RE+build 2012: la riqualificazione del patrimonio immobiliare come leva strategica
Lunedì 17 si è aperta, a Riva del Garda, la prima convention a livello nazionale dedicata alla riqualificazione e alla gestione sostenibile del patrimonio immobiliare, che chiuderà oggi: RE+build è un incontro con cadenza annuale promosso da Habitech, Progetto Manifattura e Riva Fiere e Congressi, per trasformare la sostenibilità in una leva strategica di sviluppo, innovazione e competitività. RE+build si pone come uno strumento concreto, basato su analisi tecniche e finanziarie, il cui fine è dare nuovo input al mercato immobiliare, portando con sé le positive esperienze del Trentino Alto Adige ‒ da sempre laboratorio prototipale per la sostenibilità.
La convention vede presenti i maggiori esperti mondiali ‒ da Nils Kok a Sergio Tirado Herrero, da Thomas Beyerle a Gay J. Saulson, da Rod Janssen a Fraser Thompson ‒ per parlare degli aspetti tecnici e finanziari che riguardano la riqualificazione del mercato dei beni immobili. Temi principe di quest’anno, la profonda riqualificazione dell’edificio e la conduzione sostenibile delle costruzioni, con lo sguardo rivolto ad una cospicua riduzione dei consumi.
“I nostri antenati erano abitatori delle foreste da tempi immemorabili; noi siamo abitatori di case d’appartamenti” affermava Camillo Sitte a fine Ottocento: oggi la situazione è ancor più radicalizzata in termini di consumo del territorio a causa del processo di cementificazione. All’interno dell’ampio dibattito, aperto da più fronti e da più attori, in ambito di green building, il tema della riqualificazione, della gestione e conduzione sostenibile del patrimonio edilizio sta dunque assumendo, sempre più, il ruolo di priorità dominante nel mercato delle costruzioni. “Gli immobili contribuiscono nel loro insieme al 40% delle emissioni, motivo per cui è indispensabile intervenire in modo radicale sugli edifici esistenti”. spiega Gianluca Salvatori, presidente Progetto Manifattura. “In Italia si stimano 450 miliardi di euro da utilizzare per edifici che necessitano di interventi di riqualificazione, una grande occasione per rilanciare il Paese. Questo immenso patrimonio edilizio andrà quindi rivalutato e migliorato, e non dev’essere visto soltanto come una nuova opportunità, ma un nostro obbligo nei riguardi delle generazioni future”. Continua Salvatori: “si tratta di un progetto di innovazione che sia gli operatori del settore che i comuni cittadini dovranno affrontare“.
Novità interessante della convention è il tema green retrofit, vale a dire l’insieme degli accorgimenti per applicare tecnologie nuove a sistemi datati, in modo da renderli più sostenibili. Secondo uno studio statunitense, il green retrofit farebbe risparmiare ed inoltre migliorerebbe la redditività dell’investimento immobiliare. Lo studio di Nils Kok, personalità di spicco in materia di retrofit, confermerebbe infatti l’esistenza di una stretta relazione tra il grado di sostenibilità dell’edificio ed il suo valore di mercato in termini di locazione e vendita. Per un risparmio energetico fino al 35 per cento, si calcola quindi un aumento della quota di affitto dal 6 all’8 per cento, e del prezzo di vendita dall’11 al 13 per cento: il valore dell’immobile, invece, è incrementato di circa 22 euro per metro quadro, rispetto a un edificio non riqualificato. “Nell’attuale contesto in cui la massima attenzione del Governo è rivolta al contenimento dei costi per la spesa pubblica, dove le manovre economiche rendono sempre più necessarie politiche di spending review, occorre dimostrare che un’accurata gestione e riqualificazione dei patrimoni immobiliari, pubblici ma anche privati, permette di ridurre le spese di mantenimento degli stessi, di migliorarne l’efficienza e di liberare risorse economiche e ambientali utili per affrontare la sempre più necessaria ripresa”, afferma ancora Salvatori.
“Considerato che il patrimonio immobiliare italiano è il secondo più vecchio d’Europa, si deve pensare ad un cambiamento totale di rotta. Con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio si era prevista l’azione congiunta di Stato e Regioni per un minor consumo di terreno: la riqualificazione dell’esistente sarebbe un buon inizio per recuperare la memoria storica e riguadagnare spazio” afferma Ilaria Cavaggioni, architetto della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna.
“In Italia vi sono oltre 2 miliardi di metri quadri di edificato da riqualificare: rivalorizzarli significherebbe creare occupazione e dare nuova linfa vitale al mercato immobiliare. Ma soprattutto servirebbe per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità richiesti dalla Comunità Europea, che ha stabilito la necessità di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020 e dell’80% entro il 2050. Una sfida importante, se si considera che il patrimonio immobiliare italiano è il secondo più vecchio d’Europa, dopo la Germania, e che la maggior parte delle abitazioni è stata costruita da più di 40 anni. Le norme europee oggi spingono il mercato della sostenibilità, verso una nuova politica di miglioramento delle condizioni di un patrimonio immobiliare datato”, afferma Thomas Miorin, Direttore di Habitech. Per tale ragione si rende necessario un cambio totale di approccio, in cui ci si dovrà porre la questione del risparmio energetico come obiettivo concreto, per reinvestire le risorse finanziarie in pratiche di conduzione sostenibile.
E’ evidente che un rilancio della qualità dell’abitare avrebbe effetti estremamente positivi sul benessere comune, non solo in quanto esigenza culturale, ma anche come rilevante risorsa economica: per questo la valorizzazione dell’esistente “dovrebbe costituire un obiettivo nella carta dei diritti e doveri di una democrazia che sia all’altezza dei tempi”. (Franco Zagari, XII Biennale di Venezia). RE+build rappresenta quindi un’occasione di confronto con l’obiettivo di stimolare riflessioni e favorire progetti per una riqualificazione a basso costo dei beni esistenti, in modo che la valorizzazione del patrimonio immobiliare diventi nuovo stimolo dell’economia.
Valentina Burgassi