercare fornitori del territorio capaci di garantire la nostra produzione, e aziende sostitutive nel caso quelle scelte si trovino in difficoltà a causa della crisi”. Il risultato è una collezione di pentolame prodotta in alluminio riciclato, con una riduzione del 78% dei chilometri stradali percorsi rispetto al normale approvvigionamento delle materie prime necessarie per produrre utensili analoghi.
Anni di lavoro che hanno preparato l’azienda a poter rispondere alla domanda dei consumatori di domani. “Siamo stati selezionati dal Ministero dell’Ambiente per la mostra che ha siglato la collaborazione sino-italiana nel dopo Expo 2010. L’ex padiglione italiano, riconvertito a spazio di interscambio economico-culturale tra Italia e Cina, ospitò un’importante mostra curata dalla Triennale di Milano e in quella occasione rappresentammo l’Italia del futuro in qualità di azienda in grado di garantire il mantenimento del nostro stile di vita anche nei decenni a venire. Altro importante appuntamento è stato la Biennale di Venezia nel 2012 che selezionò i nostri prodotti per la Casa Sensoriale Domotica. Occasioni che ci hanno dato grande visibilità con i buyers e quella fetta di consumatori già sensibili ai temi ambientali. E’ per loro che abbiamo lavorato in questi anni”.
Ballarini festeggia nel 2014 i 125 anni di attività: oggi esporta il 70% della produzione in 120 Paesi (in prima linea Germania e Emirati Arabi), conta circa 300 dipendenti e un fatturato di 90 milioni di euro. Il 4% è dato dalla vendita delle linee green, anche se la sostenibilità ha permeato il resto della produzione e dei processi aziendali: “Circa il 60% dei nostri prodotti è realizzato con alluminio riciclato, il 70% si basa su approvvigionamenti che avvengono nel raggio di 188 chilometri e l’80% di pentole e padelle hanno già Thermopoint. Inoltre, negli ultimi anni sono ulteriormente migliorate le performance ambientali dell’azienda: nel 2013 abbiamo installato un impianto di postcombustione per eliminare anche le residue emissioni inquinanti, che rientravano comunque nei parametri di legge”.
Il percorso iniziato nel 2004 culminerà l’anno prossimo in un progetto culturale parallelo all’Expo: “Lo stiamo sviluppando in collaborazione con l’Associazione Nazionale Dietisti e l’Associazione Professionale Cuochi Italiani e l’Università di Firenze. Porterà i temi della sostenibilità alimentare in giro per la penisola, sarà un evento di rottura e per questo farà anche molto discutere”.
Veronica Ulivieri