“La casa dei sette ponti”, una favola per adulti alla ricerca della felicità
Quali sono i limiti oltre i quali la smania di potere e denaro può portarci a calpestare i veri valori di una vita?. Che cosa può aiutarci a ritrovare la strada perduta?. Sono queste le domande a cui Mauro Corona prova a rispondere con il suo ultimo libro “La casa dei sette ponti”, ( pag. 64 , euro 7,50 edito da Feltrinelli) una sorta di favola noir per adulti.
La stessa sensazione che si prova da bambini nell’iniziare a “vivere” una nuova avventura letteraria la si riprova leggendo questo romanzo che ci accompagna da grandi in un mondo fatato. Invece di trovarci di fronte alla casa di marzapane dove vengono adescati Hansel e Gretel dalla strega cattiva, questa volta ci imbattiamo in una piccola baita con il tetto di plastica colorata sita in una valle stretta e tortuosa. Nonostante il rifugio in mezzo al bosco sembri disabitato, la particolarità è che dai suoi comignoli esce sempre fumo, sia d’estate che d’inverno.
Il protagonista della storia è un industriale della seta di Prato, un facoltoso sessantenne totalmente dedito al suo lavoro, impegnato a contrastare l’avanzata dei cinesi che minacciano di rovinare i suoi affari nel campo del tessile. Il ricco signore passa gran parte del suo tempo a far su e giù da Bologna a Firenze, e ogni tanto gli capita di passare di fianco all’Abetone per salutare dei suoi vecchi amici rimasti li a condurre un’esistenza più semplice della sua ma allo stesso tempo più vera e genuina: boscaioli, operai, cercatori di funghi, cacciatori e alpinisti. La differenza tra di loro è lampante, e mentre l’industriale perde il senso dei valori semplici e cardinali dell’esistenza accumulando ansie e preoccupazioni per contrastare la concorrenza dagli occhi a mandorla, la strada che lo condurrà alla misteriosa casetta lo porterà alla guarigione dalla nevrosi portata dallo stile di vita contemporaneo.
L’uomo giunto all’ennesimo passaggio nei pressi dell’abitazione si decide finalmente a fermarsi e a scoprire il mistero che avvolge quel posto incantato. E qui arriva l’elemento fantastico – tipico di ogni favola – che mette alla prova il protagonista. L’imprenditore infatti potrà entrare nella casa solo dopo aver attraversato sette ponti immaginari che lo porteranno alla catarsi primordiale e a liberarsi da tutti gli appannaggi portati dalla frenesia della vita.
L’intera storia scorre veloce sotto gli occhi del lettore grazie alla scrittura di Mauro Corona, che riesce a restituirci in virtù della sua esperienza da alpinista tutte le emozioni della natura. Ogni particolare dei luoghi descritti, delle valli dell’appennino tosco-emiliano ci appare di fronte in ogni minimo dettaglio; riusciamo a percepire il cambio delle stagioni, a scorgere persino i guizzi d’acqua dei torrenti illuminati dal sole primaverile e a sentire il rumore dei funghi che rotolano lungo le colline nel silenzio d’autunno.
Lo scrittore dunque ci riporta con questa fiaba a fermarci a riflettere su cosa rende ricca e piena la nostra esistenza, come l’amore, la famiglia, l’amicizia, e ci aiuta a non farci travolgere dai valori materiali portati dalla società consumistica in cui viviamo, di cui il protagonista è l’allegoria. Una storia semplice che racconta in maniera intuitiva ciò che è facile da perdere ma difficile da recuperare.
Benedetta Musso