Alla scoperta di Angelo D’Arrigo, che riportò in libertà le gru siberiane
Per la rubrica Impressioni di viaggio, pubblichiamo il quinto intervento del nostro contributor Francesco Tognola, 26 anni, partito a inizio aprile da San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, per un giro d’Italia decisamente inconsueto. Dopo aver vissuto a Milano e aver fatto lavori diversi – dal liutaio all’assistente in un centro di immersioni – pochi mesi fa Francesco è tornato in Sicilia per realizzare il suo sogno: un viaggio lungo la penisola a piedi, in parapendio o facendo l’autostop. Greenews.info racconterà, ogni settimana, le sue avventure.
Una sottile barba e capelli al vento. Becco e lunghe penne affilate come coltelli. Questa è la prima immagine che vedo di un uomo che ho voglia di scoprire, un uomo che ha dedicato la sua vita al volo. E’ Angelo D’Arrigo, ma prima di arrivarci voglio raccontarvi cosa mi ha portato a lui.
Arrivo alle pendici dell’Etna nell’aria di maggio, accompagnato da Elia, una di quelle persone chela vita ti pianta davanti mentre cammini in una strada incerta, dubbiosa e friabile, uno di quegli incontri che in qualche modo devono succedere, e che non te li scordi mai. Perché l’amicizia è un regalo e non è una cosa ovvia. Sono venuto ad incontrare Marco, pilota e istruttore della Scuola EtnaFly, che recentemente ha effettuato più di 130 km in un solo volo col parapendio, e se si vuole imparare qualcosa, dico io, meglio impararlo dai migliori.
Lui comprende al volo il mio spirito. Nonostante sia già pronto a montare la tenda, mi offre un letto in una delle stanze del suo “Casale del Simeto” dove rimango per giorni: sento il bisogno, in questo momento del mio viaggio, di sentirmi un po’ “a casa”. Già, proprio come succede nel volo libero, per fare distanza, bisogna prima risalire la corrente, e per farlo bisogna girare sempre nello stesso punto, caricarsi di energia, pronti a mettersi a favore di vento.
Così abbiamo modo e tempo di parlare molto: lui mi prende sotto la sua ala e accompagnati dalla musica in macchina non perdiamo un minuto per andare a volare. Io ne approfitto per imparare sempre più cose, tra cui manovre che non conosco ma, ancora più importante, che poi è anche il suo fiore all’occhiello, la meteorologia. Mi spiega che la Sicilia, essendo un’ isola, è soggetta a scontri continui e improvvisi tra i venti e le brezze, che originano correnti ascensionali sfruttabili per il volo di distanza. Ed è proprio attraverso una di queste “correnti speciali” che riesce a realizzare quello che nessun altro era riuscito a fare prima.
Gli chiedo come ha iniziato a volare, e lui mi spiega che questa grande passione è nata dalla conoscenza con Angelo D’Arrigo, che oltre ad essere stato un eccellente pilota, ricercatore e scienziato del volo, era anche un uomo estremamente carismatico e, come tutti coloro che amano e credono in ciò che fanno, capace di trasmettere la passione per questa disciplina…la sua disciplina: volare!
La cosa che lo spinge a provare a volare, oltre ad un istinto covato da sempre, è la grande ammirazione che ha per D’Arrigo, che negli anni in cui Marco impara, sigla molti record. Nel 2001 sorvola il Sahara e il Mar Mediterraneo seguendo la rotta dei falchi migratori. Nel 2002 compie la traversata in deltaplano sulla Siberia. Il progetto, in collaborazione con il Russian Research Institute for Nature and Protection di Mosca, vede d’Arrigo guidare per 5.300 km uno stormo di gru siberiane, specie in via d’estinzione, nate in cattività, reintroducendole così nel loro habitat naturale. Record di altitudine in deltaplano argentina 7.400 metri. Dopo aver sorvolato l’ Everest alla quota di 9.000 metri dal livello del mare nel 2006, Angelo si spinge ancora oltre, nell’avventura di allevare due cuccioli di condor chiamati Inca e Maya, dopo aver sentito parlare di avvistamenti di queste creature a quote superiori ai 10.000 metri.
La sua passione per la ricerca lo spinge nello studio delle “penne remiganti”, sette nei condor, che lo porteranno a modificare alcuni deltaplani, per migliorarne l’efficienza. Anche l’allenamento continua sull’Etna, dove ricerca le condizioni che troverà sulle Ande. Ma il progetto s’interrompe con l’improvvisa scomparsa, avvenuta in un incidente aereo in cui era passeggero.
Il sogno di Angelo, non si infrange. Non può, perché sarebbe davvero triste… e così la moglie Laura, il figlio Gabriele e l’amico di sempre Massimo, affrontando grandi difficoltà, lo portano a termine e liberano i condor nei cieli Argentini. La scia lasciata da Angelo si fa sentire in tutta la Sicilia, nei monti Iblei, ad Agrigento, e finalmente a Letojanni, dove ho modo di parlare coi piloti del posto: qui D’Arrigo aveva base di volo.
Si perché quello che Angelo ha lasciato è stato da subito raccolto con grande cura dalla moglie e da Massimo che, affiancandosi a Gabriele e Marco, portano avanti la scuola. La struttura da anni aiuta gli allievi a spiccare il primo volo, e con dedizione e passione li segue fino alla maturazione.
Un clima caloroso mi impedisce di andare prima del tempo per continuare il mio viaggio, mi fermerò qui ancora qualche giorno, prima di ripartire, perché è come dice Massimo: “I volatori nel loro viaggio, può capitare che si fermino in un posto un po’ più a lungo, fino a che non sentiranno il momento buono per ripartire”…e io sento che qui ora devo restare, ancora, un po’, forse sino ad oggi, a domani, a sabato o chissà…E allora non mi metto troppo comodo perché oggi si va a volare, ad imparare qualcosa di nuovo e a godere dello spettacolo. La sfida più grande non è la vittoria su qualcuno, ma il pareggio con la natura.
Francesco Tognola