Fabiano Ventura: i ghiacciai di ieri e di oggi. Per vedere la differenza
Fotografo e convinto ambientalista, Fabiano Ventura ha unito le sue due grandi passioni in un progetto ambizioso. È lui l’ideatore di Sulle tracce dei ghiacciai, un viaggio attraverso il mondo con gli occhi di oggi e di ieri. Fotografie attuali che, confrontate con immagini storiche degli stessi luoghi, ci aiutano a capire quali siano gli effetti dei cambiamenti climatici sull’ambiente.
D) Fabiano, in cosa consiste Sulle tracce dei ghiacciai?
R) È un progetto strutturato su 6 spedizioni, ha come obiettivo lo studio dell’effetto dei cambiamenti climatici sui ghiacciai più importanti della Terra. Le spedizioni vengono effettuate ad anni alterni, ne abbiamo già realizzate 3: Karakorum in Pakistan (2009), Caucaso in Georgia (2011), Alaska in Usa (2013). A seguito delle spedizioni organizziamo delle mostre fotografiche itineranti e dei documentari televisivi che stanno riscuotendo un buon successo. Il riscontro mediatico per noi è importante, ci fa capire che il lavoro che stiamo facendo trova un riscontro sociale. Perché obiettivo ultimo del progetto è creare una coscienza ambientale. Insieme alla valorizzazione della storia del territorio: le fotografie che scattiamo durante la spedizione vengono infatti affiancate a immagini che sono state realizzate a fini documentativi geografici a fine Ottocento inizio Novecento e che oggi assumono per noi valore scientifico. Cerchiamo di ricostruire lo stesso punto di vista, nello stesso periodo dell’anno, per confrontare come si sono arretrati i ghiacciai.
D) Qual è il tuo ruolo? quali partner hai a supporto?
R) Io sono l’ideatore del progetto, sono presidente dell’associazione Macro Micro. Ho scelto di comunicare attraverso la fotografia perché ritengo sia facilmente fruibile e adatta a trasmettere i valori che ritengo fondamentali per la vita. Ho avuto riscontro da molte aziende legate in qualche modo alla fotografia, alla montagna o alle energie rinnovabili, abbiamo patrocini istituzionali, di diverse città e province, di numerose università.
D) Come hai visto cambiare nell’arco di 10 anni i paesaggi naturali che hai visitato?
R) Ho viaggiato molto in tutto il mondo, ho visto molti paesaggi e alcuni li ho visti anche cambiare perché ci sono tornato a distanza di anni. L’Italia stessa è un paese pieno di contraddizioni ambientali, abbiamo perso il controllo: turismo, edilizia selvaggia, cementificazione, paesaggi deturpati. Per fare un solo esempio, in trent’anni è aumentato tantissimo l’inquinamento luminoso e oggi è molto raro riuscire a godersi un cielo stellato. I giovani non sanno più cos’è la Via Lattea…
D) Secondo te qual è l’intervento ambientale più urgente?
R) L’immissione dell’anidride carbonica sta aumentando sempre di più, è fra le maggiori cause del riscaldamento globale. Quello è il primo intervento, insieme al rinnovo di politiche più attente al tema ambientale. La gestione dei piani regolatori, per esempio, rappresenta un grosso problema: nei luoghi dove c’è una elevata concentrazione di popolazione si arriva allo sfruttamento esasperato dei territori, costruendo in zone di esondazione che poi non reggono all’urto delle inondazioni.
D) Quanto è cresciuta la cultura ambientale dell’Italia secondo te?
R) In Italia non c’è ancora una vera cultura ambientale: si pensa agli armamenti, alle chiese, all’edilizia selvaggia, ma non si ha un programma di smaltimento del traffico o di costruzione di nuove linee di mezzi pubblici. Siamo incapaci di gestire le cose più semplici, c’è molto spreco, quando invece basterebbero piccoli gesti quotidiani.
D) Come si traduce il tuo rispetto per l’ambiente nella vita di tutti i giorni?
R) Oltre ad avere abitudini come muovermi in scooter, fare la differenziata ed eliminare ogni sorta di sprechi, cerco di educare le mie figlie al rispetto per la natura. Faccio attenzione anche alle minime cose, per trasmettere loro il messaggio che è fondamentale avere dei comportamenti corretti, per creare un sistema rispettoso dell’ambiente che a lungo andare ha un effetto sui grandi numeri.
D) Come è nato il tuo legame con l’ambiente?
R) Ho avuto la fortuna di avere due genitori appassionati di viaggi. Ho sempre avuto interessi che mi hanno portato a contatto con la montagna. Vivere così vicino alla natura mi ha messo di fronte a problemi che sono stato costretto a risolvere, per me è stata una grande maestra di vita. Dovremmo comprendere che noi stessi siamo natura: sfruttare le risorse in modo non sostenibile ci si ritorce contro.
D) Quale consiglio potresti dare alle generazioni future?
R) Trovare l’opportunità per viaggiare il più possibile, per vivere la natura in prima persona, con tenda e sacco a pelo, abbandonando le comodità. Per capire che il telefonino nuovo o il tv più grande non sono le cose importanti della vita.
Daniela Falchero