GREENS: la parete verde modulare si prepara al debutto sul mercato
“Greens” (GREen ENvelop & System) è l’acronimo di un progetto di parete verde nato nell’ambito del Polight, il polo dell’edilizia sostenibile e dell’idrogeno, gestito dall’Environment Park di Torino. Modularità, leggerezza ed ecocompatibilità sono le caratteristiche che distinguono Greens da altre tipologie di pareti verdi. «La necessità di modularità e leggerezza nasce da esigenze specifiche di natura tecnologica della principale azienda partner del progetto» ha spiegato Roberto Giordano, coordinatore di Greens e professore aggregato in Tecnologia dell’Architettura del Politecnico di Torino.
E l’ecocompatibilità? Una parete verde non è sostenibile per definizione? «Non è tutto oro quel che luccica. Queste tecnologie – ha sottolineato Roberto Giordano – sono spesso realizzate da un assemblaggio di più materiali di origine petrolchimica che creano problemi in fase di smaltimento. La scelta dei materiali diventa importantissima per evitare che questi sistemi, una volta sottoposti a dismissione, possano causare criticità nella gestione dei rifiuti». Per realizzare “Greens” sono stati quindi scelti prevalentemente materiali di origine naturale, oppure di recupero e riciclo (come nel caso del polipropilene per le cosiddette “tasche”). La composizione dei materiali è utile anche per capire la struttura interna di Greens. «La parete – continua il coordinatore del progetto – è costituita da due parti indipendenti. Una prima parte di supporto rigido all’interno della quale sono state studiate delle stratigrafie che fossero in grado di funzionare sia da isolante sia da supporto all’altro strato, quello vegetale. Questo secondo strato è composto dalla tasca e dal substrato (strato su cui crescono le piante ndr). Le tasche sono realizzate con feltri costituiti da fibre naturali (viscosa) e da fibre miste riciclate o naturali. Nel substrato vero e proprio, costituito da una miscellanea di materiali, abbiamo tuttavia cercato di sostituire il più possibile i materiali idroretentori polimerici con materiali di recupero».
Ma quali sono, concretamente, i comfort di un edificio realizzato con “pareti Greens”? Secondo il coordinatore del progetto «i vantaggi più interessanti si hanno nella stagione estiva. La scelta di una specie vegetale può garantire un comfort che va a ridurre il carico di raffrescamento degli impianti di condizionamento. Soprattutto nelle facciate rivolte a sud si crea una sorta di metabolismo chimico per cui la radiazione solare viene usata dalla stessa specie vegetale: la radiazione va a colpire la foglia e viene utilizzata dalla foglia stessa per poter crescere. Inoltre la stratigrafia studiata per “Greens” fa in modo che buona parte della radiazione solare venga riflessa oppure assorbita all’interno del substrato, ma non trasferita all’interno dell’abitazione». Giordano mette in evidenza altri due vantaggi: «La presenza dei vegetali fa in modo che molti inquinanti atmosferici vengano assorbiti o diluiti non solo dalla foglia stessa ma in alcuni casi dal substrato che funziona come una specie di spugna che intrappola gli inquinanti. Da sottolineare infine anche il comportamento dal punto di vista acustico: tanto la parte vegetata che la parte di substrato funzionano come materiale fonoassorbente».
«Per quanto riguarda la vegetazione di Greens – continua il coordinatore del progetto – si è optato per le specie perenni ed in particolare per la lonicera che può essere considerata una specie “sentinella” in quanto richiede un’elevata qualità del substrato. È possibile tuttavia utilizzare altre specie vegetali con caratteristiche diverse». Greens può trasformarsi quindi in un orto verticale come accade con altre pareti. «Aver lavorato con un substrato che ha ridotto al massimo la quantità di origine chimica e polimerica – precisa Giordano – ci consente, dopo aver scelto l’opportuno sistema di irrigazione e fertilizzante, di sostituire le specie che hanno una funzione decorativa-estetica con patate, zucchini o insalata».
Quanto descritto non è fantascienza. Recandosi all’Environment Park di Torino è possibile toccare con mano il “primo edificio Greens” attualmente in fase di monitoraggio. Terminata questa tappa (entro la fine dell’autunno) la parete verde punta ad andare sul mercato. Il lavoro di ricerca ha infatti coinvolto diverse realtà accademiche ma anche attori industriali. Roberto Giordano ricorda i partner del progetto: «Due dipartimenti del Politecnico di Torino (Dipartimento di Architettura e Design per il coordinamento, lo sviluppo e il monitoraggio tecnologico; Dipartimento Energia per il monitoraggio fisico tecnico), l’Agroselviter dell’Università degli studi di Torino (per il monitoraggio agronomico), la CEIT (principale partner aziendale), la Safi-Tech (fornitore) e 13 Ricrea (fornitore e sperimentazione prodotti)». In quest’ottica è stata fatta anche un’ipotesi del costo di “Greens” sul mercato. «Abbiamo realizzato delle prevalutazioni insieme a CEIT. Pareti simili costano in media tra 400 e 600 euro al metro quadrato. Con il sistema “Greens” siamo riusciti a stimare un valore di circa 300 euro a mq. Questo vorrebbe dire che ogni modulo 50×50 costerebbe circa 70 euro. Può sembrare un valore commerciale non bassissimo ma è estremamente competitivo se comparato ad altri sistemi di parete vegetale disponibili attualmente in commercio».
Giuseppe Iasparra