Bollettino Europa, stop ai test sugli animali e altre sfide: energia, mobilità e agricoltura
Per gli animalisti di tutta Europa oggi è davvero un grande giorno. Entra, infatti, in vigore, su tutto il territorio UE, il divieto assoluto dei test cosmetici sugli animali. Si tratta dell’applicazione completa e definitiva del Regolamento 1223/2009. Fino ad ora, infatti, erano messi al bando solo i test dei cosmetici finiti, da adesso in poi, invece, lo stop riguarderà anche le singole materie prime. Inoltre, non potranno essere più venduti nei Paesi europei neanche quei prodotti i cui ingredienti sono stati testati sugli animali in Stati extra UE.
Dall’11 luglio poi, sulle etichette dei prodotti di bellezza ci saranno anche informazioni più chiare sulla scadenza (indicata con un nuovo simbolo, la clessidra) e l’eventuale presenza di ingredienti “nano”, cioè di dimensioni inferiori ai 100 micron (usati soprattutto nei solari), sui quali ancora si discute circa la loro sicurezza. Le aziende che li usano, oltre che indicarlo sulle etichette, dovranno notificare il loro impiego alla Commissione Europea prima di immettere sul mercato prodotti che li contengono.
A favore di queste nuove disposizioni, tuttavia, non ci sono solo gli animalisti, ma gli stessi imprenditori, che ritengono che a trarne giovamento saranno soprattutto i consumatori, i quali potranno operare sul mercato scelte più informate.
Non resta, quindi, che attendere le indicazioni della Commissione Europea che, oltre a confermare il divieto, indicherà alle imprese come procedere per garantire la sicurezza degli ingredienti nuovi sull’uomo.
Le novità più significative degli ultimi giorni, a livello UE, riguardano tuttavia l’energia, e in questo campo non sembra essere tutto rose e fiori. “I piani attuali hanno corto respiro”: così il Comitato delle Regioni ha, infatti, commentato, senza appello, la politica energetica dell’Unione Europea messa in campo fino ad ora.
L’Assemblea dei rappresentanti locali dell’UE invocando un riesame completo della strategia UE sulle fonti energetiche rinnovabili (FER) per il dopo 2020 ritiene, infatti, che le azioni delineate in questo campo non potranno condurre il Vecchio Continente verso l’obiettivo, auspicato dal Comitato, di utilizzare le FER per quasi il 100% dei consumi europei nel 2050.
A questo proposito, Il CdR lancia una raccomandazione chiara per il post 2020: maggiore coordinamento della politica energetica a livello comunitario. In particolare, le proposte possono essere lette in un Parere dal titolo “Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo”. Quello che si delinea è, in sintesi, un sistema paneuropeo di sostegno alla green economy, con la contemporanea riduzione dei sussidi alle fonti fossili. Gli ingredienti essenziali di tale sistema sarebbero: un fondo comunitario per finanziare le rinnovabili, sostenendo gli investimenti e permettendo di operare su un mercato competitivo; lo sviluppo delle infrastrutture (in particolare delle reti elettriche “intelligenti”); equa ripartizione dei costi tra gli Stati membri; rafforzamento del ruolo delle Regioni; creazione di centri per l’energia rinnovabile che consentano la trasmissione del know-how locale. Il tutto coordinato a livello continentale.
La nota pone particolare attenzione al potenziamento delle infrastrutture, perché le fonti verdi si trovano spesso lontano dai centri di consumo. Bisogna quindi ampliare le reti per distribuire l’energia, puntando sui dispositivi “smart”, capaci di gestire i flussi variabili degli impianti alimentati da sole e vento. Non solo linee elettriche più capienti, quindi, ma anche dispositivi di accumulo. Fondamentale, poi, l’integrazione tra fonti, per esempio idroelettrico ed eolico. I bacini idrici possono garantire una riserva di energia di base sempre disponibile. A questo proposito, potranno aiutare anche i piccoli impianti rinnovabili destinati all’autoproduzione di energia, soprattutto nelle zone rurali.
Il progetto paneuropeo deve assicurare “un equilibrio tra i fabbisogni locali e la produzione di energia, per rendere più sicuro l’approvvigionamento energetico nelle regioni e ridurre la dipendenza dalle importazioni”, ha dichiarato il relatore, Witold Stepien, presidente della regione di Lodz. “Non si potrà realizzare un aumento significativo della quota di energia rinnovabile, se non saranno migliorati i sistemi di sostegno”, ha, inoltre spiegato Stepien. Le diverse Regioni, conclude il Comitato, dovranno cooperare tra loro in maniera più proficua, soprattutto per quanto concerne la distribuzione di incentivi e sovvenzioni agli investimenti in tecnologie pulite.
Nel frattempo il Commissario all’Industria e Trasporti Antonio Tajani ha presentato una serie di linee guida sugli incentivi finanziari per promuovere veicoli efficienti sul piano energetico. Le guidelines si riferiscono a veicoli come automobili, furgoni, autobus e autocarri, ma anche moto a due e tre ruote e intendono, inoltre, applicarsi agli incentivi finanziari concessi sotto qualsiasi forma, come sovvenzioni a fondo perduto, prestiti e sgravi fiscali. Attualmente, queste norme differiscono in tutta l’UE, ma un quadro comune potrebbe contribuire a facilitare il “montaggio” di grandi quantità di veicoli green. Gli incentivi, infatti, possono essere strumenti utili per favorire l’industria, ma possono anche creare distorsioni commerciali. I principi obbligatori in base alla disciplina includono la non discriminazione per quanto riguarda l’origine del veicolo, il rispetto degli aiuti di Stato UE e le norme sugli appalti. A questo proposito, Tajani ha affermato: “La Commissione sostiene lo sviluppo di veicoli puliti e a basso consumo. Queste linee guida sono uno strumento molto potente per favorire la penetrazione di veicoli puliti nel mercato. Tuttavia, per garantire la parità di condizioni per le imprese abbiamo bisogno di un quadro comune“.
Il documento è stato reso noto in concomitanza della presentazione, a Barcellona, di “Volar-e”, la più potente auto da corsa a propulsione elettrica mai costruita al mondo, in grado di passare da 0 a 100 chilometri orari in 3,4 secondi e di raggiungere la velocità massima di 300 chilometri orari. Costruita dall’azienda spagnola Applus Idiada nel quadro di un progetto finanziato al 50% dalla Commissione Europea, “Volar-e” è dotata di un speciale sistema che permette di ricaricare le batteria alla velocità record di quindici minuti. L’evento ha avuto lo scopo di affrontare le preoccupazioni dei consumatori quando considerano la possibilità di acquistare un auto elettrica, come per esempio i lunghi tempi di ricarica.
Ma una sfida forse più impegnativa attende l’UE questa settimana: l’approvazione della nuova Politica Agricola Comune. Siamo al round finale. Il 12 marzo il Parlamento Europeo si riunirà infatti in seduta plenaria per il voto definitivo sulla riforma. Occhi puntati quindi su Strasburgo per scoprire se le misure agro-climatico-ambientali fissate dall’ultima modifica operata dalla Commissione Agricoltura a gennaio verranno confermate in quella versione, definita da alcune associazione ambientaliste “un compromesso al ribasso”.
Beatrice Credi