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In mezzo scorre il fiume: a piedi dal parco Colletta a Settimo torinese lungo il Po

marzo 19, 2013 Racconti d'Ambiente, Rubriche

Proseguono, con il cammino nel Parco fluviale del Po, da Colletta a Settimo Torinese, le “divagazioni cantautoriali di mobilità elementare” di Orlando Manfredi, in arte Duemanosinistra, a spasso per le città italiane alla ricerca della densità di significato – umano e ambientale – dei luoghi che ci circondano. Proprio a Settimo Torinese Orlando metterà in scena, sabato 23 e domenica 24 marzo, lo spettacolo “From Orlando to Santiago“, frutto della rielaborazione delle impressioni di viaggio a piedi verso Santiago de Compostela.

C’era questo gioco che andava molto forte tra i nerd del personal computer, chiamato Civilization, in cui la propria brillante educazione sentimentale consisteva nel conquistare, colonizzare, governare. Che cosa? Il mondo, il territorio. Era, però, uno dei primi esempi di gioco all’impermanenza degli ecosistemi e delle civiltà che vi sono immerse, nel bene e nel male, nella conservazione o nel sovvertimento.

Ecco, la mia sesta divagazione di mobilità elementare ha lambito, in punta di piedi, la vita impermanente della civiltà fluviale, lungo Dora, Po, Stura, Freidano. I corsi e l’acqua, elemento generatore per antonomasia.

La viandanza, la mobilità lenta e lo sguardo disponibile al presente e ai suoi pullulanti accessi, ci mettono di fronte a spazi e tempi reticolari, piuttosto che lineari. Quante infinite cose ci siano o accadano in questo istante in ogni centimetro quadrato della Terra, è cosa da potersi cogliere preferibilmente da un passo a un altro, a piedi. Dove un dettaglio, sul suolo, nel nostro campo di visuale, all’orizzonte o attorno a noi, può spostare la nostra traiettoria, rimodellare il cammino. E, se non avessimo scadenze, vincoli, prescrizioni, obiettivi, finiremmo per camminare disegnando gomitoli di segrete corrispondenze, e non una linea tra un punto X e un punto Y.

Però la vita è un’altra, e si finisce, molto spesso, a seguire direttrici verso mete precise, per comodità o contingenza.

Allora, in vista del debutto settimese del mio fromOrlandotoSantiago (un recital sul Cammino di Santiago di Compostela), mi recherò a piedi proprio a Settimo, a nord-est del capoluogo sabaudo. Sarà il mio modo d’infondere forza e buon esito all’imminente impresa artistica, in una specie di fioretto propiziatorio o di pellegrinaggio postmoderno di un fedele senza Dio.

Ma certo il fine – Settimo, città degli stabilimenti Pirelli, della Pelikan, e oggi grande area di rilancio industriale tout court , con L’Oreal, New Hollande, Lavazza – non giustificherebbe il mezzo – i piedi - se non fosse per la geografia, che inserisce il  territorio settimese nell’area del Parco fluviale del Po e dell’Ecomuseo del Freidano.

Primo avvicinamento: su ruota (grazie, bike sharing!), passando a fianco della nuova sede dell’E.d.i.s.u. di Lungo Dora Siena e alla Residenza Universitaria Olimpia, insignìta della Certificazione Ambientale Ecolabel.

Questo tipo di riconoscimento, istituito dall’Unione Europea, è frutto di una valutazione del profilo di eco-gestione (riduzione dei consumi, produzione energetica, comportamenti volti alla sostenibilità ecc.) delle strutture d’accoglienza, come hotels, B&B, agriturismi, foresterie e simili. Nel 2009, la Residenza Olimpia fu la prima struttura universitaria in Europa a ricevere il marchio Ecolabel.

In una partita a Civilization, tutta l’area urbana compresa tra Vanchiglia e Regio Parco, subirebbe in un paio d’ore il mutamento che nella realtà ha attraversato in almeno una trentina d’anni: area Italgas sul versante del Lungo Dora – dove ora fiorisce il nuovo polo universitario – e Manifattura Tabacchi e pianura a coltivazione, sul versante Regio Parco – dove, da più di vent’anni, si stende il Parco Colletta, parte del più importante polmone verde cittadino, il Parco Fluviale del Po Tratto torinese.

Eleggo il Parco Colletta come start up del mio pellegrinaggio. E, come ogni volta che ci si mette in cammino con un po’ di tempo da perdere, eccomi di fronte ad accadimenti, relazioni, incontri che le nostre vite organizzate ci fanno accuratamente evitare.

Riferisco il primo incontro solo perché confortato dal fatto che possiate raggiungere il Parco Colletta e vedere coi vostri occhi. Mi trovo di fronte ad un gregge di ottocento pecore e capre, in piena area cittadina! Sembrano decisamente di meno ma il pastore  mi esorta a guardare nel mucchio, tra i corpi e sotto i ventri delle bestie adulte. Spuntano come funghetti torme di cuccioli, dal belato di un gattino.

