Biocosmesi: la natura tra scienza, mercato e certificazione
Così come è cresciuta l’attenzione verso ciò che si mangia è importante che cresca anche la conoscenza di ciò che si usa per la nostra pelle, che va alimentata e detersa con principi attivi sani e sicuri. Le sostanze naturali tornano alla ribalta come protagoniste del benessere dell’uomo. Un richiamo affascinante per il consumatore.
Ma cosa sono e come si riconoscono i cosmetici naturali? Il principio generale è di avere un prodotto finito attraverso il minor numero di passaggi chimici, escludendo l’impiego di piante a rischio di estinzione e utilizzando materie prime provenienti da agricoltura biologica certificata o da raccolta spontanea. In ogni caso sono da escludere i materiali geneticamente modificati (OGM), testati sugli animali o irradiati con raggi gamma. La confezione dovrebbe poi essere ecocompatibile, realizzata cioè con materiali riciclabili e a basso impatto ambientale quali il cartone, il vetro, il legno o il bambù. I cosmetici tradizionali si basano, invece, su composizioni che tengono conto sopratutto del costo delle materie prime e del profitto che ha l’azienda.
Cosmesi naturale significa innanzitutto capire e comprendere la nostra pelle e le sue necessità. È un percorso educativo che intende insegnare alle persone le virtù degli oli vegetali pregiati, degli oli essenziali, dell’acqua, delle terre curative, delle erbe, della frutta, delle materie marine, della natura e del sole.Vuol dire aiutare i produttori locali a vendere prodotti genuini. Vuol dire aiutare i paesi poveri, ma ricchi di prodotti meravigliosi, a sostentarsi comprando materie prime equo solidali. Vuol dire valorizzare prodotti antichi e sani che si usano da millenni, riscoprendo antiche tradizioni di tutto il mondo. È la via più naturale per una vita e uno sfruttamento sostenibile in un mondo sempre meno ricco di risorse.
La cosmesi naturale e bio certificata ha abbandonato da tempo la sua posizione di nicchia, tanto da rappresentare, nel mercato del biologico, il più influente settore extra alimentare, con un fatturato di 9 miliardi di dollari e un tasso di crescita annuo del 70%. Oltre alla qualità, il consumatore oggi è sempre più permeabile a valori come la naturalità e la sostenibilità, orientandosi a prodotti rispettosi delle naturali sinergie: un approccio diverso rispetto ai prodotti cosmetici tradizionali basati su un’alta concentrazione di principi sintetici (conservanti, emulsionanti, profumi), derivati in massima parte dal petrolio e soggetti a colorazioni artificiali con indici di tossicità a lungo termine e rischi d’accumulo nell’organismo.
I mercati di vendita più dinamici si trovano in Europa, in particolare in Francia, Gran Bretagna e Italia, dove negli ultimi 2 anni si è registrato un plus considerevole. In Europa vi sono cinque standard di certificazione principali: Aiab/Icea, Cosmebio, BDIH, Soil Association ed Ecogarantie.
Il biologico mondiale si è confrontato su sviluppi e tendenze nel 2008 a Modena al XVI Congresso Ifoam(International Federation of Organic Agricolture Movements), dove ha fatto da protagonista l’ente di controllo del biologico italiano Icea (Istituto Certificazione Etica e Ambientale). Tema cardine della Conferenza è stato il tentativo di armonizzare le diverse direttive europee e redigere uno standard unico per questo settore ,ancora poco strutturato, ma in fortissima espansione. L’obiettivo è garantire la comparabilità dei prodotti e agevolare il consumatore nell’orientamento in condizioni di massima trasparenza. Sempre sul fronte europeo, dal 19 al 22 febbraio, a Norimberga, si è svolto Biofach 2009, la Fiera Internazionale del Biologico che ha festeggiato 20 anni di successo dovuti in gran parte alla straordinaria capacità innovativa, che quest’anno si è espressa con Viviness, il Salone Pilota mondiale della Cosmesi Naturale. Tra le novità una nuova linea cosmetica bio ed equosolidale con ingredienti Fairtrade certificati (burro di cacao,cacao, caffè), espressione dell’alleanza sempre più salda tra il “buono” del commercio solidale e il “bello” della cosmetica. È in questa logica che Fairtrade Transfair Italia, il marchio di certificazione dei prodotti equosolidali, propone ingredienti tipici delle tradizioni cosmetiche dei popoli del Sud del mondo (oli essenziali, estratti di fiori e di frutta, miele, burro di karitè e cacao, spezie), facendo in modo che la cura del proprio benessere contribuisca anche alla costruzione di un’economia solidale improntata alla massima sobrietà.
Segnali positivi giungono anche da insolite alleanze al servizio della natura, come quella di Legambiente e Lancôme, che hanno realizzato, nel 2008, un progetto per ricreare “polmoni verdi” utili alla salvaguardia del territorio, alla tutela della biodiversità e all’assorbimento della CO2. L’iniziativa è stata abbinata al lancio di Primordiale, prodotto per il viso della linea Lancôme. Per ogni confezione venduta la casa cosmetica ha devoluto 5 euro all’associazione per riforestare un’area messa a dura prova dagli effetti dell’inquinamento atmosferico, dalle emissioni climalteranti e dagli incendi che hanno distrutto interi habitat, accrescendo il rischio idrogeologico e la desertificazione. Protagonista del progetto è stata la Cava S. Samuele di Cafiero nel comune di S. Ferdinando di Puglia a Foggia, per lunghi anni abbandonata al degrado. L’obiettivo – raggiunto – è stato quello di piantare 30.000 nuovi alberi.
Al Salone Internazionale del Naturale tenutosi a Bologna nel settembre scorso sono state invece presentate le ultime novità della biocosmesi. I riflettori si sono accesi, in particolare, sui prodotti ecocompatibili per l’infanzia e sui primi profumi biologici. L’Unione europea ha reso obbligatoria la dichiarazione in etichetta di tutti gli ingredienti che compongono un cosmetico. La lista riportata sulle confezioni ha tuttavia una terminologia ostica per qualsiasi consumatore che non abbia almeno tre lauree: una in chimica, una in lingue e una in botanica. Gli ingredienti devono essere indicati in ordine decrescente secondo la quantità percentuale utilizzata. In questo modo è possibile valutare, almeno approssimativamente, in che misura sono presenti le varie sostanze attive, il che è prova indiretta della validità del prodotto.
Giulia Maringoni, .Eco www.educazionesostenibile.it