La Padania degli Afterhours, più grigia che verde
Metropolitani per feeling, intimisti. “La città ti dà stimoli diversi, rapidi, ti incita a una risposta attiva. La campagna ti fa pensare. E a volte il vuoto suona ancora più forte del rumore”. Gli Afterhours sono autori di un nuovo disco, “Padania”, di recente inciso anche su vinile, in tour da circa un anno (ultime date Rimini, Perugia e Colle Val D’Elsa a Siena, fino all’11 maggio), che ha collezionato numerosi premi tra cui la Targa Tenco. Sono i protagonisti della rubrica V.I.P. – Very Important Planet di questa settimana, per raccontare la genesi di un disco che affonda nel grigiore nostalgico e inquieto di una pianura che “non esiste”, la Padania. Che ci condiziona, col suo clima, con la politica, con la crisi dell’economia che ha fatto perdere la speranza. Ne abbiamo parlato con il nuovo violinista degli “After”, Rodrigo D’Erasmo.
D) Rodrigo, un disco cupo, difficile, molto metropolitano. Tanti i riferimenti a un ambiente “superantropizzato”. I pochi accenni al paesaggio naturale descrivono una natura ostile, matrigna, in sintonia con la disperazione del momento. E’ un caso?
R) No. Devo dire che non ci siamo concentrati tanto sulla natura, quanto su atmosfere crepuscolari cittadine. Manuel voleva affrontare da tempo la sfiducia, la depressione, lo sconforto della situazione che ci circonda. E anche la superantropizzazione dei luoghi in cui viviamo. Il disco è del 2012, ma direi che è attualissimo, non è cambiato molto da un anno a questa parte.
D) L’impressione all’ascolto è che sia un disco catartico, che vuole esorcizzare i sentimenti negativi. Confermi?
R) Sono contento che sia arrivato anche a voi, perché sì, questa era la nostra intenzione. Quando ho finito di mixare mi sono messo a riascoltare canzone per canzone, tentando di guardarmi dall’esterno. E’ un album denso, intenso, forse più impegnativo di tanti altri, chiediamo uno sforzo al pubblico, ce ne rendiamo conto. Un album introspettivo, che muove dagli stimoli della città, anche se io e Manuel viviamo in provincia, poco fuori Milano. Quando scrivi, la metropoli ti dà risposte più rapide. Fuori pensi meglio, all’aria della natura la musica respira, la ragione si muove più lenta, a un ritmo diverso. Ciascuno di noi ha scritto da sé, a casa propria. In fase di assemblaggio abbiamo registrato fuori città, in un posto desolato, mentre gli arrangiamenti sono stati fatti nello studio dei Muse, sul Lago di Como, ma anche in quell’occasione c’era brutto tempo, pioggerella grigia.
D) Non avete mai nascosto il vostro attivismo sociale, politico. Avete mai pensato di dedicare un disco o di fare da testimonial a una campagna in favore dell’ambiente?
R) Non vorrei sbagliare, ma in passato è stato fatto. Cinque anni fa, a Torino, abbiamo partecipato al concertone No Nuke contro il nucleare al Palaisozaki, sul palco di Terra Madre. Non escludo che lo faremo presto, perché sentiamo la causa del verde come pulsante.
Letizia Tortello