Francesco “Fry” Moneti (Modena City Ramblers): “La montagna rende più creativi”
Ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta per le domande da fare ai Modena City Ramblers. Dall’Irlanda di “Riportando tutto a casa“, all’America Latina di “Terra e Libertà“, passando per la Resistenza di “Appunti Partigiani“, gli argomenti caldi toccati dai Modena City Ramblers in vent’anni di carriera sono davvero tanti. Tuttavia il prossimo concerto del gruppo, in programma a Torino il 24 ottobre (ore 21:30, Monte dei Cappuccini), dà la possibilità di scoprire un lato più sconosciuto della band: il loro legame con la montagna. I Modena City Ramblers suoneranno in occasione della chiusura dei festeggiamenti per il 150° anniversario di fondazione del Club Alpino Italiano che dal 22 al 27 settembre ha organizzato una serie di eventi per ricordare la sua fondazione avvenuta 150 anni fa nel capoluogo subalpino ad opera di Quintino Sella.
Ma cosa affascina della montagna? Per i Modena City Ramblers la montagna è il luogo ideale dove andare a rifugiarsi in vista di un nuovo album. Come afferma Francesco “Fry” Moneti, chitarra e violino dei MCR, «la situazione al contatto con la natura, scevra da tanti fattori critici della città, rende più creativi».
D) Francesco “Fry” Moneti, qual è il legame tra i Modena City Ramblers e la montagna?
R) Io sono toscano e da sempre sono stato abituato a muovermi tra colline e montagne. Il nostro cantante invece abita proprio in montagna. Nel corso della nostra attività ci è capitato di lavorare in diverse occasioni in posti di montagna, in particolare in fase di preparazione di un disco. Abbiamo verificato che la montagna è un luogo in cui la nostra attenzione è al massimo e la composizione riesce molto bene. La situazione al contatto con la natura scevra da tanti fattori critici della città (dall’inquinamento acustico ai ritmi concitati) rende più creativi. Quello con la montagna è quindi un rapporto che i Modena City Ramblers nutrono da sempre pur non abitando tutti in montagna. Aggiungo, inoltre, che la montagna spesso rappresenta “salvezza” nel corso dei tour estivi. Le tappe nei posti in montagna ci permettono di rifiatare: in questo modo riusciamo a dormire lontani dal caldo torrido.
D) Tra i personaggi delle vostre canzoni compaiono i partigiani, figure che si collocano nell’immaginario montano del periodo bellico. Occupandovi di queste storie che rapporto avete percepito tra la montagna e i partigiani?
R) I partigiani non avevano un rapporto di svago come può essere il nostro modo di vivere la montagna. Dovevano dormire con un occhio aperto perché il pericolo era incombente, il nemico poteva arrivare da un momento all’altro. Tuttavia avevano un legame molto più forte di noi, uomini del XXI secolo, fatto sia di vita che di morte. Nella lotta di liberazione partigiana molte battaglie e molti atti eroici sono avvenuti in posti di montagna.
D) Nelle vostre canzoni non ci sono però solamente luoghi e montagne italiane…
R) Nel 1997 facemmo un album dal titolo “Terra e Libertà” fortemente intriso di suggestioni sudamericane. In quel periodo avemmo la fortuna di conoscere e collaborare con una serie di scrittori famosi, tra cui Luis Sepúlveda, Paco Ignacio Taibo, Daniel Chavarria e Carlos Fuentes. Quell’esperienza culminò con tour internazionale che ci portò in alcuni luoghi suggestivi che rievocavano le storie raccontate dagli scrittori. Dalle regione delle Asturie in Spagna fino in America Latina (Bolivia, Cuba, Messico, Guatemala). In Messico siamo stati ospitati dalle comunità zapatiste e abbiamo avuto l’opportunità di stare insieme a loro tra le montagne. Stando con loro ti rendi conto che le persone che vivono in montagna hanno un atteggiamento molto diverso da coloro che vivono in città. Al contrario di quello che accade in ambito urbano, in montagna devi sottostare ai ritmi della natura e c’è, inoltre, una specie di compenetrazione tra uomo e natura che rende le persone più “ruvide” ma forse anche più vere.
D) Oltre alla montagna, in passato il tema ambientale è entrato all’interno delle vostre canzoni?
R) Nel 2001 per il quotidiano La Stampa partecipammo alla realizzazione della compilation “A come Ambiente” con un brano inedito dedicato al nostro Pianeta dal titolo “Madre Terra”. Insieme ai Modena City Ramblers parteciparono alla compilation anche altri gruppi, tra cui gli Africa Unite, i Mau Mau e i Sud Sound System. Ora è da un po’ che non riproponiamo dal vivo questo brano. Questa domanda mi apre delle prospettive: potrebbe essere un pezzo da rispolverare e da mettere in scaletta visto che il tema ambientale è quanto mai attuale. Attraverso le nostre canzoni cerchiamo infatti di schierarci a favore della tutela dell’ambiente. Siamo dei cantastorie e quello che possiamo, e cerchiamo di fare, è sensibilizzare alle tematiche ambientali la gente e il pubblico che incontriamo in ogni concerto.
Giuseppe Iasparra