Certificazione energetica: un pezzo di carta a prezzo stracciato che oggi non serve a nulla
Ha senso una certificazione energetica degli edifici come viene fatta oggi in Italia? E’ammissibile che le certificazioni vengano rilasciate da chi nemmeno visita l’immobile, addirittura online? Mentre di contro, ai professionisti vengono creati ostacoli per l’accesso all’accreditamento, confini regionali per lo svolgimento dell’attività e, soprattutto viene lasciato un mercato a prezzi “stracciati”, devastato da cattive pratiche. Sono queste, alcune delle criticità sulla certificazione energetica degli edifici evidenziate dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
Per quanto riguarda la questione dell’accreditamento, il CNI, in una Circolare indirizzata ai Ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e delle Infrastrutture, sollecita un intervento sul DPR 75 del 16 aprile 2013, entrato in vigore lo scorso luglio. «Il DPR – spiega Gaetano Fede, consigliere nazionale e responsabile “Area energia” del CNI – ha messo in campo dei meccanismi per l’accreditamento che sono a nostro avviso contra legem. Il nuovo meccanismo prevede lo svolgimento del corso di abilitazione per certificatore energetico anche per i laureati con il vecchio ordinamento in quanto non avrebbero le competenze necessarie. È un controsenso che potrebbe essere impugnato. Tutti i colleghi laureati prima del 2001 – secondo il consigliere – non devono fare il corso per diventare certificatori energetici perché hanno le competenze sufficienti acquisite con il titolo di laurea. Alcune Regioni inoltre hanno già legiferato in materia di accreditamento ed alcuni colleghi sono già abilitati. In questa maniera si troverebbero spiazzati».
La certificazione energetica degli edifici è regolata da leggi nazionali ma la competenza è regionale. Secondo il CNI invece la competenza dovrebbe essere nazionale: «La certificazione energetica a nostro avviso ha un problema di fondo legato alla sua competenza regionale». Perché? «Si dimostra nei fatti – risponde Fede – ci sono alcuni corsi di abilitazione in Lombardia che non permettono di essere abilitati in Piemonte. Si creano così grosse difficoltà a chi sta nelle zone a cavallo delle due regioni. È impensabile che professionisti inseriti in un mercato europeo non possano muoversi da una regione all’altra!».
Un altro aspetto critico è rappresentato dai prezzi “stracciati” praticati per il rilascio di una certificazione energetica. «Si parla in alcuni casi di 39 euro per una certificazione energetica (a fronte di un prezzo medio di circa 200 euro ndr) . Un prezzo – sottolinea Fede – che deve far suonare il campanello d’allarme. Bisogna dire chiaramente ai cittadini che “chi offre quel prezzo, il lavoro non te lo fa bene“. Per ovvi motivi. La certificazione energetica presuppone quantomeno la conoscenza dell’edificio: i materiali che lo costituiscono, un sopralluogo per vedere com’è articolato. Solo a quel punto si potrà rilasciare la certificazione».
Non esiste la possibilità di regolare i prezzi? «Oggi non esistono più i minimi tariffari e su questo non possiamo più intervenire – spiega – Questo è uno di quei casi in cui il minimo tariffario garantiva la collettività e non solo gli interessi degli ingegneri. Va bene il mercato, ma su determinati temi occorrono regole e competenze: credo che lo Stato debba anche tutelare il fatto che la prestazione sia di qualità. A questo proposito se avessimo la possibilità di partecipare, in qualità di professionisti del settore, ai tavoli di discussione ministeriali almeno le “storture” che sono emerse, a nostro avviso, verrebbero superate e ci sarebbero minori tentativi di portare le norme verso interessi di altro genere».
Al di là delle criticità, secondo il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, l’obiettivo è avvicinarsi verso una casa a “consumi zero” andando oltre l’attuale certificazione: «Vediamo un po’ riduttiva la certificazione energetica rispetto all’attività da svolgere in questo campo. La certificazione è un parametro utile per avvicinarci a quelle che sono le indicazioni europee. In questa direzione c’è ancora tanto da fare. A nostro avviso la norma dovrebbe essere ampliata allineandosi alle direttive europee». Piuttosto che una semplice certificazione occorrerebbe una “diagnosi” energetica dell’edificio: «Questo non è un lavoro che si può fare riempiendo semplicemente alcuni questionari come avviene in questo momento. Se vogliamo arrivare a degli edifici veramente a “consumo zero” occorrerà una diagnosi fatta da tecnici in grado di intervenire in maniera adeguata. Solo in questa maniera – ha concluso Fede – con un lavoro più complesso e articolato frutto di competenze si potrà dire che quell’edificio è “energivoro” e che per ridurre la sua capacità di consumo bisognerà intervenire in un determinato modo. L’obiettivo è quello di arrivare ad avere case che consumano meno energia. In questo modo il cittadino oltre a vantaggi economici avrà anche uno stato di comfort abitativo ottimale».
Giuseppe Iasparra