Sono qui in transumanza, per il freddo assassino che c’è in altitudine. Pastori, gregge e cani da guardianìa vengono qui a svernare. Con la bella stagione torneranno sui monti, sopra Pinerolo. In questo poligono verde si incontrano, in un richiamo delle acque, il Po con la Dora Riparia, verso est,  e la Stura di Lanzo con il Po, ad ovest.

Scavalco il dorso di una collinetta naturale, e punto ad est. Mi spingo giù, dove la terra rovina e stacca in balza, tra le sponde dei fiumi, alla confluenza. In fondo al declivio, vicino alla sponda, un pescatore, in piedi, con le canne sdraiate al suolo, e un panino tra i denti. Scendo per fare un paio di foto. Già che ci sono e per esorcizzare la fame, gli auguro buon appetito. Leva il panino in segno di salute e condivisione. Poi mi indica un posto strategico per prendere foto. Torno a mezza costa dal nostro pescatore. Un paio di chiacchiere poi gli auguro buona pesca. E qui inizia il nostro incontro.

“Sei matto ad augurare “buona pesca” a un pescatore? Se non mi fossi simpatico, ti avrei già buttato nel fiume.”

“E a chi lo devo augurare: a un fresatore?”

“Non devi mai dire “buona pesca” a un pescatore. E’ la cosa peggiore che puoi fare”

“Scusa, volevo essere gentile.”

“C’è solo una sfiga peggiore: il cormorano”

“Ah, va?”

“Sì, è la rovina della pesca. Se vedi un cormorano, hai finito di pescare

“Si prende tutti i pesci, eh?”

“Sì. Ma subito dopo il cormorano viene la cosa che hai detto tu”

“Buona pesca?”

“Oh, cazzo! Non dirlo!”

“Ma siete tutti così?”

“Sì, tutti. Una volta ero alla Gran Madre a pescare. Passa una vecchia e mi fa “buona pesca”. Ho ritirato le canne e me ne sono andato.”

Dunque, le acque del Po non sono tanto zozze come dicono…”

No, non sono male

“Beh, meno male, lo farò presente: scrivo per una rivista…”

“Di pesca?”

“No, evidentemente. Mi chiamo Orlando”

“Donato”

“Allora, ho rovinato tutto?”

“Se non era che per oggi ho già pescato, ti avrei buttato nel fiume. Devi ringraziare una carpa.”

Per sempre devoto alla carpa, raggiungo il limite ad ovest del Parco Colletta. Qui la confluenza Stura e Po. Oltre il ponte Amedeo VIII, piego a destra in direzione borgata Bertolla, costeggiando il Canale Derivatore. Aggrappato alla grande città, questo borgo odora di verderame e provincia immobile, con bassi caseggiati e microscopici appezzamenti, coltivati a ortaggi e doviziosamente divisi da muretti e reti di cinta.

Qualcuno mi sconsiglia vivamente di spingermi fino a Settimo. Naturalmente proseguo: quando si diventa camminatori, si impara a fare la tara dei consigli di chi sembrerebbe non esserlo.

Vicino al nuovo ponte di San Mauro, si stende la diga, maestosa e, con lei, il boato delle acque. Proprio su un fianco del ponte, inizia il sentiero sterrato ciclo-pedonabile, che costeggia il Po, da un lato, e la strada statale dall’altro. Sono partito tardi, ma questa è la luce che vorrei vedere sempre, con il sole calante che accende bucce aranciate sulle curve del fiume.

Mi ritrovo, a sera incipiente davanti, alla sede dell’Ecomuseo, il Museo Etnografico del Freidano, strutturato negli spazi del Mulino Nuovo. Qui dentro si dà una concreta testimonianza didattico-museale di ciò che l’Ecomuseo del Freidano rappresenta dal punto di vista della progettualità diffusa: la tutela della civiltà fluviale – sul piano geologico e antropologico – sviluppatasi in particolare nei territori alla sinistra orografica del Po, lungo il rio Freidano.

Se le acque non avessero anche loro vita propria, questo pezzo di terra non avrebbe mai incontrato la Civilization dell’Uomo che, in seguito al prosciugamento di alcuni alvei del Po (in epoca medioevale), si mise di buzzo buono a tracciare  il corso del Rio Freidano, per cinquecento anni principale motore fluviale del territorio settimese e limitrofi.

In un bel libro, che mi ricorda questa giornata di incontri tra le acque, con le acque e con un pescatore, si dice che “alla fine, tutte le cose si fondono in una, e un fiume le attraversa”.

Orlando Manfredi

Playlist:

-       “fromOrlandotoSantiago” 23/24 Marzo, Teatro Civico Garybaldi, viale Partigiani 4, Settimo torinese

-       Norman Maclean “In mezzo scorre il fiume”, Adelphi

-       Los Lobos, “Rio de Tenampa”

-       Lowell George, “Find a river”

-       Joni Mitchell, “River”


 

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