Rinnovabili senza burocrazia: la rivoluzione del fotovoltaico “da balcone”
Autoprodurre energia per soddisfare una piccola ma significativa parte del fabbisogno energetico casalingo, senza dover installare un impianto fotovoltaico fisso (con le annesse difficoltà burocratiche). È l’obiettivo di alcune start up che hanno deciso di concentrarsi su moduli fotovoltaici singoli caratterizzati dalla possibilità di utilizzo senza necessità di autorizzazioni.
Il primo caso è “Pyppy – Energy for all” prodotto da Ri-Ambientando. “Grazie alle ruote di cui è dotato e alle sue dimensioni ridotte – si legge nella presentazione del prodotto – questo innovativo strumento permette, a chi non può installare un impianto fisso a tetto, di sfruttare l’energia naturale del sole. L’energia del sole, convertita in energia elettrica dalle celle fotovoltaiche, viene immessa nel regolatore di carica che si occupa di fornire un’uscita stabilizzata per la batteria di accumulo. L’energia accumulata può essere utilizzata per alimentare tutti i dispositivi in bassa tensione, come lampade o frigoriferi, ma anche le apparecchiature a 230V, grazie all’inverter incorporato”.
Pyppy è modulare. C’è un kit base con un pannello da 100 W a cui può essere eventualmente affiancato un pannello aggiuntivo. Il kit base costa 1.450 euro e il pannello aggiuntivo costa 180 euro. «Il kit – ci tiene a sottolineare Antonio Fischetto, direttore commerciale di Ri-Ambientando - non va a sostituirsi agli impianti a tetto. Nel caso di Pyppy parliamo di integrazione all’esigenza energetica e non di soluzione o distacco dal gestore energetico. Con Pyppy non andiamo a risolvere i problemi di costi energetici. Ma diamo al cliente la possibilità di integrare e di abbattere un po’ i costi legati alla gestione dell’energia. Sicuramente è un oggetto che si sposa benissimo in contesti montani, case al mare o laddove non c’è servizio energetico».
L’obiettivo è quindi di alleggerire almeno in parte la bolletta. Ma di quanto? «Bisogna fare un’analisi dei propri costi. Si legge in alcuni articoli il 50%. Noi non abbiamo mai comunicato quella cifra. La percentuale non è standard, varia a seconda delle esigenze del servizio energetico domestico. Se una persona rientra in casa solamente la sera avrà un risparmio maggiore di coloro che vivono la casa quotidianamente» spiega Fischetto.
“Pyppy” viene presentato come prodotto da balcone, tanto che le sue caratteristiche tecniche sono state sviluppate in funzione di questo: «Il pannello messo sul balcone – continua il direttore commerciale di Ri-Ambientando – può essere soggetto a ombreggiamento. Il nostro pannello fotovoltaico è stato quindi prodotto con tre “diodi di bypass” per far sì che si non si pregiudicasse la sua produzione in caso di ombreggiamento».
Nel secondo caso invece, più che di pannello da balcone, occorre parlare di “fotovoltaico a spina” come spiega Massimo Berti, tecnico commerciale di One Way: «Nel caso di One Way si tratta di un impianto maggiore ridotto ai minimi termini. Infatti è possibile moltiplicare il numero di moduli e ottenere le stesse caratteristiche degli impianti maggiori. Da un lato può essere semplicistico dire fotovoltaico da balcone. Si tratta di un “compensatore dei consumi domestici”. L’unita base è da 250 Watt e può essere gestita senza autorizzazione essendo sotto il kilowatt».
Il modulo One Way è in vendita a 765 euro. Anche in questo caso si tratta di una spesa da cui può derivare un potenziale risparmio in bolletta: «Siamo partiti con l’obiettivo di ottenere uno strumento – spiega Berti – che potesse abbattere del 10% il costo annuale di una bolletta energetica per una qualsiasi famiglia. In questo modo calcoliamo che allo stato attuale (contando anche la detrazione fiscale al 50%) si riesce ad avere un rientro di spesa in cinque o sei anni».
Il modulo One Way (dimensioni 1 metro per 1,60) è composto dal pannello e dall’elettronica di bordo che genera due uscite: una in 220 volt con la spina e un’altra in continua a 36 volt (che può essere collegata ad una batteria). One Way può essere connesso alla presa di casa. «In 15-20 secondi One Way rileva il tipo di energia che c’è. Se questa è conforme inizia a immettere energia nel circuito della rete domestica». In questo caso avviene un distacco “virtuale” dal gestore. Per spiegare il meccanismo Berti si affida all’idraulica: «Il modulo fotovoltaico è come una pompa che ha una pressione leggermente superiore a quella del circuito idraulico di base. Anche quando produce un solo Watt questo ha una pressione leggermente superiore che contrasta quella della rete. Quindi quando c’è un prelievo è come se aprisse un rubinetto. L’energia prodotta dal modulo viene consumata perché ha una prevalenza superiore. In quel momento, a parità di consumi, automaticamente il cliente consuma i propri Watt e si sgancia dalla rete in maniera “virtuale”».
Ma cosa succede se l’energia prodotta è superiore al consumo? «In questo caso l’energia non deve andare in rete. È possibile inserire un accumulatore, oppure una protezione, ma l’indicazione che diamo al cliente, in un’ottica di responsabilità dell’utente e per essere in piena regola, è quella di dire “stacca la spina” quando non ti serve, come nel caso di un elettrodomestico».
Giuseppe Iasparra