L’UE punta sull’energia oceanica. Sperando di non fare un buco nell’acqua
Ricordate il nuovo pacchetto clima-energia approvato dall’Unione Europea poche settimane fa? Prevede una riduzione del 40% della CO2 e una quota di rinnovabili fissata al 27% entro il 2030. Un aiuto al raggiungimento di questi obiettivi potrebbe arrivare dagli oceani. Secondo quanto contenuto nel “Piano d’azione a sostegno dell’energia blu” appena presentato dai commissari europei Maria Damanaki (Affari Marittimi e Pesca) e Guenther Oettinger (Energia) le acque salate potrebbero, infatti, potenzialmente soddisfare il 78% del consumo energetico europeo entro la data fissata da Bruxelles, aumentando così la sicurezza di approvvigionamento dell’Europa. Senza contare che la nuova fonte avrebbe un grande potenziale anche in termini occupazionali: 40mila nuovi posti di lavoro entro il 2035, in particolare nelle zone costiere spesso caratterizzate da elevati tassi di disoccupazione. In termini economici stiamo parlando di un mercato del valore di 535 miliardi di Euro.
Il settore, tuttavia, è ancora poco esplorato. Per questo motivo la Commissione Europea parallelamente al Piano per lo sfruttamento dell’energia oceanica, ha pensato di creare un Forum che coinvolga diversi attori, dalle autorità statali e regionali, all’industria fino alle organizzazioni ambientali. Questi diversi soggetti dovranno, insieme, redigere una roadmap che dia impulso a questo tipo di energia e ne promuova lo sviluppo principalmente tecnologico e scientifico per sfruttare tutte le potenzialità di questa risorsa naturale, nonché la sinergia con altri settori delle fonti pulite legate agli oceani come, per esempio, l’energia eolica off-shore.
Ma come si può estrarre energia dal mare? Principalmente utilizzando l’acqua come forza motrice o sfruttando il suo potenziale chimico o termico. In particolare possono essere individuate sei fonti diverse. 1) Le onde: energia cinetica trasferita dal vento alla superficie degli oceani. 2) Le maree: energia potenziale derivata dall’attrazione gravitazionale luni-solare degli oceani. 3) Le correnti di marea: energia cinetica delle correnti marine derivate dall’innalzamento e abbassamento della colonna d’acqua a causa delle maree. 4) Le correnti marine: energia cinetica delle correnti dovute alla differenza di densità tra masse d’acqua o al vento superficiale. 5) I gradienti di temperatura: energia termica derivata dalla differenza di temperatura tra gli strati superficiali degli oceani riscaldati direttamente dal sole e gli strati profondi più freddi. 6) I gradienti di salinità: energia osmotica derivata dalla differenza di salinità tra gli oceani e l’acqua dolce presente alla foce dei fiumi. Ognuna di queste diverse fonti richiede poi una specifica tecnologia per la conversione in energia elettrica.
Il Forum sarà organizzato secondo tre linee di intervento: Tecnologia e risorse, Questioni amministrative e Finanziamento e Ambiente proprio perché il settore oggi incontra ancora numerosi ostacoli da superare. Costi elevati, difficoltà nell’accesso ai finanziamenti, barriere amministrative legate a complesse procedure di autorizzazione e di licenza, questioni relative all’impatto ambientale sugli ecosistemi marini e problemi infrastrutturali, tra cui il collegamento alla rete o l’accesso ad adeguate strutture portuali e a navi specializzate. Questioni non da sottovalutare che spingono gli scettici ad affermare che, nonostante il suo incontestabile potenziale, questo nuovo promettente settore potrebbe non riuscire a produrre benefici significativi in termini economici e ambientali e divenire competitivo rispetto ad altri metodi di produzione di energia elettrica.
A smorzare questo pessimismo ci pensa un progetto italiano. Enel Green Power e 40 South Energy hanno infatti siglato un accordo di collaborazione, nel 2012, per installare e gestire un generatore elettrico da onde marine – l’R115 – che punta a diventare il primo dispositivo internazionale a produrre energia pulita sfruttando il moto ondoso. Immaginate una medusa ad una profondità di 25 metri che si muove insieme al mare, e proprio da questo movimento viene prodotta energia. Il dispositivo verrà posto, in primavera, in un’area antistante l’isola d’Elba, e collegato alla rete elettrica con una capacità di circa 150 kW. Secondo le stime compiute dalle due aziende coinvolte, il generatore potrà essere in grado di produrre 220 mila kWh annui, sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 80 famiglie. Il progetto è in fase di test avanzato (la prima fase l’avevamo raccontata qui) e si possono già identificare alcuni significativi vantaggi nell’utilizzo di questa tecnologia. La manutenzione è limitata e effettuabile direttamente dalla superficie, gode di un sistema di “autoaffondamento” per evitare l’impatto con le imbarcazioni, inoltre, lo spazio occupato dal generatore è relativamente ridotto rispetto a quanto accade per lo sfruttamento di energia eolica o solare. La partnership con Enel Green Power è cominciata nel 2012, mentre il progetto è partito otto anni fa, ma gli sviluppatori non intendono fermarsi qui. È prevista, infatti, l’installazione di nuovi generatori nel Mediterraneo e nelle acque oceaniche. Senza contare l’enorme potenziale in un Paese come l’Italia caratterizzato da ben 8.000 Km di coste.
Beatrice Credi