Ecorice, verso terre da riso più ecologiche
Per superare la crisi, si dice, è necessario valorizzare le specificità dei territori, dei prodotti locali, dell’artigianato d’eccellenza delle nostre terre, nel rispetto per il contesto e per l’ambiente che ci circonda: lo sappiamo e ce lo ripetono continuamente. Ma qualcuno, ogni tanto, mette in campo forze e competenze perché questo avvenga davvero.
Il progetto ECORICE “Le risaie del Vercellese: programma integrato per la riqualificazione ambientale e la gestione sostenibile dell’agroecosistema risicolo”, finanziato dal bando europeo Life+ e coordinato dalla Provincia di Vercelli in partenariato con gli Enti di gestione delle aree protette del Po vercellese alessandrino e del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, del Po e della Collina Torinese e con la Partecipanza dei Boschi, affronta la sfida della conservazione delle emergenze ambientali nelle aree risicole della bassa pianura vercellese, caratterizzata proprio dalla monocoltura intensiva del riso.
Questo progetto (in programma fino a settembre 2013) nel tentativo di mettere in rete cooperative, aziende e attori locali che operano localmente, ha l’obiettivo di tutelare l’ambiente e l’ecosistema attraverso azioni di rinaturalizzazione o in alcuni casi di creazione ex novo di aree naturali (riqualificazione di fontanili, conversione di camere di risaia a fini naturalistici, etc); azioni dimostrative e proposte di pratiche gestionali sostenibili delle risaie con la partecipazione e la condivisione di stakeholders locali, nazionali e internazionali e l’applicazione di tecniche sperimentali di gestione selvicolturale innovative; e grazie a interventi di monitoraggio faunistico e socio-culturale.
Un’attenzione all’ambiente che non esclude gli aspetti e le potenzialità economiche che prendono forma in queste zone umide. Per questo il punto di forza dell’iniziativa è il coinvolgimento innanzitutto degli agricoltori, “coloro, cioè, che ogni giorno vivono sul territorio e le cui scelte produttive esplicano gli effetti maggiori sullo stato di conservazione di habitat e specie legati all’acqua”. Le necessità produttive di questa coltura – si legge nella presentazione del progetto – portano spesso ad una banalizzazione e frammentazione del paesaggio, alla deturpazione di siti di elevato valore naturalistico, ad esigenze di asciutte sempre più frequenti e all’inquinamento dovuto all’utilizzo di sostanze chimiche. Esistono, però, economie solidali con l’ambiente che possono essere sperimentate, adattate al contesto di riferimento, reinventate per il raggiungimento di risultati importanti innovativi e forti, sia dal punto di vista economico che ambientale.
“Il progetto nasce dalla considerazione e che la risicoltura italiana sia un patrimonio economico e culturale nazionale”, scrive il Presidente della Provincia di Vercelli Carlo Riva Vercellotti nella sua prefazione, e dal fatto che essa sia profondamente messa in discussione nell’attuale fase di riforma della PAC. In particolare, nel contesto geografico piemontese, le aziende risicole gestiscono quasi 120.000 ettari di territorio, per la quasi totalità in regime di stretta connessione con ecosistemi acquatici di riconosciuta importanza, anche a livello comunitario. Il rischio e la minaccia sono evidenti e per prevenire ed evitare il disastro, il dialogo è necessario per l’individuazione di strategie politiche, economiche e ambientali comuni.
Proprio con l’idea di rilanciare una cooperazione tra energie e interessi e ritagliare un momento di discussione costruttiva sul reale ruolo della risicoltura nella salvaguardia della biodiversità, sull’individuazione a livello locale di obiettivi di conservazione concreti e sulle modalità di organizzazione della rete pubblica e privata, l’iniziativa prevede una serie di attività che si muovono su diversi fronti e su terreni già di proprietà dei soggetti coinvolti o di cui è stato previsto l’acquisto. Così ECORICE ha voluto innanzitutto la ricostruzione e riqualificazione di habitat naturali, intervenendo, per esempio, con opere di riconversione a bosco di terreni di risaia all’interno del Bosco della Partecipanza di Trino; di riqualificazione ambientale di aree umide nelle Paludi di San Genuario e San Silvestro in cui è stata prevista la rinaturalizzazione di alcune vasche dell’ex allevamento ittico; di ripristino di aree risicole di proprietà di aziende agricole della provincia, dove per favorire il ripristino degli elementi naturali tipici del paesaggio risicolo sono state pianificate operazioni di riqualificazione di fontanili in modo da prevenirne l’interramento, la conversione di camere di risaia in zone umide e la piantumazione di aree marginali alle risaie, al fine ultimo di salvaguardarne le specie faunistiche più sensibili.
“A sei mesi dalla conclusione, ci spiega Raffaella Pagano, referente di progetto per la Provincia, tutti gli interventi di riqualificazione e ripristino sono stati conclusi; adesso ci si sta concentrando sulla diffusione dei risultati e soprattutto sulla sensibilizzazione e il coinvolgimento delle aziende che in questi mesi si sono avvicinate all’iniziativa”. Infatti, se inizialmente hanno partecipato al progetto tre grandi agricoltori della zona, rappresentanti riconosciuti del mondo agricolo vercellese e portatori di interessi forti per il loro ruolo o le loro dimensioni, man mano hanno manifestato il loro interesse anche altre aziende. “È stato necessario affrontare la diffidenza di chi difficilmente, per disabitudine culturale più che altro, riesce a conciliare il concetto di agricoltura e quello di ambiente -continua la project manager- ma l’interesse è forte. Sono state 40 le aziende che si sono iscritte al workshop organizzato lo scorso 1° marzo e in questa fase parte un percorso dal basso che le vede protagoniste insieme al gruppo di lavoro tecnico per la definizione di alcune linee guida politiche, pratiche e buone prassi che a fine progetto verranno condivise e poi presentate alla commissione europea”.
È proprio la partecipazione dei diversi livelli di protagonismo che rende questo progetto sostenibile sul lungo periodo e realmente raggiungibili i risultati attesi, sia a livello ambientale che culturale ed educativo. “Il 13 aprile sarà organizzato un incontro aperto che prevede anche la visita ai siti su cui si è lavorato in questi primi mesi di progetto; a metà maggio è fissato un incontro che invece si rivolge agli enti e alle amministrazioni locali che hanno evidentemente un ruolo decisivo e determinante a livello politico e strategico; mentre a giugno lo scambio sarà internazionale con altre città del riso, per la definizione di una linea d’azione congiunta”.
Tavoli tecnici, visite guidate, workshop nazionali e comunitari, giochi per le scuole: “la Provincia di Vercelli ha investito tanto su questo progetto e l’impegno sia economico che di intenti politici è molto forte”, dichiara l’Assessore all’Ambiente della Provincia, Davide Gilardino. Tutelare un prodotto della tavola non implica lo sfruttamento totalizzante di un’intera zona; gli interessi, la produttività e la ricchezza possono convivere con la bellezza. E finalmente anche a Vercelli se ne discute.
Alfonsa Sabatino