Il Governo impugna le leggi regionali sul nucleare
Il Consiglio dei Ministri ha deciso oggi di impugnare, dinanzi alla Corte Costituzionale, le leggi regionali varate da Puglia, Campania e Basilicata per impedire l’installazione di impianti nucleari nei rispettivi territori.
La decisione è stata presa su proposta del Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, che ha definito l`impugnativa ”necessaria per ragioni di diritto e di merito”. “In punto di diritto – ha spiegato Scajola - le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza (articolo 117 comma 2 della Costituzione)”.
Secondo il ministro non impugnare le tre leggi regionali avrebbe costituito un precedente pericoloso con il rischio che altre regioni potessero adottare decisioni simili, ostili alla localizzazione di infrastrutture definite ”necessarie per il Paese”.
“Il ritorno al nucleare – ha aggiunto Scajola - è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell`energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo”.
Il 10 febbraio, in occasione del prossimo Consiglio dei Ministri, il decreto legislativo (che contiene anche misure per la definizione dei criteri di localizzazione delle centrali nucleari) sarà approvato in via definitiva.
Immediate le reazioni in Parlamento. “La scelta nucleare del governo è sbagliata, costosa, pericolosa e sta già togliendo risorse ad altri settori energetici, come quello delle fonti rinnovabili, sui quali i paesi più all’avanguardia investono massicciamente”, hanno sottolineato i senatori “ecodem” Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. Paolo Brutti, responsabile Ambiente e Infrastrutture dell’Italia dei Valori, ricorda invece che il nucleare italiano rischia di “presentare il conto” prima ancora di partire: “per inseguire il miraggio delle centrali nucleari il governo si è dimenticato di rispettare gli impegni presi con l’Europa per il contenimento delle emissioni di gas serra e lo sviluppo delle energie rinnovabili”. “Le centrali”, contiuna Brutti, “se pure si faranno – e il pure riguarda il fatto che le centrali tipo EPR attualmente in costruzione stanno subendo gravissimi ritardi per inattese difficoltà realizzative inerenti anche la sicurezza – non entreranno in funzione prima del 2020, mentre il contenimento delle emissioni deve essere effettuato entro il 2012. Per questa data l’Italia e il ministro Scajola non saranno pronti e non raggiungeremo gli obiettivi europei. Da qui le sanzioni monetarie”.