OCSE e FAO pubblicano il nuovo “Agricultural Outlook 2012″
Mentre i mercati internazionali delle commodity agricole sembra siano entrati in una fase più calma dopo i picchi raggiunti l’anno scorso, nel prossimo decennio i prezzi dei prodotti di base agricoli rimarranno sostenuti, trainati da una domanda forte e stabile ma in presenza di una crescita rallentata della produzione globale, è quanto afferma l’ultimo rapporto congiunto OCSE-FAO Agricultural Outlook (Prospettive alimentari ndt) pubblicato ieri.
Il rapporto sostiene che oltre alla crescita della popolazione questa pressione sulla domanda è motivata da redditi pro-capite più alti, dall’urbanizzazione crescente, dal cambiamento della dieta nei paesi in via di sviluppo e dall’aumento del fabbisogno di materie prime alimentari per l’industria dei combustibili.
Allo stesso tempo, nell’ultimo decennio la produzione agricola nei paesi sviluppati tradizionalmente esportatori è stata lenta, in risposta ai prezzi più alti. Una domanda più sostenuta sarà sempre più soddisfatta da un’offerta che raggiunge il mercato a costi più alti. Secondo il rapporto, le aree coltivate nel prossimo decennio si espanderanno molto limitatamente e la maggiore produzione dovrà provenire da un incremento della produttività, anche riducendo il divario di produttività nei paesi in via di sviluppo.
Il rapporto prevede che la crescita della produzione agricola nel corso dei prossimi dieci anni sarà in media dell’1.7% l’anno, in calo rispetto al trend degli ultimi decenni che era di oltre il 2% l’anno. Tra gli altri fattori che contribuiscono a smorzare la risposta dell’offerta vengono indicati i costi produttivi più alti, le limitazioni imposte dalle risorse, la crescente pressione ambientale e l’impatto del cambiamento climatico. Buona parte della prevista crescita avrà luogo nei paesi in via di sviluppo, che sempre di più domineranno nella produzione della maggior parte dei prodotti agricoli di base, ed anche assumeranno un ruolo più importante nel loro commercio.
“Maggiore produttività, una crescita eco-sostenibile e mercati più aperti saranno elementi essenziali per riuscire a soddisfare il fabbisogno alimentare e nutrizionale delle generazioni future“, dice il Segretario Generale dell’OCSE Angel Gurría. “I governi dovrebbero rinunciare a pratiche che distorcono gli scambi e creare invece un ambiente favorevole per lo sviluppo di un’agricoltura fiorente e sostenibile basata su una migliore produttività. Abbiamo evidenziato molte di queste questioni nel nostro lavoro sulla sicurezza alimentare per il G20 e questo rapporto fornisce ulteriori importanti analisi e raccomandazioni ai governi”.
“Per i consumatori, in particolare per i milioni di persone che vivono in condizioni di povertà estrema, l’aumento dei prezzi alimentari è stato causa di enormi difficoltà”. “Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per far diminuire il numero delle persone che soffrono la fame. Dobbiamo puntare ad aumentare una crescita produttiva sostenibile, specialmente nei paesi in via di sviluppo e specialmente per i piccoli produttori“, ha affermato a sua volta il Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva. “Prezzi reali sostenuti forniscono maggiori incentivi per gli agricoltori e per lo sviluppo rurale, specialmente laddove i mercati sono aperti e i meccanismi dei prezzi sono ben funzionanti, e naturalmente dove gli agricoltori hanno anche la capacità di rispondervi”.
Il rapporto fa notare che il 25% di tutta la terra coltivata è oltremodo degradata. Scarsità d’acqua a livelli critici è purtroppo una realtà in molti paesi. Parecchi stock ittici sono sfruttati in eccesso o sono a rischio. Ed è ormai riconosciuto che gli eventi climatici estremi stanno diventando sempre più frequenti e che i modelli climatici stanno cambiando in molte parti del mondo.
Oltre a fare appello ad ulteriori politiche che affrontino il nodo della produttività congiunta alla sostenibilità, il rapporto prevede che il settore privato avrà sempre più un ruolo guida in campo agricolo. I governi dovrebbero incoraggiare migliori pratiche agronomiche, favorire il più consono ambiente commerciale, tecnico e normativo e rafforzare sistemi di innovazione agricola (ad es. ricerca, formazione, servizi di divulgazione, infrastrutture) con un’attenzione particolare alle esigenze specifiche dei piccoli coltivatori.
Creare un ambiente favorevole significa anche far sì che il contesto delle attività favorisca gli investimenti nazionali ed internazionali, per cui i governi dovrebbero limitare le restrizioni agli scambi e quei programmi nazionali di sostegno che distorcono gli incentivi alla produzione e gli investimenti agricoli. Occorre, secondo il rapporto, sviluppare programmi d’investimento a livello nazionale e dare maggiore assistenza allo sviluppo agricolo, adottare pratiche innovative e sviluppare le infrastrutture.
Da parte loro i paesi in via di sviluppo dovrebbero promuovere gli investimenti nelle infrastrutture agricole delle aree rurali, per migliorare le strutture per l’immagazzinamento, i sistemi di trasporto ed irrigazione, come pure investire maggiormente nell’elettrificazione, nei sistemi informativi e di comunicazione. L’investimento sul capitale umano è equamente importante e significa maggiore denaro pubblico nei servizi sanitari, nella scolarizzazione e nella formazione.
Queste politiche dovrebbero pure affrontare le perdite e gli sprechi alimentari - che secondo un recente studio FAO ammontano a circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano – per limitare la necessità di aumentare la produzione e allo stesso preservare le risorse.