La pazienza del giardiniere
“La vita del giardiniere è scandita da accelerazioni e da pause: quello “bravo” semina, cresce, moltiplica, coltiva, agisce con passione in un mondo di vita, di speranza, di successi e di insuccessi. E se la passione ne può muovere le intenzioni, la pazienza giustamente ne può far crescere le speranze, ne attenua le tristezze, ne regola i risultati.
Gli alti e i bassi di una vita all’aperto, gli schiaffi della natura, i regali e le gioie della stessa, sono il vero leitmotiv del giardiniere: un duro lavoro costruito sul bello, fatto di esperienze, di tentativi e di prove e che trova, nella pazienza, le sicurezze di una riuscita effimera e stagionale e, negli scritti, le certezze di una memoria…”
Paolo Pejrone , autore de La pazienza del giardiniere (Einaudi, Torino, 2009, € 16,00), ci mette in guardia contro la frenesia dei tempi moderni, ricordandoci quanto la nostra vita quotidiana abbia bisogno di tolleranza e pazienza, di una scansione più lenta del tempo, che non va consumato. Il lavoro del giardiniere è, in questo senso, perfetto: richiede un senso diverso del vivere perché «in giardino non c’è fretta». Il coltivare con delicatezza piante, alberi e fiori si rivela, nella sua necessaria lentezza, un modo per cambiare il nostro rapporto con il tempo. La pazienza del giardiniere esprime così l’idea di un giardino fondato sulla semplicità, sul rispetto delle piante, sulla spontaneità attraverso cui devono crescere, contro ogni sofisticazione.
La stessa pazienza, la stessa attenzione e soprattutto lo stesso rispetto vanno riservati agli orti, perché «un orto va seguito con affetto», di esso occorre seguire la stagionalità e apprezzare, soprattutto di questi tempi, il valore terapeutico nella guerra contro gli sprechi, nella battaglia contro i veleni, nella lotta contro tutto ciò che danneggia la nostra salute.
Piantumare, innaffiare, coltivare, aspettare e finalmente veder germogliare i frutti del proprio lavoro: questo sembra essere secondo l’autore il segreto per una vita migliore e più felice, a dispetto degli stress quotidiani che la città ci impone.
E ammonisce: “L’uomo per sopravvivere adeguatamente ha bisogno, come tutti gli animali di spazi ben precisi. Le nevrosi, le depressioni, la gran parte dei malesseri che ci circondano sono i frutti di una sbagliatissima formula di vita dove la persona, sradicata dal suo ambiente, sottratta al vivere normale, spremuta del suo lavoro, schiacciata da esigenze indotte di consumo, non viene risarcita in niente, e con niente. Se non farmaci, ricette e ticket. E terapie, tante terapie….
Calpestare un prato, coltivare i propri pomodori, non camminare su tombini e griglie, non dover subire arie condizionate e non dover combattere con la folla non deve essere un privilegio: dovrebbe essere alla portata di tutti. Crescere alberi dove si può (e dove a loro conviene) porterebbe non soltanto a sognare ma a vivere con dignità, una vera, viva e piena realtà. Parola di un giardiniere”.
Elena Marcon