Nasce Green Hub a Verona. Le imprese a caccia di risparmio energetico
Imprese a caccia di risparmio energetico (ed economico) con le fonti rinnovabili. Ça va sans dire per le imprese italiane che, già tartassate dal fisco e bloccate in continuazione dalla burocrazia, devono fare i conti anche con un costo dell’energia elettrica più alto del 27% rispetto ai loro competitors europei. Secondo Confindustria, l’inefficienza energetica (leggasi sprechi) “costa” ogni anno alla nostra economia 22 miliardi di euro, il 42% pari a 8 miliardi di euro è a carico del settore industriale che, intervenendo su stabilimenti e impianti potrebbe ricevere una boccata di ossigeno e recuperare risorse da investire nel proprio core business.
Per questo pare che piaccia alle aziende, specie alle medie e piccole, l’iniziativa che Officinae Verdi, la energy environment company creata da UniCredit e WWF Italia, sta mettendo in piedi in alcune regioni dello Stivale. Il primo “sportello verde” di audit energetico e consulenza in materia di efficienza energetica per le PMI è nato, in sinergia con l’Unione Industriali, nel Polo tecnologico di Pordenone in Friuli Venezia Giulia a ottobre scorso, il secondo, “Green hub“, pochi giorni fa a Verona grazie a un accordo con la Confindustria scaligera. Altri ne sorgeranno in altre regioni, ma per il momento la società non vuole sbilanciarsi sulle località. All’appuntamento veronese si sono presentate una cinquantina di imprese ma il bacino di potenziali interessati è molto più ampio e può coinvolgere fino a 1600 aziende aderenti all’associazione di categoria. E il polo produttivo triveneto non è certo l’unico in Italia.
Fotovoltaico in grid parity, solare termico, biogas, biomasse per l’utilizzo degli scarti agro-industriali, minieolico, cogenerazione ed efficienza energetica sono le green tech che più allettano gli imprenditori. Il risparmio è quantificato tra il 19% e il 30% in base al settore merceologico e allo stato di salute degli impianti, ma può arrivare anche al 40% per interventi di riqualificazione energetica integrata sul fronte elettrico e del riscaldamento. Per non parlare dei vantaggi per l’ambiente e sulla salute (che significano anche minori costi per la sanità pubblica).
Qualche esempio concreto. Installando un impianto a biomasse di taglia medio-piccola una segheria di medie dimensioni ha ridotto del 13% i suoi consumi energetici complessivi (luce e gas), oltre i benefici dell’incentivazione. La CO2 prodotta è passata da 3.766 t/a a 6.414 t/a: un calo di gas serra del 12,9%. Un albergo che spendeva 97.153 euro all’anno di energia con cogenerazione a gas, recupero di calore nelle unità di trattamento aria, ottimizzazione della climatizzazione è riuscito ad abbattere la bolletta del 16% e la CO2 prodotta del 17%. Arriva al 42% il risparmio economico di un impianto sportivo, su cui gravava una bolletta energetica annuale di 119.850 euro, dopo l’installazione di un impianto di cogenerazione, di solare termico e con la copertura della vasca, mentre si è praticamente dimezzata l’anidride carbonica. Anche efficientare la centrale termica e sostituire lampade al neon con quelle a led possono far risparmiare, come è successo a un’azienda vitivinicola che per luce e gas spendeva, prima degli interventi, 170.800 euro ogni anno e ora ne spende il 14,5% in meno.
Benché il partner tecnologico di Officinae Verdi sia uno dei colossi del fotovoltaico, Solon, ciò non significa che sportelli verdi ed energy analist che girano l’Italia propongano solo prodotti di quell’azienda. In base allo studio di fattibilità vengono calibrate le esigenze delle imprese e valutata la tecnologia più adatta al ciclo di produzione, anche con impianti di taglia piccola e media (da 20 a 200 kWp) per l’autoconsumo, come auspicato dagli ultimi decreti sulle rinnovabili.
Gli sportelli seguono le imprese nell’intero percorso, dalla fase iniziale di audit energetico, con studi di fattibilità tecnico–economico–finanziaria, alla realizzazione degli impianti, dalla gestione burocratica di autorizzazioni e incentivi sino alla certificazione degli interventi realizzati. L’obiettivo è non solo soddisfare il fabbisogno di consumo delle aziende in modo sostenibile, rendendole autonome dal punto di vista energetico, ma anche contrastare il riscaldamento globale producendo meno gas a effetto serra.
Obiettivi, del resto, previsti dalla Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica (che prevede entro il 2020 l’obbligo di riduzione del 20% dei consumi e rende l’audit energetico obbligatorio per le grandi imprese), e dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN), che mira a risparmiare il 24% di energia primaria, tagliando di 8 miliardi di euro l’anno la spesa per importazioni di combustibili fossili. “Nell’approcciare in modo sistemico e integrato la riqualificazione energetica dell’impresa sono tre i passi essenziali – spiega Giovanni Tordi, amministratore delegato di Officinae Verdi – Prima di tutto occorre avviare un audit energetico per non effettuare un investimento sbagliato, sia per scelta tecnologica che per dimensione dell’impianto. Secondo, abbinarvi un sistema di metering, ossia di misurazione dinamica dei consumi per identificare nell’arco di un mese le maggiori zone di dispersione. Terzo, intervenire sulle tecnologie pulite che devono essere realmente sostenibili per l’impresa, vale a dire coerenti con i consumi e le specificità dell’impresa”.
Se per il direttore di Confindustria Verona Rita Carisano investire sul risparmio economico-energetico permette “un recupero di competitività per le nostre aziende”, non è nemmeno indifferente il rafforzamento dell’immagine aziendale in chiave di green marketing.
A Vinitaly, quasi un mese fa, è stata presentata la piattaforma “EKO Cantina – EKO Bio Wine”, che insieme a Officinae Verdi e WWF vede coinvolta anche Federbio. Il progetto coinvolge i vignaioli biologici impegnati a ridurre costi energetici, acqua ed emissioni di CO2 autoproducendo energia e calore e utilizzando scarti di potatura, scambio geotermico, fotovoltaico, riciclo e recupero delle acque, package di prodotto sostenibile. Implementare tra i vigneti queste tecnologie porta alla certificazione secondo standard internazionali della cantina e del vino bio (ad esempio indicando in etichetta le emissioni di CO2 di ogni bottiglia), per arrivare a una “qualità sostenibile al 100%”. “Nella sfida verso la sostenibilità – aveva dichiarato allora Paolo Carnemolla, presidente FederBio – i produttori biologici partono avvantaggiati perché l’impegno ambientale fa parte della mission delle cantine biologiche. L’impegno sul piano del contenimento dei consumi energetici è il complemento della nostra idea di sostenibilità”.
Alessandra Sgarbossa