Il successo dell’approccio sistemico al Salone del Gusto. Intervista a Luigi Bistagnino
Si è chiuso lunedì sera, con un nuovo record di pubblico, il Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre di Slow Food, l’associazione che organizza l’evento con la Citta’ di Torino e la Regione Piemonte: 220 mila persone in cinque giorni, +10% rispetto ai numeri della scorsa edizione del 2010, di cui il 30% stranieri.
Dal 2006 la manifestazione è oggetto del progetto “Eventi a ridotto impatto ambientale”, per minimizzarne l’impatto ambientale tramite i dettami del Design Sistemico. Abbiamo incontrato – in piena fase di consuntivo post-evento – il direttore scientifico del progetto Luigi Bistagnino, preside del Corso di Studi di Design del Politecnico di Torino.
D) Professor Bistagnino, innanzitutto che cos’è il “Design Sistemico”?
R) Il Design Sistemico si basa sulle relazioni e su una visione ampia di processo. In estrema sintesi è la capacità di progettare un prodotto pensando a tutto il suo ciclo, concependolo come parte di un sistema che interagisce con esso. I sistemi utilizzano quello che serve loro e quello che non utilizzano non viene più visto come uno scarto, ma diventa risorsa per un’altro. Quello che io chiamo output di un sistema, diventa input per un’altro, sia in entrata che in uscita. Quando parliamo ad esempio di materia vergine che cosa intendiamo? La materia vergine è l’output del sistema territoriale che diventa risorsa per chi la utilizza.
D) Possiamo dire che il design sistemico si basa sull’opera di pensatori come Fritjof Capra, Gunter Pauli, Humberto Maturana (quando si parla di sistemi autopoietici o, per usare un termine mutuato dalla teoria della complessità, sistemi adattativi), attualizzandola e donando una prospettiva nuova legata al design?
R) Certamente. Il progettista, colui che si occupa di design, è una persona che ha uno sguardo molto ampio sui problemi e utilizzando diversi materiali li sintetizza in qualcos’altro. Facendo ricerche sul fine vita di prodotto mi sono reso conto che prima di tutto questo portava dei risultati nell’abbassamento di materia utilizzata. Se io ho delle risorse devo cercare di utilizzare quelle che servono per la mia vita, facendo si che quello che non uso non venga sprecato, ma venga utilizzato per qualcos’altro. E’ dall’inizio del novecento che si parla di questa cose: Maturana, Varela, Bertalanffy, la cibernetica stessa ha affrontato queste tematiche, le grandi scuole tipo il Bauhaus hanno cercato di intrecciare fonti, materia e saperi diversi, la progettazione che prende da altri campi, dall’ergonomia ma anche dall’arte. Da progettista ho analizzato queste cose e ho cercato di far si che diventassero un elemento del progettare, guardando con occhi diversi le cose che sto manipolando. Non è più il prodotto la parte essenziale, ma è come tratto la materia e come gestisco la progettazione. Ma se cambio questo, cambio inevitabilmente il prodotto. Il design si è sempre occupato dell’ultima parte, il prodotto, mentre invece se devo cambiare il mondo devo cambiare anche il processo produttivo, non solo il prodotto, altrimenti è un mero maquillage.
D) Da 6 anni lei si occupa del progetto “Eventi a ridotto impatto ambientale” per il Salone del Gusto. Quali sono stati i risultati raggiunti e quali quelli attesi per l’edizione appena conclusa?
R) Siamo partiti nel 2006 che avevamo circa 190 tonnellate di rifiuti, con una raccolta differenziata bassissima il 16% circa e l’84% di rifiuto indifferenziato, il che vuol che va tutto in discarica producendo CO2. Abbiamo puntato decisamente sul fare raccolta differenziata, arrivando nell’edizione del 2008 al 58%, con il 42% di indifferenziato, e cominciando a far entrare nelle teste della gente, delle imprese e degli operatori il concetto sistemico che l’output di un processo può essere input per un’altro, attivando nuovi processi produttivi. Questo ha portato un abbassamento delle emissioni di CO2 di quasi 450/500 tonnellate. Nell’edizione del 2010, a percentuale pressoché invariata di raccolta differenziata, abbiamo poi abbassato le emissioni di circa 700 tonnellate rispetto al 2006. L’aumentare delle performance ambientali è inversamente proporzionale al miglioramento del prodotto “Salone del Gusto” perché, pur abbassando la quantità di indifferenziato e le emissioni di CO2, le performance sono aumentate. Nel 2010 la superficie fieristica era di 10.000 mq in più, gli espositori sono quasi raddoppiati e i visitatori sono passati da 172.400 a 200.000. Quindi al miglioramento delle performance ambientali, corrisponde anche un migliore “prodotto”. Nel 2012 queste performance sono ancora migliorate nelle nostre stime, all’aumentare dei visitatori e degli espositori. L’obbiettivo per il futuro è quello di andare oltre il 58% di raccolta differenziata e quindi avvinarci al 75% con un’ulteriore riduzione delle emissioni. L’approccio sistemico ha attivato di fatto nuovi processi e conseguenti nuove relazioni. E’ interessante notare per chi volesse seguire questo approccio, che dal 2008 hanno fatto al loro comparsa anche i partner ambientali, cioè aziende che supportano finanziariamente lo sforzo per l’ambiente della manifestazione, legando il proprio nome al progetto. In conclusione l’approccio sistemico non è costato di più, diciamo che il costo è un costo mentale e culturale nel cambiare l’approccio alla progettazione.
D) Quando saranno rilasciati ufficialmente i dati del 2012?
R) Intorno a marzo 2013 verranno rilasciati i dati ufficiali e certificati. Tanto per essere chiari quando abbiamo cominciato nel 2006 non si sapeva nemmeno dove andassero a finire i prodotti della differenziata. Oggi sappiamo anche i chilometri percorsi da ogni singolo output di sistema. Nel 2006 l’acqua era nelle bottigliette, nel 2010 abbiamo iniziato ad usare gli erogatori e quest’anno erogatori con contatori di prodotto erogato così da contabilizzare il tutto. Anche la sensibilità dell’ente pubblico e dei gestori municipalizzati dei servizi è cambiata nel tempo, e questo è un altro risultato notevole.
Alessio Sciurpa