Sustainable Foods Summit: come ridurre l’impatto ambientale del cibo
Save the date dicono gli inglesi riferendosi ad un evento assolutamente da non perdere, e il Sustainable Foods Summit è uno di quelli. Per il quinto anno consecutivo, l’edizione europea sarà ospitata nella splendida cornice di Amsterdam. Nella capitale olandese da ieri, 6 giugno 2013, si parla, per due giorni, di cibo sostenibile. Di come, cioè, combattere la perdita di biodiversità, la scarsità d’acqua e il riscaldamento globale anche a tavola, con scelte diverse e consapevoli.
Per la prima volta, in quattro sessioni, il vertice discute sui metodi pratici per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti alimentari, utilizzando ingredienti sostenibili e cambiando il comportamento dei consumatori. Come possono, le aziende alimentari, abbassare le loro impronte ambientali con l’uso di materie prime sostenibili? Come si può promuovere il comportamento del consumatore green? Cosa si possono incoraggiare i cittadini a fare acquisti responsabili? Sono solo alcune domande alle quali cercheranno di dare risposta i players chiave nel settore alimentare: come produttori di alimenti, fornitori di materie prime, rivenditori e distributori, organizzazioni di settore e agenzie di certificazione, ricercatori e docenti universitari, investitori. Una miriade di soggetti diversi per origine e obiettivi che, non a caso, affrontano tematiche ampie e complesse. Dal cibo biologico, all’eco-labelling, il sistema di etichettatura che garantisce che il prodotto è progettato per limitare al minimo il proprio impatto ambientale in tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento. Dal commercio equo e solidale, all’effetto sociale del sourcing; alla riduzione, cioè, dell’impatto ambientale dell’attività di approvvigionamento di beni e servizi.
Ma non è tutto. Alla luce dei recenti scandali alimentari che hanno fatto impallidire l’Unione Europea, un workshop pre-conferenza si è occupato di genuinità dei prodotti alimentari e della loro tracciabilità. Con particolare attenzione alla gamma di strumenti di analisi per individuare le frodi, come le tecniche di fingerprinting in grado di misurare la composizione di un alimento in maniera non selettiva e di raccogliere sotto forma di spettro la composizione dell’alimento. O l’analisi degli isotopi stabili che permette di riconoscere molecole, presenti in alimenti, aventi la stessa struttura chimica ma provenienti da materie prime diverse o elaborate con processi diversi, per esempio per sintesi biologica o industriale. Uno spunto per la prossima edizione nord americana, che si terrà a San Francisco nel mese di gennaio 2014.
Ma anche la conferenza europea, in realtà, non ha respiro solo europeo, in quanto si lega alla battaglia che la FAO da anni conduce sul legame tra malnutrizione e sistemi agricoli e di cibo sostenibili. Tre quarti dei poveri del mondo soffrono la fame e vivono in zone rurali e la maggior parte di essi, per il loro sostentamento, dipendono dall’ agricoltura e dalle attività connesse. Il modello agricolo dominante ha provocato un notevole incremento degli impatti ambientali: il consumo delle acque e delle altre risorse naturali, l’emissione di inquinanti, il deterioramento dei suoli, l’abbandono dei cosiddetti terreni marginali, ovvero inadatti all’agricoltura industrializzata, la cui mancata gestione costituisce un grave problema e economico e per il territorio. Dallo studio della Commissione Europea “Environmental impact of product” (EIPRO) emerge come il settore produttivo “food and drink” sia il principale responsabile degli impatti sull’ambiente complessivi dei consumi in UE, con il 31%, contro il 23,6% della costruzione e gestione degli edifici, il 18,5% dei trasporti e il 26,9% di tutti gli altri settori messi insieme.
In questo contesto il UNEP e UNESCO hanno creato l’iniziativa “YouthXchange”, per promuovere la sostenibilità ambientale tra i giovani. Con informazioni e consigli da seguire per cambiare le proprie abitudini, adottando comportamenti proiettati verso un consumo responsabile, il progetto si propone di sensibilizzare le nuove generazioni puntando soprattutto sulle produzioni locali, che garantiscono maggiore qualità, meno rifiuti e una minore impronta alimentare.
Beatrice Credi