“Green Pea”: Farinetti anticipa il nuovo progetto a Radio24
Nell’intervista di venerdì 28 febbraio con Giovanni Minoli a Mix24 (Radio 24) il fondatore di Eataly Oscar Farinetti si è espresso su alcuni temi di attualità, a partire dall’Expo, e ha anticipato il suo prossimo progetto. “Dall’Expo mi aspetto moltissimo, che arrivi il doppio delle persone che ci immaginiamo. Loro ne aspettano una ventina di milioni, secondo me ne arrivano molte di più. Le imprese italiane soprattutto nel mondo stanno lavorando in questa direzione, c’è una voglia di Italia. Siamo il Paese con il 70% del patrimonio artistico, i più bei paesaggi, il cibo”. “Siamo nella direzione giusta – ha aggiunto Farinetti – e noi italiani, verso la fine, ho notato che poi ogni volta raddrizziamo le situazioni. L’abbiamo già raddrizzato l’Expo, ci stiamo lavorando. Sala (commissario Unico del governo per ‘Expo, ndr) è una persona intelligente, sia Carlin Petrini (Slow Food), sia il sottoscritto, molto più umilmente, stiamo cercando di aiutarlo”.
Parlando dei progetti futuri, Farinetti ha rivelato: “Il mio futuro si chiamerà ‘green pea’, glielo dico in anteprima, ‘pisello verde’, e sarà un grande luogo di rispetto, dove delle persone di rispetto verranno a comprare oggetti di rispetto. Torno ai beni durevoli”.
Il presidente di Eataly ha anche preso posizione contro le filiere corte: “Non sono un fanatico dei prodotti a km 0, anzi sono sostanzialmente contro i km 0, perché se fermiamo la libera circolazione delle merci nel mondo, fermiamo anche la libera circolazione delle idee. Però sono per trasportare solo le eccellenze e non tutto. E’ lampante che io mangio una mela italiana, e non mangio una fragola oggi, che è fuori stagione, che deve arrivare da un’altra parte del mondo. Però io vorrei vendere, noi vogliamo vendere barolo e barbaresco ai cinesi.”
Farinetti ha anche parlato della sua idea su come combattere le truffe alimentari: “Dobbiamo difenderci da soli dalla contraffazione con un marchio unico per il cibo italiano. Dobbiamo dare la possibilità ai cittadini del mondo di riconoscere quello che è italiano e dobbiamo lavorare su questo, c’è molto da fare e si può fare in 3 mesi non in otto anni. Invento un marchio unico che si chiama “Italia”, io ho proposto la mela tricolore e lo appongo su tutti i prodotti veri italiani e faccio un advertising nel mondo… si ricorda quello di pura lana vergine, vero cuoio, quella roba lì. Cerca il prodotto italiano e poi parliamo delle nostre D.o.p., D.o.c.g., I.g.p.. Cosi abbiamo piantato un po’ di confusione”.