In Friuli la prima transazione di crediti di carbonio a “Km zero”
Bioarchitetti e ambientalisti lo ripetono da tempo: abitare nel legno contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Ma da oggi, con il primo contratto di crediti di carbonio per i prodotti legnosi in Italia nell’ambito del mercato volontario di Carbomark, l’assunto viene a tutti gli effetti certificato. La stipula è avvenuta ieri a Sauris di Sopra, piccola frazione di Sauris, in Friuli Venezia Giulia tra due aziende rigorosamente locali, pionieristiche del costruire green: SaDiLegno e Vivere nel legno. La prima ha venduto un credito di 10 tonnellate di CO2 alla seconda per mille euro.
Ai non addetti ai lavori, detta così, può sembrare riduttivo. In termini ambientali però significa molto. I prodotti legnosi rappresentano una delle possibili azioni di mitigazione climatica e di compensazione della CO2 emessa. L’azione mitigatrice è svolta in maniera duplice: da un lato c’è il carbonio immagazzinato nel legno, dall’altro la sostituzione di altri materiali ad alta intensità energetica, come per esempio il cemento o l’acciaio. Un credito di carbonio è un’entità “intangibile” generata da un’attività che assorbe anidride carbonica o evita le emissioni di gas serra.
Facciamo un passo indietro di qualche anno, quando Samuele Giacometti, titolare di SaDiLegno, ha costruito in Val Pesarina, in provincia di Udine, una casa (la propria) ecosostenibile con 43 alberi dei boschi della vallata gestiti in modo sostenibile e certificati PEFC. Il legno per la struttura, proveniente da piante nate e cresciute a pochi passi dal luogo del loro utilizzo, ha fatto complessivamente risparmiare 46 tonnellate di CO2 emesse in atmosfera, quantificate da Carbomark. Dieci di queste tonnellate sono state l’oggetto del contratto di crediti di carbonio locali. Intuizioni semplici, come usare il legno, il primo materiale da costruzione impiegato dall’umanità, e usare quello vicino a dove si andrà a costruire, abbattendo drasticamente i costi dei trasporti e avvalendosi di imprese e artigiani che lavorano e vivono nelle vicinanze, dando respiro all’economia del territorio.
Intuizioni semplici diventate sinonimo di innovazione e gestione sostenibile. Già perché se il venditore dei crediti, Giacometti, dall’esperienza domestica ha maturato l’idea di fare impresa mettendo a punto un metodo di costruzione green attorno a cui oggi si sta aggregando in Alta Carnia la prima rete d’imprese della filiera foresta-legno. Anche gli acquirenti, i fratelli Michele e Gianni Petris di Vivere nel legno, stanno recuperando la tradizione edile di case in legno dei loro avi facendo ricerca. Le due aziende insieme stanno ad esempio realizzando il primo prototipo di “casa stufa”, primo edificio di legno “a energia quasi zero” secondo un protocollo tecnico elaborato dal Centro di fisica edile Tbz di Bolzano, in collaborazione con il Gruppo Passive Gouse Italia gPHi.
La certificazione Carbomark non è il primo riconoscimento per la casa di legno ecosostenibile di Giacometti, presentata lo scorso anno a Rio+20. La sua casa è stata il primo edificio residenziale al mondo a ottenere la certificazione Pefc, ha vinto nel 2010 il CasaClima Award e la Bandiera Verde di Legambiente. Ma l’ingegnere della Val Pesarina non nasconde, pur nella complessiva soddisfazione, un qualche rammarico misto a ironia. “Se penso alle energie messe nella mia casa, mi verrebbe da dire “ma quando mai guadagnerò?” – scherza – Sono anni che vado dicendo che la green economy non esiste, esiste un mercato, questo sì, che vuole prodotti green ma troppo spesso senza approfondire i termini della questione“. Ossia? “Pensiamo ai crediti di carbonio. La mia casa ne vale 46 tonnellate di CO2, ne ho vendute dieci, ne voglio vendere altre 20 e con le restanti sedici coprirò le emissioni di gas serra che farà la mia famiglia nei prossimi cinquant’anni. E questo non solo perché è realizzata in legno. È importante stoccare legname ma lo è ancor di più costruire case non impattanti, in modo coerente a 360 gradi col significato di ecosostenibilità. Il prototipo di “casa stufa” vuole approfondire questo concetto. Nell’arco alpino non ha senso creare case passive come in città portando la tecnologia ma serve realizzare case efficienti e a basso fabbisogno energetico usando il legno vicino”.
E proprio sul fattore legname certificato la regione Friuli Venezia Giulia, partner insieme al Veneto del progetto Carbomark, ha puntato per incentivarne l’utilizzo da costruzione, ancora scarso a dispetto della gran quantità di questa risorsa verde. Il Veneto invece sta puntando sulla gestione forestale e sulla forestazione urbana. Nel primo caso già lo scorso anno sono avvenute le prime transazioni di crediti da tre Comuni montani, Lusiana, Caltrano e Cismon del Grappa, proprietari di boschi e perciò “assorbitori” di anidride carbonica, a due aziende, la multiutility Etra Spa e la F.lli Zuccato. Un vantaggio per le amministrazioni montane, che così fanno “fruttare” i boschi, e un vantaggio per le imprese, come spiega Maurizio Dissegna, responsabile del Servizio Pianificazione e Ricerca Forestale della Regione Veneto. “Stiamo cercando di trovare altre aziende interessate alla mitigazione delle emissioni di carbonio secondo questo metodo, all’inizio del progetto avevamo avuto una ventina di manifestazioni d’interesse, anche se in questo periodo di crisi forse gli imprenditori pensano ad altro – racconta -. Va detto che la sensibilità delle aziende potenzialmente “emettitrici” di CO2 è aumentata perché l’impronta ecologica del loro sistema produttivo è un fattore di marketing verso una clientela esigente sotto il profilo ambientale, com’è ad esempio quella dei paesi anglosassoni”.
Sempre nell’ambito del progetto Carbomark, nato dai comuni obiettivi delle due Regioni del Nordest, Università di Padova di Udine, e finanziato dal programma europeo LIFE, il Veneto è impegnato anche su altri fronti. In primis la replicazione del metodo di calcolo delle emissioni e dei crediti Carbomark nelle province di Trento, Roma e nella Regione Piemonte, dove il prossimo 18 marzo verrà presentato il progetto. L’altro grande fronte aperto è quello della forestazione urbana. Con il Comune di Venezia e la sua partecipata Veritas è stato realizzato un censimento del verde urbano per calcolare i crediti di carbonio della città. Piante che crescono e nuove piantumazioni sono una delle politiche che i Comuni, specie di grandi dimensioni, possono mettere a punto, insieme al potenziamento delle piste ciclabili, del bike sharing, del controllo sulle caldaie e sulle emissioni di gas aziendali, per la riduzione di gas serra. Forse molto più durature di qualche sparuta domenica ecologica.
Alessandra Sgarbossa